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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.05.2003 Il cinismo di Guido Olimpio
Incredibile: insinua che a Sharon gli attentati facciano comodo

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 maggio 2003
Pagina: 4
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Sharon: «L’occupazione dei territori palestinesi non potrà continuare all’infinito»»
GERUSALEMME - Domani colloquio tra il premier israeliano Ariel Sharon e quello palestinese Abu Mazen. Martedì prossimo un vertice insieme a George Bush e al re giordano Abdallah, ad Aqaba (Giordania). Da determinare la formula: si parla di incontri separati seguiti da un incontro a quattro. Il giorno dopo o giovedì summit regionale a Sharm El Sheikh (Egitto) del presidente Usa ancora con Abdallah, il leader egiziano Mubarak e il principe saudita Abdullah.
La contrastata approvazione da parte di Israele della «mappa per la pace» ha rimesso in moto la macchina diplomatica suscitando speranze ma anche dubbi sulla reale applicazione. Dubbi legati alla situazione sul campo, dove pesa perenne la minaccia degli attentati e della violenza. Un palestinese è stato ucciso dentro un kibbutz: per i soldati era un militante, per altri cercava lavoro. Mentre un bimbo di 11 anni è stato colpito a morte da un militare israeliano (quinta vittima della stessa famiglia in un mese).
E come al solito non vengono precisate le circostanze, in modo da dare al lettore l'impressione di omicidi ingiustificati e immotivati.

Altri dubbi sono connessi ai protagonisti. Capaci di giurare sulla pace, ma ostinati nel chiedere che sia sempre l’avversario a fare il primo passo.
Non è vero: Sharon il primo passo lo ha fatto innumerevoli volte! Dov'era Olimpio, quando ciò avveniva?

Un segnale interessante. Il 57% degli israeliani appoggia la road map , ma il 51% ritiene che non porterà a un accordo sullo status finale con i palestinesi.
Segno che oltre la metà degli israeliani sono pronti a intraprendere un tentativo che considerano (e non certo a torto) rischiosissimo, pur di non chiudere la porta alla possibilità di arrivare alla pace. Ma non sembra che questo evento strarodinario riesca a suscitare un minimo di ammirazione da parte di Olimpio.
Oggi il personaggio più studiato è Ariel Sharon, dopo la sua conversione in favore del dialogo.

Falso: Sharon è sempre stato a favore del dialogo (purché tale dialogo non porti al suicidio), ma ogni volta che lo dimostra si preferisce dimenticare la volta precedente, in modo da poter sbandierare sempre e solo il solito "falco" guerrafondaio e, perché no? criminale di guerra.

I commentatori si dividono in due schieramenti. Il primo raccoglie coloro che parlano di una svolta dettata dalla volontà di non dispiacere agli americani. Il secondo invece ritiene che si tratti di una mossa tattica. Sharon sarebbe convinto che saranno i palestinesi a tirarlo fuori dall’impaccio con attentati che renderanno impossibile l’applicazione del progetto.
Davvero insuperabile il cinismo del nostro Olimpio, che non perde occasione per insinuare l'immagine di uno Sharon che ad ogni nuovo attentato si frega le mani dalla gioia, perché gli attentati "fanno il suo gioco". Un cinismo ripugnante che fantasia e pratica di mestiere non ci bastano a commentare.

