Una metro nuova per Tel Aviv Cronaca di Fabiana Magrì
Testata: La Stampa Data: 19 agosto 2023 Pagina: 16 Autore: Fabiana Magrì Titolo: «Israele, l'ultimo metrò»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/08/2023, a pag. 16, con il titolo "Israele, l'ultimo metrò", l'analisi di Fabiana Magrì.
Fabiana Magrì
C'è una nuova Linea Rossa che attraversa la Città Bianca. È quella del treno leggero che da ieri serve la grande area metropolitana di Tel Aviv. Fra Petah Tikva a est e Bat Yam a sud della micrometropoli mediorientale, la tratta è lunga 24 chilometri, prevede 34 fermate (di cui dieci sotterranee), un biglietto di 5 shekel (1,2 euro) e attraversa cinque città, incluse Bnei Brak (popolata quasi esclusivamente da ebrei Haredim) e Ramat Gan (il distretto residenziale, diplomatico e del business dei diamanti). La notizia è di quelle che la cittadinanza accoglie con sollievo e i politici amplificano con tagli di nastri e fanfare. Così è stato soprattutto ieri mattina, durante la prima giornata del servizio, con corse gratuite per tutti, musica, palloncini rossi e intrattenimento all'imbocco di ogni stazione sotterranea e a ogni fermata in superficie. Le carrozze si sono riempite di viaggiatori e curiosi fin dalle prime ore del mattino della giornata corta che dà il via al weekend. I bambini, in ginocchio su sedili nuovi di zecca, puntavano lo sguardo rapito verso un paesaggio urbano già noto, ma da scoprire con occhi nuovi e da una prospettiva in movimento lento. Il metrò leggero viaggia a una velocità di appena 20 chilometri all'ora in superficie e non supera i 40 anche quando si inabissa tra Neve Tzedek e Bnei Brak. Alle spalle dei piccoli viaggiatori, genitori altrettanto eccitati li fotografavano e filmavano come sulle attrazioni dei parchi di divertimento, mentre tra loro prendevano le misure con il mezzo e richiamavano i luoghi utili da ricordare nei pressi di ogni fermata. Dove la linea attraversa in superficie interi quartieri, gli urbanisti hanno colto l'occasione per pedonalizzare strade e ricucire gli strappi che il traffico aveva generato nel tessuto urbano. «La nuova Linea Rossa è l'epitome dell'idea che le amministrazioni locali dovrebbero sempre sforzarsi di creare una città migliore e più equa», ha detto a La Stampa la city maker Hila Oren, amministratore delegato della Tel Aviv Foundation. «È l'inizio di una nuova era in cui un pendolarismo tra città e nella città stessa è affidabile, sostenibile e green», ha aggiunto. Il sindaco di Tel Aviv, Ron Huldai, incontrato alla stazione di Allenby allegro e soddisfatto mentre stringeva mani e posava nei selfie con i suoi concittadini ed elettori, si è fatto vedere in metropolitana solo ieri, dopo aver boicottato la cerimonia ufficiale di giovedì con il premier Benjamin Netanyahu e la ministra dei Trasporti Miri Regev. In piena campagna elettorale a 79 anni, Huldai punta al quinto mandato per inaugurare anche le prossime due linee, che si dovrebbero completare nel 2026 e nel 2028. Ma da sempre, l'ormai ex laburista sostiene l'operatività dei trasporti pubblici durante il riposo religioso dello Shabbat e non gli resta che alzare le braccia e gli occhi al cielo in segno di sconforto e impotenza quando viene incalzato su questo tasto dolente, un terreno su cui si è consumato lo scontro tra il governo di Netanyahu e le opposizioni. Con i partiti confessionali della coalizione che stanno scavando un divario sempre più profondo tra sé e la popolazione laica di Israele e i movimenti di protesta organizzati e tenaci come non mai, nella torrida estate israeliana e nonostante la pausa dei lavori della Knesset. Mentre nel primo pomeriggio di ieri gli ultimi viaggiatori scendevano dalle carrozze della metro – che come previsto anche per treni e autobus di linea interrompe il servizio tre ore prima dello Shabbat fino alla tarda sera di sabato – vari gruppi di manifestanti salivano a bordo, si incatenavano alle carrozze, si rifiutavano di scendere e si opponevano alla polizia che cercava di liberare le stazioni. Il gruppo del Fronte Rosa ha innalzato cartelli con i messaggi «Questa Barbie viaggia nei weekend» e «Questa Barbie si siede dove vuole», riferendosi all'episodio di qualche giorno fa nella città costiera di Ashdod, dove a un gruppo di ragazze adolescenti in pantaloncini corti e canottiera è stato imposto, da un autista di autobus, di coprirsi e di andare a sedersi in fondo al mezzo. Episodio che il premier aveva stigmatizzato – nel silenzio dei partiti religiosi della coalizione – dichiarando che «lo Stato di Israele è un paese libero in cui nessuno limiterà chi può usare il trasporto pubblico o dettare a qualcuno dove sedersi». Ma ciò che Netanyahu ha affermato nel corso della cerimonia ufficiale alla stazione di Petah Tikva, cioè che sia i suoi sostenitori sia i suoi oppositori useranno il treno, è già realtà. L'alto volume delle proteste ha persino superato quello delle voci più polemiche sul ritardo e sui i costi del progetto, che risale agli anni '70 come idea, al 1996 come approvazione e al 2006 come prima gara d'appalto. A portare a termine i lavori è stata infine la società pubblica Nta – l'Autorità Nazionale dei Trasporti – responsabile della costruzione e della manutenzione. Ma, nel frattempo, il costo della realizzazione è lievitato dalla stima iniziale di 10 miliardi agli effettivi 19 miliardi di shekel (4,5 miliardi euro).
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