Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 15/08/2023, a pag. 14, con il titolo “Danilov: “Dagli alleati nessuna pressione. L’Ucraina non negozia con la Russia di Putin” " l'intervista di Paolo Brera.
Oleksiy Danilov
ODESSA — La controffensiva è lenta, incerta. Dopo un anno e mezzo di guerra la Russia è ancora solida, e le prossime elezioni americane potrebbero affievolire il supporto a Kiev. Il ministro degli Esteri Kuleba parla di pressioni crescenti per spingere l’Ucraina a negoziare. Sei mesi fa quando intervistammo il potente segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa ucraino, Oleksiy Danilov — uno degli uomini più vicini al presidente Zelensky — ci disse che la guerra non sarebbe durata: «Putin è ormai all’angolo».
È ancora convinto? Sfonderete le linee russe fino al mare? «Assolutamente sì. Va fatto, e nessun altro lo farà per noi».
Eppure tentano di convincervi a negoziare la fine della guerra. Vogliono proporvi uno scenario coreano? Un Paese diviso in due? «Le notizie su questa presunta pressione non sono confermate da nulla. Esistono solo su Internet. Non so se sia opera dell’esercito russo o dei troll, ma dai partner non ci è stato indicato alcun obbligo a negoziare. L’Ucraina risolverà questo problema da sola e non possono esserci negoziati con Putin. La Russia deve essere distrutta come una moderna Cartagine, non puoi lasciarti il nemico alle spalle».
Il sogno del Papa, un incontro tra Putin e Zelensky magari negli Emirati, potrebbe realizzarsi? «Se il Papa è pronto a stringere la mano all’assassino di 500 bambini ucraini, allora qualcosa di brutto e anticristiano sta sicuramente accadendo in questo mondo».
Potreste rendere più flessibile la proposta di pace di Zelensky? «Possiamo cambiare la sequenza dei numeri, se volete».
Un Donbass con sovranità ucraina ma smilitarizzato e autonomo, con garanzie Onu, rispetterebbe il concetto di “integrità territoriale”? «Non ci sarà nessun Donbass autonomo e nessuna vuota garanzia. L’autonomia della Crimea ci bastava. L’Ucraina è stufa di queste “garanzie”. Ricordate quelle del Memorandum di Budapest? La migliore garanzia di integrità territoriale sarà il ritorno completo e incondizionato di tutti i territori occupati, compresi Donetsk e Lugansk, sotto controllo delle autorità ucraine, la sconfitta russa e un potente esercito e marina».
Una Crimea ucraina “in affitto” alla Russia è plausibile? «No. Erano già nostri inquilini: molto presto pretendono di diventare proprietari di ciò che affittano».
Quindi pensate di poter vincere in battaglia contro la Russia? «Non lo pensiamo: ne siamo sicuri. Sarà sconfitta sul suolo ucraino».
Volete la liberazione del Donbass e la riconquista della Crimea, ma il fronte è praticamente stabile... «È una visione superficiale che non vede ciò che sta accadendo sul campo di battaglia. È difficile chiamare stabilità la distruzione quotidiana di una o più compagnie di russi, e delle loro retrovie; la liquidazione dei punti di comunicazione, delle armerie e dei posti di comando degli occupanti. L’esercito russo sarebbe sorpreso se definissi stabile la situazione al fronte».
A Kupyansk però avanzano i russi. Sarà la prossima Bakhmut? «Le battaglie per Bakhmut vanno avanti da più di un anno. Ogni villaggio per il quale si combatte svolge le funzioni di Bakhmut: sfinisce e consuma le forze russe, macina le loro riserve, distrugge i loro mezzi e non consente un’offensiva russa né ostacola quella ucraina. Bakhmut, Kupyansk e altre svolgono il loro compito perfettamente».
E se la controffensiva fallisse? Avete un piano B? «La situazione al fronte è in continua evoluzione, pianifichiamo tutte le opzioni».
Annunciare la controffensiva in anticipo è stato un errore? «Percepisco manipolazione in questa domanda. Quali aspettative non sono state soddisfatte? Forse quelle da serie tv, di chi vive aspettando la prossima scena d’azione? Mi può fare esempi degli ultimi 10 anni che possano essere messi a confronto per misurare il successo della controffensiva sul fronte ucraino lungo 2.500 chilometri contro uno Stato nucleare? Gli ucraini non sono mai stati sprinter. Una lunga storia in ambiente ostile ci ha insegnato a correre su lunghe distanze. La lotta per la libertà non ha tempi limite».
Ci sarà un cambio di potere, a Mosca? «Sì, è inevitabile. Il processo di disintegrazione della Russia è iniziato ed è al di là del potere umano fermarlo, le placche tettoniche sisono spostate. La cosa peggiore è che il mondo non si stia preparando all’esplosione e alla frammentazione della Russia. Alcuni in Occidente pensano erroneamente che ritardare gli aiuti militari all’Ucraina localizzi il pericolo. L’Impero russo è entrato nella fase della sua liquidazione finale, è il destino di tutte le chimere imperiali e Putin, con la disastrosa decisione di attaccare l’Ucraina, ha accelerato il processo».
Mirate ancora alle navi russe e al ponte di Kerch? A Mosca? «Tutto ciò che interferirà con la liberazione fino ai confini del 1991 dei territori occupati, in particolare della Crimea, sarà distrutto».
Le perdite ucraine sono elevate, la mobilitazione vi preoccupa? «La Difesa riceve nuovo personale secondo un programma preciso».
Sarà un altro inverno buio e freddo di bombardamenti? «L’Ucraina è sopravvissuta all’inverno più difficile della sua storia come prima a tutti gli imperi, alle guerre mondiali, all’intervento bolscevico e della Guardia Bianca, alla carestia, alle repressioni staliniste. Non ci spaventiamo».
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante