Quest’anno in Israele sono state uccise trentacinque persone in attacchi terroristici, facendo del 2023 uno degli anni più sanguinosi dai tempi delle stragi della seconda intifada. Con la morte della 34esima vittima, uccisa lunedì a Hebron, il tragico bilancio del 2023 ha superato quello del 2022, durante il quale erano state assassinate 33 persone in attentati terroristici. Con l’omicidio di lunedì (a cui si è poi aggiunto quello di giovedì mattina), il terrorismo palestinese ha toccato quest’anno la media di una vittima ogni settimana in attentati perpetrati a sangue freddo.
27 gennaio, Neve Ya’acov. Il primo attentato letale di quest’anno è stato anche il più sanguinoso. La sera di venerdì 27 gennaio un terrorista apre il fuoco sulle persone che si trovano davanti a una sinagoga, nel quartiere di Neve Ya’acov di Gerusalemme, per poi darsi alla fuga. Pochi minuti dopo viene raggiunto e ucciso dalla polizia. Nell’attentato vengono uccise sette persone, altre tre rimangono ferite. Le vittime sono Eli e Natalie Mizrahi di 48 e 45 anni, Rafael Ben-Eliyahu di 56 anni, Shaul Chai di 68 anni, il 26enne Ilya Sosonsky, la cittadina ucraina Irina Korolova di 60 anni, e il 14enne Asher Natan.
10 febbraio, Gerusalemme. Venerdì 10 febbraio un terrorista si lancia con il suo veicolo contro una fermata d’autobus vicino al quartiere Ramot di Gerusalemme uccidendo tre persone, tra cui due bambini. Un agente della polizia israeliana fuori servizio presente sul posto spara al terrorista, uccidendolo. Le vittime sono il 20enne Shlomo Liderman e i fratelli Yaakov Yisrael e Asher Menahem Paley di sei e otto anni: le vittime più giovani, quest’anno, del terrorismo anti-israeliano.
13 febbraio, Gerusalemme. Pochi giorni dopo, lunedì 13 febbraio, un terrorista di 13 anni accoltella e uccide un agente della polizia di frontiera israeliana a un posto di controllo all’ingresso del campo palestinese di Shuafat. Il terrorista-bambino viene ferito e arrestato. La vittima è l’agente di polizia arabo beduino Asil Suaed, di 22 anni.
26 febbraio, Huwara. Domenica 26 febbraio, a Huwara, un terrorista si lancia contro un’auto all’interno della quale si trovano due fratelli, poi spara e uccide entrambi. Una settimana dopo, il terrorista viene ucciso durante un’operazione delle Forze di Difesa israeliane a Jenin. Le vittime dell’attentato sono i fratelli Hillel e Yaacov Yaniv, di 22 e 20 anni. Le loro cornee vengono donate a quattro pazienti.
27 febbraio, Valle del Giordano. Il giorno dopo l’assassinio dei fratelli Yaniv, un terrorista spara ad alcune auto nella Valle del Giordano uccidendo una persona. Il terrorista viene trovato e arrestato due giorni dopo. La vittima è il cittadino israelo-americano Elan Ganeles, di 26 anni.
9 marzo, Tel Aviv. Giovedì 9 marzo due terroristi aprono il fuoco contro i clienti di un bar nella centrale via Dizengoff, ferendo tre persone una delle quali non sopravvive alle ferite riportate. Uno dei due terroristi viene ucciso al momento dell’attentato, l’altro riesce a dileguarsi. La vittima è Or Eshkar, di 32 anni. I suoi organi vengono donati.
7 aprile, Valle del Giordano. Durante Pesach, la pasqua ebraica, un terrorista spara su un’auto in transito nella Valle del Giordano uccidendo due sorelle e ferendo la madre, che poi muore in ospedale per le ferite riportate. Quasi un mese dopo, tre terroristi implicati nell’attentato vengono uccisi in un’operazione delle Forze di Difesa israeliane a Nablus. Vittime dell’attentato sono le sorelle Rina e Maia Dee, di 15 anni e 20 anni, e la madre Lucy, di 48 anni. Gli organi di Lucy vengono donati, permettendo di salvare la vita di cinque persone.
8 aprile, Tel Aviv. Il giorno dopo la strage dei Dee, un terrorista si lancia con il suo veicolo contro otto persone a Tel Aviv, uccidendone una. Poi estrae una pistola, ma viene colpito sul posto da un agente di polizia. La vittima è il turista italiano Alessandro Parini, di 35 anni.
11 maggio, Rehovot. Inga Avramyan, 82 anni, rimane uccisa nella sua casa colpita da razzo lanciato da terroristi di Gaza. Inga stava cercando di aiutare il marito disabile a raggiungere un rifugio quando il razzo ha colpito il condominio. Una quindicina i feriti, tra i quali il marito di Inga.
