Testata: La Stampa Data: 24 agosto 2023 Pagina: 3 Autore: Anna Zafesova Titolo: «Bomba a bordo o missili, la punizione dello Zar doveva essere clamorosa»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/08/2023, a pag.3 con il titolo "Bomba a bordo o missili, la punizione dello Zar doveva essere clamorosa" il commento di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
Vladimir Putin
La notizia dello schianto dell'aereo con a bordo Evgeny Prigozhin è arrivata esattamente due mesi dopo che il "cuoco di Putin" aveva lanciato la sua marcia su Mosca, e il giorno dopo l'annuncio del licenziamento del suo alleato Sergey Surovikin dalla carica di comandante delle forze aerospaziali russe. Nulla sembra lasciato al caso in questo giallo che sembra scritto da un sceneggiatore di Hollywood, che chiude due mesi di una strana e impossibile convivenza tra il golpista e la sua mancata vittima. Perché la morte annunciata di Prigozhin mette la parola "fine" anche al dibattito su quanto il suo ammutinamento del 23-24 giugno fosse stato un tentato colpo di Stato o solo un litigio alla corte del Cremlino: era un golpe, e Putin e i suoi generali l'hanno interpretato correttamente come tale. Del resto, il presidente russo aveva dichiarato più volte che l'unico gesto che non avrebbe potuto perdonare era il "tradimento", al quale nel caso della rivolta dei Wagner, si era aggiunta l'umiliazione di scoprirsi debole, di dover scendere a trattative, di dover aspettare prima di potersi vendicare. Il Putin vestito di nero, che proprio nei momenti dell'esplosione dell'aereo decorava i militari al memoriale della battaglia di Kursk - circondato da una orchestra che rimanda curiosamente ai "musicisti" della Wagner - ricorda una scena che ogni russo della sua generazione conosce a memoria: quella del battesimo nel "Padrino". Del resto, Lukashenko aveva riferito le intenzioni di Putin verso il suo ex protetto: "zamochit", mettere a mollo, ammazzare in quel gergo criminale che il presidente russo condivideva con il capo dei suoi tagliagole. Questo spiegherebbe anche il perché di una eliminazione così clamorosa: che si tratti di una bomba (magari attribuita ai servizi di Kyiv) a bordo o di un missile dell'antiaerea russa che avrebbe "scambiato" il jet privato per un drone ucraino, la punizione doveva essere clamorosa, senza i dubbi lasciati da un avvelenamento o da una caduta dalla finestra. È vero che erano in tanti a volere la morte di Prigozhin, dagli ucraini infuriati dai massacri dei Wagner nel Donbass ai criminali reclutati nelle carceri russe per morire nel tritacarne di Bakhmut, per non parlare degli ufficiali russi che hanno fatto fatica a digerire i miliardi e i privilegi concessi dal Cremlino ai mercenari che avevano ucciso i loro compagni, in quella mini guerra civile che aveva spinto sia Putin che il suo "cuoco" a fermarsi. Una pausa tattica, e i video dei Wagner trasferiti in Belarus, e di Prigozhin che si accampava con loro nella memorabile foto in mutande, era (quella sì) una messinscena in attesa di pesare le prossime mosse. Intanto, il generale Surovikin spariva per due mesi dal pubblico, probabilmente ai domiciliari, e Prigozhin chiudeva o consegnava ad altri parte del suo impero (inclusa la fabbrica dei troll celebre per il Russiagate). Già le circostanze del disastro aereo, inclusa la rapidità con la quale il Comitato per l'aviazione russo ha proceduto al recupero dei frammenti del velivolo e formato una commissione d'indagine, fanno venire più di qualche sospetto. Restano però interrogativi ai quali probabilmente nessuno potrà più rispondere: cosa ha spinto Prigozhin a fidarsi delle "garanzie di sicurezza" di Putin? Perché un uomo con esperienze di golpe in Africa, raid in Siria e intrighi in Russia si è imbarcato su un aereo con il suo braccio destro Dmitry Utkin - l'ufficiale dello spionaggio militare russo Gru amante di Hitler e del suo compositore preferito, il cui codice di battaglia aveva dato il nome ai "Wagner" - e gli altri comandanti del suo esercito privato? E soprattutto, quali disposizioni aveva lasciato - non poteva non sapere che i signori della guerra non muoiono nel proprio letto - per i suoi miliardi, i suoi arsenali e soprattutto quell'immenso archivio di affari sporchi che aveva svolto per conto del Cremlino? I canali Telegram dell'"orchestra" promettono vendette, ma resta il dubbio che senza i propri leader i Wagner non possano rappresentare una vera forza, nonostante le vaste simpatie di cui godono sia nell'esercito che tra i nazionalisti più estremi. Parte dei mercenari si erano già trasferiti in altre compagnie di contractor, tra cui la Redut dell'amico di Putin, il petroliere Gennady Timchenko, altri probabilmente saranno pronti ad accettare offerte di lavoro in Africa. La vittoria dei generali russi, a cominciare dal ministro della Difesa Shoigu, nello scontro con Prigozhin, è una buona notizia per gli ucraini. Per i russi invece, il risultato è più difficile da prevedere: gli altri eserciti privati a cui appaltare una guerra dello Stato difficilmente saranno altrettanto temibili, e i loro padroni saranno più prudenti. I rottami dell'aereo del "cuoco di Putin" dovrebbero essere, nelle intenzioni di chi l'ha fatto esplodere, un monito a tutti quelli che possono volere ancora criticare o ribellarsi. Ma sono anche un allarme: nessuna garanzia, nessuna promessa, nessuna fedeltà valgono nulla. Una lezione che sicuramente verrà imparata: il prossimo Prigozhin non si fermerà più a 200 chilometri da Mosca.
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