Nuove armi a Kiev dagli Usa Commento di Anna Zafesova
Testata: La Stampa Data: 30 agosto 2023 Pagina: 16 Autore: Anna Zafesova Titolo: «Putin esce dal bunker e vola in Cina da Xi Jinping, Kiev avanza oltre il Dnipro»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/08/2023, a pag.16 con il titolo "Putin esce dal bunker e vola in Cina da Xi Jinping, Kiev avanza oltre il Dnipro" il commento di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
Vladimir Putin
Vladimir Putin visiterà la Cina, rompendo quindi l'isolamento cui è stato costretto dal mandato di cattura internazionale emesso contro di lui dal Tribunale penale dell'Aja. L'indiscrezione viene dall'agenzia Bloomberg, che riferisce che il presidente russo avrebbe «accettato l'invito» di Xi Jinping a partecipare a ottobre al vertice della iniziativa cinese "Belt and road". Il Cremlino avrebbe già iniziato i preparativi a quello che sarà il primo viaggio del suo capo da marzo scorso. Putin ha appena partecipato in formato virtuale al vertice dei Brics in Sudafrica, e al summit del G20 che si terrà a settembre in India verrà rappresentato dal suo ministro degli Esteri Sergey Lavrov. È stata cancellata anche la sua visita in Turchia, e l'8 settembre sarà Recep Tayyip Erdogan a recarsi invece in Russia per un nuovo tentativo di rianimare l'accordo sul grano dal quale Putin è uscito a luglio, bloccando le esportazioni dei cereali ucraini verso il Medio Oriente e l'Africa. Per quanto Delhi e Ankara non aderiscano al sistema del Tribunale internazionale e quindi, a differenza del Sudafrica, non abbiano l'obbligo di consegnare all'Aja un ricercato internazionale, fonti anonime del governo russo hanno riferito a Bloomberg che Putin «non si fida», e d'ora in poi viaggerà solo nei Paesi che gli possono garantire una sicurezza totale non solo da un eventuale arresto, ma anche da possibili proteste di piazza, boicottaggi di interlocutori internazionali o domande irriverenti dei giornalisti. In altre parole, il leader russo ora potrà frequentare soltanto le dittature (infatti la sua ultima visita all'estero è stata in Belarus, nel dicembre scorso). La mano che gli viene tesa da Xi Jinping – se l'indiscrezione si rivelasse confermata ufficialmente – è un segnale importante da una Cina che sceglie così di non rimanere soltanto «equidistante», ma di schierarsi a fianco della Russia e della sua guerra di invasione. Quale sarà il prezzo da pagare per Putin è tutto da vedere: intanto, l'istituto cartografico ufficiale di Pechino ha pubblicato delle mappe geografiche sulle quali l'isola Bolshoy Ussuriysky sul fiume di confine Amur – rivendicata dai cinesi ancora all'Unione Sovietica – viene indicata come territorio della Repubblica Popolare Cinese. Nel 2008, metà dell'isola contesa era stata concessa da Mosca a Pechino, in un accordo che all'epoca era stato presentato come un trionfo diplomatico di Putin, ma a quanto pare l'«amicizia eterna» con Xi Jinping potrebbe implicare dei sacrifici territoriali. Si tratta di capire anche quanto la stessa Cina sia pronta ad alzare il livello di scontro con l'Occidente e in particolare gli Stati Uniti, che proprio ieri hanno annunciato lo stanziamento di un nuovo pacchetto di aiuti militari per Kyiv: missili, munizioni di artiglieria, attrezzature per lo sminamento e ambulanze per un totale di 250 milioni di dollari. Anche da altre capitali occidentali e orientali arrivano notizie di nuovi aiuti già messi nel piano del 2024, un'indicazione che sono in pochi a contare su una soluzione diplomatica rapida. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha commentato ieri con un certo sarcasmo gli appelli ad aprire un negoziato di pace con la Russia: «Chiedete a Prigozhin», ha replicato, ricordando come il capo della Wagner «avesse svolto delle trattative molto riuscite con Putin, ottenendo da lui delle garanzie di sicurezza, e poi Putin l'ha ucciso». Fonti diplomatiche intanto informano che Kyiv sta negoziando invece le garanzie di sicurezza postbelliche con i partner occidentali, tra cui la Francia. Mentre Kuleba ha annunciato di stare lavorando «in maniera flessibile» per promuovere la formula di pace promossa dall'Ucraina tra i Paesi dell'Africa, corteggiati dal Cremlino sia al recente vertice a Mosca che durante gli incontri nell'ambito dei Brics. Zelensky aveva dichiarato nei giorni scorsi di sperare che i progressi sul campo di battaglia avrebbero potuto imprimere una spinta anche a una soluzione politica, e forse non è un caso che ieri i media ucraini hanno pubblicato un video dello sbarco delle truppe di Kyiv sulla sponda sinistra del Dnipro, nei pressi del ponte Antonovsky vicino a Kherson, nei territori ancora occupati dai russi. La viceministra della Difesa Hanna Malyar ha poi dichiarato in serata che le truppe russe sono «finite in trappola» a Bakhmut, da dove «non possono uscire né riescono a spostarsi», mentre i militari ucraini starebbero avanzando. Il valore strategico di una riconquista della città distrutta sarebbe probabilmente inferiore a quello simbolico, visto che si era trattato dell'unico avanzamento territoriale dei soldati di Putin in quasi un anno. Più rilevante la presa di Robotyne – avvenuta in realtà di fatto già giorni fa, ma confermata ufficialmente soltanto lunedì scorso – e l'ulteriore avanzata dei militari di Kyiv in direzione sud-est, verso Verbove. «Stiamo respingendo il nemico, avanziamo», è stata la dichiarazione scarna del comandante del gruppo "Tavria" Oleksandr Tarnavsky, che sta guidando la controffensiva ucraina in direzione della Crimea.
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