30 maggio, Cisgiordania. Martedì 30 maggio un terrorista delle Brigate Martiri di Al-Aqsa (affiliate al movimento Fatah, che fa capo ad Abu Mazen) apre il fuoco su un residente della comunità ebraica di Hermesh, uccidendolo, e si dà alla fuga. La vittima è Meir Tamari, di 32 anni.
3 giugno, confine con l’Egitto. Sabato 3 giugno un ufficiale di sicurezza egiziano attraversa il confine con Israele e uccide a bruciapelo due soldati israeliani in servizio di guardia. Poco dopo viene rintracciato da un’unità militare con la quale ingaggia uno scontro a fuoco durante il quale viene ucciso, ma resta ucciso anche un terzo soldato israeliano. Le vittime sono Lia Ben-Nun di 19 anni e i 20enni Uri Itzhak Ilouz e Ohad Dahan.
20 giugno, Cisgiordania. Martedì 20 giugno, in Cisgiordania, due terroristi aprono il fuoco su otto persone in un ristorante e poi in una stazione di servizio, uccidendone quattro e ferendone altre quattro. Uno dei terroristi viene ucciso alla stazione di servizio da un civile armato presente sul posto, l’altro viene successivamente rintracciato dalle forze di sicurezza israeliane e viene ucciso mentre si oppone con le armi all’arresto. Le vittime sono Elisha Anteman di 18 anni, Harel Masoud di 21 anni, Ofer Feirman di 63 anni e il 17enne Nachman Shmuel Mordoff.
6 luglio, Cisgiordania. Giovedì 6 luglio le Forze di Difesa israeliane vengono allertate per un veicolo che si muove in modo sospetto. Quando una squadra di quattro soldati si avvicinava per controllare, il terrorista all’interno estrae una pistola e spara ai soldati, uccidendo l’ufficiale in comando. Gli altri militari inseguono e uccidono il terrorista. La vittima è Yosef Amir, 22 anni.
5 agosto, Tel Aviv. Sabato 5 agosto due agenti di sicurezza della Municipalità di Tel Aviv notano un individuo sospetto. Quando si avvicinano, il terrorista apre il fuoco uccidendo una delle guardie. L’altra lo insegue e lo uccide. La vittima è Chen Amir, di 42 anni.
19 agosto, Huwara. Due settimane dopo, sabato 19 agosto, due israeliani di Ashdod che si trovano a Huwara per commissioni vengono raggiunti da un terrorista e uccisi a bruciapelo mentre aspettano che finisca il lavaggio dello loro auto. Attualmente sono in corso le ricerche del terrorista. Le vittime sono il 60enne Silas (Shai) Nigerker e suo figlio Aviad Nir, di 20 anni.
21 agosto, Hebron. Due giorni dopo, lunedì 21 agosto, due terroristi tagliano la strada a un’auto con a bordo tre israeliani costringendola a fermarsi e aprono il fuoco sui passeggeri uccidendone uno e ferendone due. Attualmente sono in corso le ricerche dei terroristi. La vittima è Batsheva Nigri, 40 anni, che muore per le ferite riportate sotto gli occhi della figlia di 12 anni.
31 agosto, statale 443. Giovedì 31 agosto, un soldato israeliano in licenza viene ucciso, altre sei persone ferite (tra cui un adolescente palestinese), da un terrorista che si lancia con un camion contro una fermata d’autobus presso il posto di controllo Maccabim, non lontano dalla città di Modiin sull’autostrada 443 che collega Gerusalemme a Tel Aviv. Il terrorista, entrato in Israele con regolare permesso di lavoro, prosegue la sua corsa per 7 km e cerca di sfondare un altro posto di blocco per passare in Cisgiordania, ma viene intercettato e mortalmente ferito dai militari allertati. La vittima è Maksym Molchanov, di 20 anni, un immigrato ucraino che viveva nella città costiera di Herzliya.
(Da: Jerusalem Post, israele.net, 31.8.23)
“Lo Stato di Israele sta subendo a un’offensiva terroristica contro i civili, soprattutto sulle strade, e contro i soldati delle Forze di Difesa che li difendono”. Lo ha detto giovedì sera il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant in una dichiarazione video. “Purtroppo – ha continuato Gallant – il prezzo che stiamo pagando è molto alto, oggi come nelle scorse settimane. Raggiungeremo ogni terrorista e regoleremo i conti. Chiunque decide di colpire Israele, chiunque mandi aggressori finirà la sua vita in prigione o finirà al cimitero. Sapremo come proteggere i nostri cittadini e vincere questa campagna”. (Da: Times of Israel, 31.8.23)