Sull’altro fronte, Abu Mazen conta sulle divisioni esplose nella destra israeliana dopo il voto dell’esecutivo. Tensioni riemerse ieri alla riunione del Likud. Sharon, criticato aspramente, ha sorpreso tutti. L’occupazione dei territori palestinesi non potrà continuare «all’infinito». «A noi non piace la parola, ma questa è occupazione - ha ammesso il premier -. Tenere tre milioni e mezzo di palestinesi sotto occupazione è un male per Israele e per i palestinesi. Prometto che farò concessioni entro il limite posto dalle esigenze di sicurezza». Affermazioni che hanno spinto un analista a dire: «Il Likud ha scoperto che esiste l’occupazione».
Forse il nostro caro Olimpio è troppo giovane per sapere che oltre vent'anni fa il Likud, nel concludere la pace con l'Egitto, aveva proposto la restituzione di Gaza, allo scopo preciso di porre fine all'occupazione, e che la restituzione non è avvenuta unicamente perché l'Egitto non ne ha proprio voluto sapere di prendersi sul groppone i fratelli palestinesi, esattamente come non ne ha voluto sapere, in analoghe circostanze, re Hussein di Giordania per la Cisgiordania. Falsificare la storia contando sull'ignoranza o sulla scarsa memoria dei lettori è un gioco sporco, signor Olimpio!
L’apertura moderata è stata però bilanciata dall’assicurazione che la crescita naturale delle colonie non sarà ostacolata: limite invece previsto dalla «mappa per la pace» e su cui Israele ha espresso riserve. «A mio parere sarà possibile per anni e non ci sono limitazioni per costruire per i vostri figli, nipoti e anche pronipoti», ha sostenuto Sharon rivolgendosi ai coloni. Altro punto sul quale Israele è pronto a fare le barricate è il diritto al ritorno dei profughi. Da Creta il ministro degli Esteri Silvan Shalom ha ribadito che questo dossier «non è negoziabile»
giustamente, visto che si tratta di una pretesa assurda basata su cifre ancora più assurde

mentre si è detto pronto ad aprire il negoziato con la Siria. Altre riserve riguardano il collegamento con il piano saudita che prevede la pace in cambio del ritiro israeliano ai confini del 1967

giustamente, visto che nessuna nelle tanto invocate risoluzioni Onu lo prevede, e visto che quei confini hanno dimostrato nei fatti di essere indifendibili (e appunto per questo le risoluzioni Onu parlano di "confini sicuri" e non di "confini del 1967")

e l’estensione del territorio del futuro Stato palestinese che deve nascere entro il 2005. Gli ha risposto da Ramallah il capo della diplomazia francese Dominique de Villepin, reduce da un incontro con Yasser Arafat e da una visita a un campo di rifugiati. Gli israeliani, secondo il ministro, dovrebbero permettere un rientro parziale. Il colloquio con il raìs ha impedito a de Villepin di incontrare Sharon: il premier ha deciso di boicottare chiunque vada a parlare con il leader palestinese.
Il boicottaggio è un'altra cosa, Olimpio! E se non si è troppo faziosi, sembrerebbe anche abbastanza logico non voler incontrare chi stringe sodalizi con l'uomo che da quarant'anni si batte per la tua distruzione.

Nell’intento di mettere alla prova gli avversari, il ministro della Difesa Shaul Mofaz è pronto ad accettare l’«hudna», una tregua provvisoria degli attacchi dei gruppi radicali palestinesi:
Terroristi, Olimpio, terroristi, non radicali!

«Ma Abu Mazen dovrà dimostrare la propria capacità di combattere il terrore». Il premier deve però fare i conti con gli elementi radicali. La Jihad ha definito la road map «un complotto» e Hamas è sulla stessa linea, anche se non è del tutto contraria a una tregua.

Una tregua che permetterà però di continuare gli attentati nei territori. E contro i militari - precisando che Hamas considera militari TUTTI gli israeliani, bambini compresi: perché non lo precisa, Olimpio?

Alle loro spalle l’Iran, tornato su posizioni apertamente oltranziste.

Tornato? A Olimpio risulta che ci sia stato un momento in cui ha smesso di esserlo? E il mai cessato finanziamento e addestramento dei terroristi hetzbollah? E l'invocazione alla bomba atomica per distruggere Israele tutto intero? Notiamo una certa distrazione, caro Olimpio, e ci sentiamo di ripetere l'invito già fatto una volta: forse è un po' stanco; perché non si prende un po' di riposo?
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