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Deborah Fait
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Shoah: dichiarazioni blasfeme dagli USA 20/08/2023
Shoah: dichiarazioni blasfeme dagli USA
Diario estivo israeliano di Deborah Fait

A destra: Michael Flinn

Siamo purtroppo avvezzi al negazionismo della più grande tragedia della storia, la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico. Siamo dolorosamente e quasi quotidianamente bombardati da dichiarazioni disumane e agghiaccianti. Non avevo mai sentito però una tale subdola e diabolica analisi fatta da un personaggio pubblico, non parlo di un neo nazista privo di umanità e coscienza, bensì dell’ex consigliere per la sicurezza di Donald Trump, un nazionalista cristiano di nome Michael Flinn. Il video in cui l’uomo espone le sue folli teorie durante un evento politico in Michigan, è diventato virale sui social ed è seguito da milioni di americani. Consapevole che negare la Shoah è diventato difficile grazie alle migliaia di video girati dagli stessi nazisti e dalle tante testimonianze dei sopravvissuti, Flinn ha adottato una teoria ancora più infida che potrebbe far presa sugli ignoranti e sugli antisemiti. In sostanza arriva a incolpare gli ebrei di essersi fatti volontariamente ammazzare dai nazisti. Secondo quest’uomo un intero popolo sparso per l’Europa si sarebbe unito per consegnarsi ai tedeschi con l’unico scopo di farsi ammazzare. Le madri avrebbero dato di loro spontanea volontà i loro figli ai nazisti per essere uccisi ad Aushwitz e, sempre secondo Flinn, queste madri avrebbero lasciato che i loro bambini venissero messi nei vagoni bestiame, “pressati come sardine”. Come mai sarebbe successo tutto questo e con queste modalità? Semplice, secondo la folle teoria di Flinn: gli ebrei erano 6 milioni, le guardie naziste poche migliaia quindi è normale pensare che “gli ebrei avessero detto alle SS – Ecco i nostri figli, prendeteli-“. Non è la prima volta che Michael Flinn fa questo tipo di dichiarazioni sulla Shoah. È recidivo, fanatico e già nel 2021 era stato aspramente criticato per aver detto che gli Stati Uniti dovrebbero avere solo una religione, quella cristiana, tutte le altre non dovrebbero essere riconosciute e ritenute fuori legge. Un pazzo fanatico, dunque, il pericolo però è che spesso questo tipo di persone ha un seguito. La storia insegna. Il portavoce del Auschwitz Memorial ha risposto e pubblico volentieri per intero la sua dichiarazione.

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Deborah Fait


Auschwitz Memorail:
“L'affermazione che gli ebrei avrebbero potuto resistere facilmente durante le deportazioni allo sterminio semplicemente a causa della loro forza numerica rispetto alle guardie semplifica eccessivamente le terribili circostanze che hanno dovuto affrontare durante l'Olocausto. Gli atti di resistenza si sono verificati in varie forme nei paesi occupati dai tedeschi ed è essenziale riconoscere le complessità e le sfide che hanno ostacolato tali sforzi. È fondamentale ricordare che i tedeschi orchestrarono metodicamente una campagna di terrore e manipolazione, sfruttando le vulnerabilità delle vittime per mantenere il controllo. Molti ebrei che furono deportati furono indotti a credere che sarebbero andati nei campi di lavoro o sarebbero stati trasferiti. Questo inganno mirava a sopprimere la resistenza e prevenire il panico. All'arrivo nei campi di sterminio, sono stati accolti con ancora più inganni, come finte stazioni ferroviarie e elaborati travestimenti che nascondevano i veri orrori. Definire le loro azioni "volontarie" ignora la manipolazione psicologica e la paura che hanno sopportato. Lo scetticismo che circonda le storie dei campi di sterminio è comprensibile, considerando la natura senza precedenti dell'Olocausto. Non possiamo aspettarci che le persone in quel momento comprendessero appieno la portata degli orrori che hanno dovuto affrontare, soprattutto date le tattiche manipolatrici dei nazisti. Il costo emotivo delle vittime spesso portava a sentimenti di disperazione e al desiderio di porre fine alla loro sofferenza il più rapidamente possibile. Dopo aver raggiunto Auschwitz, gli ebrei furono accolti con guardie SS armate sui binari e successivamente, all'interno dei confini dello stesso campo di Auschwitz II-Birkenau, circondati da recinzioni di filo spinato elettrificate. L'enorme numero di guardie delle SS rendeva quasi impossibile la resistenza. Inoltre, la presenza della polizia tedesca e delle unità militari nelle vicinanze rappresentava una minaccia per qualsiasi rivolta. Tuttavia, l'ostacolo più insidioso era l'inganno orchestrato. I deportati sono stati indotti a pensare di essere reinsediati per un nuovo inizio in Oriente, ignari dell'imminente sterminio. Ignorare la difficoltà della resistenza ignora il clima pervasivo di disinformazione, paura e la forza travolgente che si trovavano di fronte. È inoltre importante ricordare che ad Auschwitz i prigionieri ebrei organizzarono la rivolta più significativa nella storia del campo (la rivolta del Sonderkommando del 7 ottobre 1944) e scattarono fotografie uniche, le uniche nella storia del campo, che mostrano i roghi di cadaveri sulle pire di Birkenau, e iniziò la campagna di annotazione di resoconti che furono poi seppelliti nel terreno per nasconderli ai nazisti. Le condizioni favorevoli per la resistenza ebraica erano quasi inesistenti a causa della forza travolgente e della brutalità dell'occupazione tedesca. Il puro potere, combinato con l'inganno e la paura, rendeva la resistenza efficace estremamente impegnativa. Nonostante queste dure circostanze, sono emerse istanze di resistenza, anche se in forme diverse. Rivolte armate, fughe, contrabbando e atti di salvataggio riflettono la determinazione a combattere contro probabilità impossibili. Il contesto più ampio di sostegno reciproco, tentativi di salvataggio e dilemmi morali evidenzia ulteriormente la complessità delle loro esperienze. Incolpare le vittime per non aver resistito di più distorce la storia in quanto ignora il quadro più ampio e i contesti della situazione complessa e stimolante in cui si trovavano e l'oppressione che hanno dovuto affrontare. Rifiutare questo tipo di narrazione è fondamentale perché sposta ingiustamente la colpa dagli autori alle persone che hanno sofferto. L'idea che gli ebrei debbano essere ritenuti responsabili del proprio genocidio non è solo sbagliata e offensiva. Non considera quanto potere avevano i tedeschi su di loro. Dimostra un difetto fondamentale e incorre in offensività, poiché ignora in modo evidente i sostanziali differenziali di potere che esistevano all'interno della struttura del regime nazista. Quando si discute dell'Olocausto, la sensibilità, l'accuratezza e una profonda comprensione delle sfide degli ebrei sono cruciali. Semplificare eccessivamente le loro lotte rischia di perpetuare narrazioni dannose e sminuisce la complessa realtà storica che hanno vissuto.

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