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La Stampa Rassegna Stampa
17.08.2023 Russia, il fronte del rublo
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 17 agosto 2023
Pagina: 29
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Adesso Putin teme il generale Rublo»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 17/08/2023, a pag.29 con il titolo "Adesso Putin teme il generale Rublo" il commento di Anna Zafesova.

Anna Zafesova | ISPI
Anna Zafesova

Putin could be out of power within a year, says ex-British spy - here's how  | World News | Sky News
Vladimir Putin

Il fronte del rublo viene spezzato più o meno contemporaneamente alla linea delle difese russe e apre un secondo fronte per Vladimir Putin, in una gara a chi arriva per primo a erodere le sue risorse, i carri armati ucraini o la crisi economica. L'impatto della guerra, che la propaganda del Cremlino aveva cercato per mesi di tenere lontano, si fa sentire nelle case dei moscoviti, sia con gli attacchi dei droni che fanno scattare ormai quasi quotidianamente l'allarme nella capitale russa, sia con i cartellini dei prezzi che tornano a venire cambiati al rialzo. E ancora prima del problema economico – al quale la Banca centrale russa sta cercando di rimediare, con il rialzo dei tassi e forse con il ritorno delle restrizioni valutarie per gli esportatori – il leader russo ha ora un problema politico: provare a insistere con il mantra "è tutto sotto controllo", oppure cedere alle pressioni degli ultranazionalisti come Evgeny Prigozhin, che già prima del suo ammutinamento di fine giugno chiedeva a Putin una "militarizzazione totale" dell'economia e della società russa. La svalutazione vertiginosa della moneta nazionale è la breccia più visibile procurata da quell'offensiva economica che il mondo ha mosso al regime putiniano fin dal 24 febbraio 2022, e attira l'attenzione su questo secondo fronte che qualcuno si era affrettato a considerare fallimentare (come successivamente anche la controffensiva ucraina). Le sanzioni internazionali non erano mai state progettate per far collassare immediatamente l'economia russa (obiettivo difficilmente realizzabile, soprattutto in tempi così brevi e con misure così parziali). Si trattava semmai di tentare di destare il regime dalle sue ambizioni imperiali mostrandone il prezzo, e di privarlo degli strumenti per proseguire la guerra. Un anno e mezzo dopo, con interi settori industriali devastati (come quello automobilistico) o seriamente danneggiati (come il commercio) dalle sanzioni, le manipolazioni della Banca centrale e del Comitato per la statistica – sempre più voci del bilancio russo e dei risultati settoriali vengono secretati – non riescono più a nascondere il problema di una guerra che Putin non poteva permettersi. Secondo varie stime, più del 30% delle spese dello Stato russo finisce in guerra, in varie forme (salari, propaganda, armamenti), e la voragine tra le entrate e le uscite del Cremlino non accenna a diminuire, mentre il sostegno all'economia sta prosciugando il fondo di stabilizzazione nazionale, il "tesoretto" accumulato grazie alle vacche grasse del petrolio e del gas. È evidente che il calcolo dell'Ucraina e dei suoi alleati è quello che una invasione lanciata da Mosca può finire solo quando Mosca non sarà più in grado di proseguirla. In una dittatura, lo strumento dello scontento elettorale ovviamente non esiste, ma rimane lo scontento delle élite che non riescono più a mantenere il lusso cui si erano abituate. Anche la rabbia della Russia profonda, quella che fornisce i soldati al fronte, ha però un suo prezzo: quello dei salari e dei risarcimenti ai caduti, e anche quello della repressione in caso di rivolta. Con tutte le scappatoie per aggirare le sanzioni, con tutte le triangolazioni attraverso Paesi conniventi come la Turchia o il Kyrgyzstan, con tutte le rupie e gli yuan che il Cremlino ha incassato al posto dei dollari e degli euro, il fronte economico russo non potrà resistere a lungo a una guerra che sta diventando inesorabilmente totale. Del resto, già quella Urss che Putin vorrebbe ricostruire, perse sul fronte economico della guerra fredda ancora prima di arrivare allo scontro militare.

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