Le mistificazioni di Romano, travestite da equidistanza Le tre ragioni per cui non si arriverà alla soluzione della questione palestinese: Sharon, una fazione radicale palestinese e la lobby ebraica americana
Testata: Corriere della Sera Data: 24 maggio 2003 Pagina: 1 Autore: Sergio Romano Titolo: «Tre ostacoli sulla strada»
Davvero insuperabile, Sergio Romano, nell'arte di nascondere le più spudorate mistificazioni dietro la maschera di un apparente equilibrio fra le parti in causa. Colin Powell, segretario di Stato americano, riconosce le particolari esigenze e preoccupazioni di Israele. Ariel Sharon, primo ministro israeliano, dichiara di accettare la «mappa stradale» con cui il Quartetto (Stati Uniti, Unione europea, Russia e Cina) ha disegnato le tappe di un percorso che dovrebbe concludersi con la costituzione di uno Stato palestinese. Queste due dichiarazioni non sono il risultato di una casuale coincidenza. Sono il frutto di un baratto diplomatico provocato dal fallimento della visita di Powell a Gerusalemme negli scorsi giorni. Dopo avere constatato la reticenza di Sharon, il segretario di Stato ha probabilmente fatto appello alla Casa Bianca e ha finalmente conquistato, con la comprensiva dichiarazione di ieri, ciò che non era riuscito a ottenere, personalmente, durante la sua visita israeliana. Siamo dunque a una svolta della politica di Gerusalemme? Perché "della politica di Gerusalemme" quando è dalla controparte che da sempre viene la guerra contro Israele, che da sempre cerca la pace? Esistono finalmente le condizioni per una soluzione del problema palestinese? Probabilmente non ancora. Per tre ragioni. La prima ragione è la politica dell’attuale governo israeliano. Sharon e i partiti religiosi, che gli permettono di restare al potere, non vogliono la creazione di uno Stato palestinese veramente indipendente. Non è esatto: quello che non solo Sharon e i partiti religiosi, ma anche tutti gli altri partiti non vogliono, è la creazione di uno stato palestinese terrorista. Ed è esattamente questo che prevede la road map, dato che essa "chiede" ai palestinesi di cessare il terrorismo, NON lo impone come precondizione alla nascita dello stato. Sono forse pronti a smantellare gli insediamenti ebraici creati nei territori occupati dopo il 2001, ma non sembrano disposti a richiamare in patria tutti i 200.000 coloni che si sono progressivamente insediati in Cisgiordania e nella striscia di Gaza durante gli anni precedenti. Non sono disposti a smantellarli finché perdurerà il terrorismo: non è la stessa cosa. E finché queste piccole diaspore ebraiche avranno diritto di vivere al di là delle sue frontiere, Israele si riterrà autorizzato a difenderle, a presidiare le vie d’accesso, a instaurare posti di blocco, a intervenire militarmente, a trattare lo Stato palestinese come un mosaico di cantoni, privo di una reale sovranità politica e militare. Da TUTTE le dichiarazioni fatte sul tema da Ariel Sharon emergono intenzioni del tutto diverse da quelle prospettate da Romano, ma Romano preferisce fingere di ignorarle. La seconda ragione è in Palestina. Una fazione radicale e «massimalista», prevalentemente religiosa, non vuole la pace e si propone in realtà la cancellazione dello Stato israeliano. E’ probabilmente un gruppo minoritario. Ma sfrutta la presenza dei coloni e il risentimento della società palestinese per reclutare nuovi seguaci, Falso: fra il 1948 e il 1967 non c'erano territori occupati, e non c'erano i cosiddetti coloni, e tuttavia c'era il terrorismo palestinese antiisraeliano. In quel periodo è nata anche una cosa che si è data il nome di "Organizzazione per la liberazione della Palestina": su, Romano, faccia uno sforzo di fantasia: quale potrebbe essere, secondo Lei, la "Palestina" da liberare? e usa le reazioni poliziesche dello Stato d’Israele per attizzare le fiamme del terrorismo suicida. Rivolta e repressione sono le due ruote complementari di un ingranaggio («tanto peggio, tanto meglio») che corrisponde perfettamente alle intenzioni degli opposti estremismi Ma quanto ci piace questo mantra degli "opposti estremismi"! In Israele terroristi armati fanno scempio di civili innocenti - preferibilmente donne e bambini - e ci raccontano di opposti estremismi; in Ruanda orde di hutu armati assassinavano un milione di tutsi inermi e ci raccontavano di "scontri tribali", di "spirale dell'odio" e, naturalmente, di opposti estremismi. Chissà quale sarà il demone che spinge i nostri giornalisti a mistificare in questo modo la realtà e a trasformare le vittime in complici dei carnefici ... Se i kamikaze uccidono, Israele reagisce; se Israele reagisce, altri «martiri», sempre più numerosi, prenderanno il posto dei compagni caduti Ecco: questo è un perfetto esempio dell'arte di Romano, di cui si diceva sopra, di mascherare la mistificazione dietro un'apparente analisi a tutto campo. La terza ragione è a Washington. George W. Bush vuole certamente la pace. Ma è circondato da consiglieri che non cessano di ricordargli l’utilità di Israele e ora teniamo il fiato sospeso, in attesa di scoprire chi mai saranno questi loschi figuri che circondano Bush ... nelle sfide che gli Stati Uniti dovranno probabilmente affrontare in Medio Oriente dopo avere sconvolto con la guerra irachena gli equilibri della regione Sconvolto gli equilibri? Di grazia, signor Romano, potrebbe portarci qualche esempio di questi fantomatici sconvolgimenti? E quand’anche prestasse meno attenzione ai suoi consiglieri neoconservatori, il presidente terrebbe conto dei due gruppi che gli saranno particolarmente utili per il rinnovo del mandato presidenziale nel 2004: la lobby ebraica ah, ecco chi sono questi orridi manipolatori della politica americana! e quella di una destra cristiana che è diventata negli scorsi mesi, per un bizzarro paradosso storico, entusiasticamente sionista. Bizzarro paradosso? Non sarà magari che, a differenza di Romano, si sono resi conto che è in pericolo l'esistenza di Israele e hanno deciso di darsi una mossa? Ecco le ragioni per cui il palleggio delle dichiarazioni diplomatiche, a cui abbiamo assistito ieri, non promette ancora la pace. Powell si batte coraggiosamente per la «mappa stradale» e farà del suo meglio perché essa non venga stracciata dal micidiale ingranaggio degli opposti estremismi. Aridaje! Ma la soluzione, in ultima analisi, dipende dalla massima che il primo ministro Rabin ricordava ai suoi connazionali negli anni degli accordi di Oslo: combattere i terroristi come se non stessimo negoziando, negoziare come se il terrorismo non esistesse. Politica che ha portato al disastro, all'escalation degli attentati terroristici, a migliaia di morti da una parte e dall'altra, a un radicale peggioramento delle condizioni di vita di entrambi i popoli, ma ormai è diventato come l'«om» dello yoga: continuare a ripeterlo genera relax in chi lo pratica. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.