Come la Tomba di Giuseppe è diventata la tomba degli Accordi di Oslo
Analisi di Leora Levian, da Israele.net
Leora Levian
L’esplosione di un ordigno lanciato la sera dello scorso 30 agosto da terroristi palestinesi contro soldati israeliani che scortavano fedeli ebrei alla Tomba di Giuseppe (4 feriti)
A trent’anni dalla firma dei primi Accordi di Oslo (13 settembre 1992 ndr), forse nulla esemplifica l’esito dei quegli accordi come gli esplosivi lanciati la settimana scorsa da terroristi palestinesi di Nablus contro le forze israeliane che scortavano fedeli ebrei diretti alla Tomba di Giuseppe. Immediate si sono scatenate le critiche contro coloro che osano recarsi nel luogo sacro: “Perché questi pazzi vanno lì? Non a questo servono le Forze di Difesa israeliane! Perché correre un tale rischio per pregare sulla Tomba di Giuseppe?”. Forse la domanda avrebbe rivolta agli architetti dell’Accordo Oslo Due (1995), in base al quale l’Autorità Palestinese si è assunta la responsabilità del sito garantendo allo stesso tempo un accesso libero e sicuro a visitatori e pellegrini ebrei. Sebbene non vi siano prove archeologiche a sostegno della cosa, il sito è venerato come il luogo di sepoltura del patriarca biblico Giuseppe e come tale ha assunto da secoli un forte significato religioso. E non solo per gli ebrei. I palestinesi lo sanno bene, ed è per questo che già pochi mesi dopo la firma degli Accordi diedero alle fiamme il monumento, la prima di una lunga serie di aggressioni mai cessate, che hanno anche causato morti e feriti fra civili e militari. Applicando gli Accordi, Israele si ritirò da Nablus e accettò la creazione di un’Autorità Palestinese alla condizione che garantisse, tra le altre cose, il libero accesso alla Tomba di Giuseppe. I palestinesi non hanno mai onorato tale impegno, mentre gli ebrei vengono criticati e biasimati perché osano tentare di continuare a visitare il sito. Alcuni soldati sono rimasti feriti mentre proteggevano i pazzi che osavano pregare sulla Tomba? Vero. Ma non si dimentichi che proprio di recente una guardia di sicurezza municipale è stata uccisa mentre proteggeva i pazzi che osano vivere a Tel Aviv. Ebbene sì, per i nemici palestinesi sono tutti “coloni”: gli ebrei che pregano alla tomba presso Nablus e quelli che vivono a Tel Aviv. Siamo solo noi che pensiamo che vi sia una differenza. E ci raccontiamo che, se solo tracciassimo una linea immaginaria e non la oltrepassassimo mai, i palestinesi sarebbero disposti a rinunciare al loro sogno di uno stato arabo-musulmano “dal fiume al mare” e smetterebbero di ammazzarci. Il desiderio di alcuni ebrei di pregare nel luogo santo viene considerato una follia. L’assassinio di israeliani da parte dei palestinesi viene visto come un destino ineluttabile. A trent’anni dagli Accordi di Oslo bisognerebbe smetterla di chiederci perché mai degli ebrei continuano a intraprendere il rischioso viaggio alla Tomba di Giuseppe, e iniziare piuttosto a chiederci perché mai dovrebbero rinunciarvi.
(Da: Israel HaYom, 3.9.23)