Perché i soldi spesi per l’Ucraina fanno bene anche a noi Editoriale di Claudio Cerasa
Testata: Il Foglio Data: 04 settembre 2023 Pagina: 5 Autore: Claudio Cerasa Titolo: «Perché i soldi spesi per l’Ucraina fanno bene anche a noi»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 04/09/2023, a pag. 5, con il titolo 'Perché i soldi spesi per l’Ucraina fanno bene anche a noi' l'analisi del direttore Claudio Cerasa.
A destra: Volodymyr Zelensky
Claudio Cerasa
Abbiamo scritto su questo giornale che di questi tempi parlare poco di Ucraina in fondo è una buona notizia. Se ne parla per i fatti di cronaca, per i movimenti della controffensiva, per le difficoltà incontrate sul fronte dall’esercito russo, per l’economia putiniana a rischio tracollo, per il numero sempre più elevato di disertori dell’esercito dello zar (il 28 agosto i servizi segreti inglesi hanno reso noto un dato interessante: il 25 agosto, due soldati russi sono stati condannati da un tribunale militare a scontare almeno due anni in una colonia penale per essersi rifiutati di obbedire all’ordine di tornare al fronte in Ucraina, il 18 luglio il notiziario Mediazona ha riferito che la Russia ha condannato quasi 100 soldati a settimana per essersi rifiutati di combattere e se questa tendenza dovesse continuare ci sarebbero circa 5.200 condanne all’anno per rifiuto di combattere). Di Ucraina, dunque, si parla per ciò che succede a livello militare. Ma non se ne parla invece per ciò che sta succedendo a livello politico nei paesi che sostengono l’eroica resistenza di Kyiv. Non se ne parla perché al contrario di quanto sosteneva qualcuno – per esempio Matteo Salvini giusto un anno fa a Cernobbio durante la campagna elettorale – il sostegno a Kyiv non ha prodotto le catastrofi annunciate. Le sanzioni hanno fatto male alla Russia, non all’Europa. L’alternativa al gas russo, grazie al Gnl americano, è stata trovata in fretta. L’economia dell’Eurozona, compresa quella dell’Italia, non è crollata (anche se ora, nel nostro paese, dopo una crescita robusta, ha registrato un calo nel secondo trimestre). Il lavoro, almeno finora, è aumentato a livello da record, e le flessioni registrate negli ultimi mesi in Italia dipendono più dai costi prodotti dall’inflazione che dai costi generati dalla guerra (la quale inflazione ha origini molto diverse dalle conseguenze generate dal conflitto). Non avere ogni giorno l’Ucraina al centro del dibattito pubblico è sconfortante se si pensa all’orgoglio che dovrebbe manifestare l’occidente per aver reso possibile la difesa di un paese aggredito. Ma è confortante invece se si pensa al vero motivo per cui il fronte unico della zizzania anti Zelenski ha perso vigore: la consapevolezza, amara, che difendere la nostra economia, e il nostro benessere, non è incompatibile con la difesa della democrazia di uno stato assediato. Siamo ottimisti, lo sapete, e il bicchiere mezzo pieno è quello che cattura maggiormente la nostra attenzione.
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