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La Repubblica Rassegna Stampa
18.08.2023 Ucraina, 'A Kiev sappiamo che serve trattare per ottenere pace e vittoria'
Analisi di Andriy Yermak, commento di Alberto D'Argenio

Testata: La Repubblica
Data: 18 agosto 2023
Pagina: 11
Autore: Andriy Yermak - Alberto D'Argenio
Titolo: «A Kiev sappiamo che serve trattare per ottenere pace e vittoria - I tre passi avanti dell’Ucraina verso la soluzione negoziale»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 18/08/2023, a pag.11, con il titolo “A Kiev sappiamo che serve trattare per ottenere pace e vittoria”, l'analisi di Andriy Yermak; con il titolo "I tre passi avanti dell’Ucraina verso la soluzione negoziale" il commento di Alberto D'Argenio.

Andriy Yermak: "A Kiev sappiamo che serve trattare per ottenere pace e vittoria"

Andriy Yermak held a briefing on security issues for representatives of the  Atlantic Council — Official website of the President of Ukraine
Andriy Yermak


La guerra aggressiva della Russia contro l’Ucraina è ormai un capitolo tragico e prolungato della storia moderna. Odessa, città con oltre 130 nazionalità, è la sorella di Gedda, Genova, Liverpool, Marsiglia, Istanbul, Haifa, Danzica, Erevan, Chisinau, Qingdao e Vancouver. Non vorreste mai che vostra sorella potesse solo immaginare di essere sottoposta a una cosa del genere. Ma viviamo in questa realtà e gli attacchi non sono rivolti solo ai nostri porti, ma a tutto il mondo. Un quarto di milione di tonnellate di grano destinato all’esportazione è stato distrutto. Il mondo ne ha già risentito, con un’impennata dei prezzi del grano. La ricerca della pace in Ucraina non è solitaria, ma è una sinfonia di coraggio, resilienza e fede nell’indipendenza, nella sovranità e nell’integrità territoriale. Gli ucraini, come tutte le nazioni, hanno a cuore questi valori e non possono scendere a compromessi. In Ucraina stiamo combattendo - e morendo - per questi valori condivisi. In fondo, siamo tutti legati dal nostro innato desiderio di essere liberi. La comunità internazionale è consapevole che il più grande conflitto in Europa dalla Seconda guerra mondiale ha ripercussioni negative non solo sull’Ucraina, ma sulla sicurezza, la prosperità e l’ambiente globali. I paesi del mondo devono accettare le azioni della Russia per quello che sono - illegali e distruttive - e concentrarsi sulla costruzione di una pace duratura e sostenibile. Le minacce della Russia di usare armi nucleari contro uno Stato non nucleare e le minacce alla sicurezza delle centrali nucleari, alla sicurezza energetica, gli enormi danni ambientali, la tortura di militari e civili e le deportazioni di massa sono la testimonianza dei nauseanti crimini di guerra che ci sono stati inflitti. Siamo decisi a sconfiggere l’aggressore e a liberare la nostra terra dagli invasori. Durante la nostra controffensiva abbiamo già liberato più di 270 chilometri quadrati di territorio. Ma cerchiamo anche di costruire un futuro più sicuro sia per l’Ucraina che per il mondo. Il Presidente Zelensky ha proposto la sua Formula di Pace al Vertice del G7 dello scorso novembre e da allora altri Paesi che rispettano incondizionatamente l’indipendenza, l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina si sono uniti desiderosi di attuare l’iniziativa. La Formula della pace in 10 fasi si basa sui principi chiave del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite. Pertanto, l’attuazione della Formula di Pace ne rappresenta il ripristino. Stiamo combattendo, ma siamo consapevoli che la vittoria e la pace non saranno raggiunte sul campo di battaglia da soli. Abbiamo quindi elaborato un modello in tre fasi per garantire che la Formula diventi internazionale. Che si tratti di sicurezza nucleare e alimentare o di aiutare l’Ucraina a riprendersi migliaia di bambini rapiti dalla Russia, ogni Stato può dimostrare la propria leadership. La prima fase comprende incontri con gli ambasciatori dei Paesi partecipanti in Ucraina, dedicati alla descrizione dettagliata di ogni punto della Formula. La seconda fase è costituita da incontri selezionati con i consulenti per la sicurezza nazionale per definire i meccanismi ottimali di attuazione e preparare le raccomandazioni per i leader degli Stati. La terza e ultima fase è l’attuazione di un piano congiunto da parte dei capi di Stato e di governo. I leader impegnati e coraggiosi potrebbero fare la storia. Il loro Vertice Globale per la Pace dovrebbe diventare un evento fondante degli sforzi internazionali per porre fine alla guerra in modo giusto. Questo è l’unico modo per affrontare il ricatto dell’aggressore. All’inizio di questo mese, alla riunione dei consiglieri per la sicurezza tenutasi a Gedda hanno partecipato i rappresentanti di oltre 40 Paesi, un numero tre volte superiore aquello della precedente conferenza di Copenaghen. All’ultimo incontro, 58 ambasciatori si sono riuniti a Kiev per discutere i risultati di Gedda e l’ulteriore implementazione della Formula di pace. Lo slancio e il sostegno alla Formula di pace stanno crescendo, così come l’isolamento della Russia. Il piano dell’Ucraina garantirà sicurezza e giustizia all’intera comunità internazionale, e non solo all’Ucraina. Oggi non parliamo solo della fine della guerra. Stiamo parlando del futuro. Il popolo ucraino non dimenticherà mai coloro che sono stati al suo fianco per tutto questo tempo. Coloro che - a prescindere dal livello delle relazioni precedenti - hanno sostenuto l’Ucraina nella sua giusta lotta per l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale. Quei veri e propri eroi moderni che avrebbero stabilito la pace per l’Ucraina e per il mondo. Il costo umano di questo conflitto non può essere sopravvalutato, con innumerevoli vite perse, comunità sfollate ed economie distrutte. In questo scenario desolante, la nostra Formula per la Pace emerge come unico faro di speranza.

