Oggi, 16 agosto, non escono i giornali. IC esce ugualmente, come fa ininterrottamente da marzo 2001, con un articolo di Deborah Fait e un video a cura di Giorgio Pavoncello.
Nonostante tutto non smetteremo di danzare, cantare, manifestare in pace
Diario estivo israeliano di Deborah Fait
Nel 2011 Giulio Meotti scrisse il libro “Non smetteremo di danzare”, editore Lindau, che in copertina aveva l’immagine di tre componenti della Famiglia Fogel. Il libro racconta la tragedia che Israele vive ogni giorno nella consapevolezza che “ogni cittadino israeliano sa che può morire in qualsiasi istante, colpito dal terrorismo”. Meotti racconta le storie delle vittime di una guerra barbara condotta dal terrorismo islamico, una guerra che i media internazionali non sanno o non vogliono raccontare rendendosi così complici dei terroristi. Infatti chi legge il libro cade dalle nuvole, legge di storie mai pubblicate sui giornali, legge le testimonianze dei sopravvissuti, padri, madri, mogli, mariti, figli, fratelli e sorelle, amici e inorridisce. La Famiglia Fogel è stata massacrata nell’estate del 2011.
La famiglia Fogel
Due ragazzi palestinesi di 19 anni, riuscirono ad entrare nel villaggio di Itamar, in Samaria, si intrufolarono in una casa, armati di coltelli e compirono il massacro. Uccisero il papà, la mamma, i figli, Yoav di 8 anni, Elad di 4, Hadas di 3 mesi. Altri due bambini, che già dormivano, si salvarono perché gli assassini non si accorsero che c’era un’altra camera. Quando li catturarono si dissero dispiaciuti di non aver notato l’altra stanza perché così la strage sarebbe stata completa. La loro zia si disse fiera di loro e per le strade di Gaza balli, canti e caramelle, come da loro barbara tradizione. Israele va avanti così, di tragedia in tragedia, di strage in strage ma sempre a testa alta, con le lacrime in gola ma il sorriso sulle labbra. No, non smetteremo di danzare. No, non smetteremo di cantare e di sperare di essere lasciati in pace. Non smetteremo di amare la vita perché tutto questo ci ha permesso di resistere a 2000 anni di soprusi e di odio. Anche in questo momento molto duro per Israele, con l’antisemitismo strisciante sempre pronto a colpire, con un governo pessimo guidato da un Primo Ministro irriconoscibile, centinaia di migliaia di israeliani sono in piazza, in un turbinio di bandiere che, sventolando tutte insieme, formano una spumeggiante onda biancazzurra. Ballano e cantano, con disperazione ma sempre in pace e fratellanza. Nove mesi di manifestazioni quasi quotidiane senza che una sola vetrina sia stata rotta, senza la violenza che si vede, in casi analoghi, in ogni paese del mondo. Siamo come fratelli e sorelle che manifestano con dolore, ma anche con la gioia che dà la consapevolezza di essere insieme, contro un padre che li ha traditi e delusi. No, Non smetteremo mai di cantare, danzare e manifestare il nostro amore per Israele.