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Informazione Corretta Rassegna Stampa
19.08.2023 E’ necessario protestare contro questo governo, ma è stupido (e controproducente) paragonare Israele alla Germania nazista
Analisi di Ben-Dror Yemini, da Israele.net

Testata: Informazione Corretta
Data: 19 agosto 2023
Pagina: 1
Autore: Ben-Dror Yemini
Titolo: «E’ necessario protestare contro questo governo, ma è stupido (e controproducente) paragonare Israele alla Germania nazista»
E’ necessario protestare contro questo governo, ma è stupido (e controproducente) paragonare Israele alla Germania nazista
Analisi di Ben-Dror Yemini, da Israele.net

Ben Dror Yemini - Israeli Speakers Center
Ben-Dror Yemini

C’era da aspettarselo e purtroppo sta puntualmente accadendo: le più che giustificate proteste contro la riforma giudiziaria-istituzionale hanno iniziato a commettere gli errori più esasperanti. Ora è il turno di Amiram Levin: con tutto il rispetto per il suo rango di ex generale maggiore delle Forze di Difesa israeliane, il suo balzano discorso ad una recente manifestazione è l’ennesimo segnale che certi leader della protesta la stanno portando fuori strada. Forse per invidia della esile gloria ottenuta da un altro ex generale oggi parlamentare, Yair Golan, che prima di lui si è fatto una carriera politica con lo scriteriato paragone tra Israele e Germania nazista, Amiram Levin ha pensato bene di aggiungersi al festival di chi la spara più grossa. I ministri dell’attuale governo si meritano dure critiche e attacchi incisivi. Sanno che ogni giorno che passa non fa che crescere il danno da loro causato, a meno che non siano preda di un totale distacco dalla realtà. Sono consapevoli che la storia li giudicherà colpevoli di una demolizione della dignità e del rispetto di sé che in Israele non ha precedenti. Ma invece di chiamarli a rispondere per ciò di cui sono responsabili, Amiram Levin si è avventurato in un territorio strampalato e paternalistico. “Ci sono ministri – ha detto – che non sanno cosa sia la democrazia perché sono cresciuti in paesi senza democrazia”. Come, prego? La stragrande maggioranza dei leader del movimento sionista proveniva da paesi non democratici. Forse che la Polonia era democratica? O l’Ucraina, o la Russia? Dunque, di cosa diavolo sta parlando? E poi, qualunque tentativo di trovare, tra gli attuali ministri, quelli che sarebbero cresciuti in paesi non democratici andrebbe a vuoto. Mi si indichi quale di loro ha studiato e si è diplomato in Corea del Nord. In realtà, quasi tutti sono cresciuti e hanno studiato in Israele. Ma Amiram Levin non ne aveva abbastanza. 


Da sinistra: Itamar Ben Gvir (Otzma Yehudit), Benjamin Netanyahu (Likud), Bezalel Smotrich (Sionismo Religioso)

Così domenica scorsa l’astro nascente del movimento di protesta, intervistato dalla radio pubblica israeliana Kan Reshet Bet ha affermato che “le Forze di Difesa israeliane stanno diventando complici di crimini di guerra attraverso processi profondi che assomigliano a quelli accaduti nella Germania nazista”. Ora, certamente vi sono anche in mezzo a noi dei fenomeni aberranti. Ma si possono benissimo condannare senza saltare immediatamente alla Germania nazista. Oggi quasi tutti i paesi europei hanno un’estrema destra, in alcuni casi francamente neonazista, senza che quei paesi abbiano alcun controllo sui palestinesi. E si tratta di movimenti che non sono più piccoli dell’estrema destra israeliana. Non hanno alcun bisogno di occupazione e terrorismo: sono gli immigrati che gli fanno saltare i nervi. Ma in certi ambienti, qui in Israele, vige una smisurata tendenza a paragonare specificamente Israele alla Germania nazista. Non è una novità. Non credo che sia mai passato un solo anno senza che qualcuno abbia sbandierato questi paragoni infondati. Anche Ze’ev Jabotinsky e, più tardi, Menachem Begin furono accusati di hitlerismo, e l’insopportabile leggerezza con cui si fa questo genere di paragoni non è mai cessata. Questi confronti non fanno che arrecare ulteriori danni importanti. Trascurano il fatto che i palestinesi sono attualmente governati da un regime (palestinese) razzista e antisemita. Nascondono il fatto che Hamas invoca la distruzione degli ebrei e che la Jihad Islamica Palestinese è un gregario dell’Iran che porta solo devastazione e spargimento di sangue ovunque sia coinvolto. Tacciono il fatto che tra i palestinesi, come anche tra alcuni leader arabi in Israele, esiste un sostegno tacito o esplicito per l’assassinio di ebrei innocenti da parte di estremisti jihadisti che non si battono per la fine dell’occupazione, bensì per l’annientamento dello stato ebraico. Sicché, sparate come quella di Amiram Levin sono una manna per la campagna antisemita che mira a propagandare la versione secondo cui i palestinesi, eterni campioni della pace, sono vittime di quei nazisti che denunciano se stessi. Non sono solo queste le punte estreme e isolate della protesta. Anche il rifiuto di molti riservisti di prestare servizio militare rischia di essere controproducente. L’intenzione è quella di esercitare pressione sul governo. Ma al prezzo – e che prezzo! – di un duro colpo alla sicurezza del paese. Il rifiuto del servizio è giustificato quando ci si trova di fronte a un ordine palesemente illegale. Battersi contro le politiche incostituzionali del governo è necessario, ma siamo ben lontani da veri e propri ordini illegali. Tuttavia, sostengono i fautori del rifiuto, senza di esso il governo continuerà con le sue tendenze autoritarie. Ma contrariamente alle aspettative, la misura estrema del rifiuto militare riduce la natura allargata della protesta, che finora ha raccolto il sostegno di vasti settori moderati e persino ragguardevoli segmenti di elettori di destra. Il calo del sostegno trasversale, e il suo restringimento a una sola parte politica, sarebbe un colpo fatale per la protesta. Perché una protesta monopolizzata da quelli come Amiram Levin e Yair Golan e dal rifiuto del servizio militare causerebbe un danno triplo: indebolirebbe il movimento di protesta, rinsalderebbe la coalizione estrema destra-ultraortodossi e danneggerebbe l’intero paese. Invece, il rallentamento della corsa a legiferare gravi riforme istituzionali senza ampio consenso è un effetto collaterale della grande protesta (a fine marzo) a sostegno del ministro della difesa Yoav Gallant, quando enormi masse di cittadini israeliani scesero nelle piazze di tutto il paese con manifestazioni senza precedenti. Fu una protesta israeliana, non di sinistra. E fu quella protesta che mise alle corde Benjamin Netanyahu, costringendolo alla fine a confermare Yoav Gallant come ministro della difesa nonostante lo avesse appena destituito. Al contrario, il rifiuto militare ha spinto i membri esitanti del Likud a rientrare nell’ovile della coalizione. Ed esternazioni come quelle di Amiram Levin li spingeranno ancora di più. Sono un regalo a coloro che sostengono la riforma giudiziaria-istituzionale, e sono devastanti per la protesta e le sue ragioni.
(Da: YnetNews, 15.8.23)

takinut3@gmail.com

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