***

Alberto D'Argenio: "I tre passi avanti dell’Ucraina verso la soluzione negoziale"

Il testo che Andriy Yermak, tra i più stretti collaboratori del presidente Zelensky, affida aRepubblica segna un passo avanti di Kiev nella ricerca della pace. Dimostra che la volontà dell’Occidente - nell’autunno 2024 stretto tra elezioni Usa e rinnovo dei vertici Ue - di chiudere il conflitto in Ucraina nei prossimi mesi nonostante mille incognite, viene accettata con serietà da Kiev. Al G7 di Hiroshima dello scorso maggio il leader ucraino aveva annunciato un vertice per la pace a luglio. Senza i russi. Su pressione di Washington e Bruxelles, Zelensky ha poi accettato di rinviare l’appuntamento, altrimenti considerato prematuro e di facciata. Quindi, sempre su impulso degli alleati, il 25 maggio a Copenaghen gli sherpa di Kiev riuniti con quelli del G7 hanno acconsentito a smussare il Piano per la pace in 10 punti del presidente ucraino, recepito dagli alleati come unico punto di partenza negoziale ma troppo massimalista. Grazie a quella riunione si è arrivati alla svolta, ovvero summit di Gedda del 5 e 6 agosto al quale hanno partecipato anche Cina e Global South, i paesi non allineati. Conquistare la loro fiducia significa costruire finalmente una piattaforma di pace condivisa da tutto il mondo. A Gedda gli ucraini hanno riscontrato una inedita freddezza cinese verso Mosca. E ora, con Yermak, sembrano allinearsi alle richieste emerse durante il vertice da tutti i partecipanti, occidentali e non. Centrale dunque è la parte del testo nel quale il capo di gabinetto di Zelensky accetta di rovesciare l’impostazione ucraina spiegando che si procederà in tre fasi: prima con riunioni tra ambasciatori a Kiev e poi tra i rappresentanti diplomatici dei leader per gettare le basi di un piano concordato. E solo dopo si organizzerà un vertice per la pace dei Capi di Stato e di governo di tutto il mondo (forse tra fine 2023 e inizio 2024). Come chiesto da mesi da Washington e Bruxelles e a Gedda da cinesi e brasiliani. Nel testo di Yermak manca tuttavia il via libera ad un’altra richiesta: accettare al tavolo anche i russi. Il punto però è teorico, visto che Putin non mostra volontà di trattare. Gli alleati speravano che la controffensiva di Kiev avrebbe spezzato la linea difensiva russa costringendo lo Zar al negoziato, ma le operazioni militari per ora non si sono rivelate decisive. E non è detto che lo diventino entro l’autunno. Ma se Putin in assenza di una rotta sul terreno dovesse ancora sottrarsi alla diplomazia, rischia di ritrovarsi davanti a un piano globale di pace firmato anche dai suoi amici, e dunque politicamente più solo. In questo scenario, toccherà ai mediatori portare il testo al Cremlino. Poi starà alla leadership russa mostrare quella serietà nella ricerca di una soluzione diplomatica al conflitto finora del tutto assente.

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