Il Museo d'Israele ospita 'La rosa e l'usignolo', prestigiosa retrospettiva dedicata all'arte Qajar Commento di Claudia De Benedetti
Testata: Shalom Data: 14 agosto 2023 Pagina: 1 Autore: Claudia De Benedetti Titolo: «Il Museo d'Israele ospita 'La rosa e l'usignolo', prestigiosa retrospettiva dedicata all'arte Qajar»
Riprendiamo da SHALOM online il commento di Claudia De Benedetti dal titolo "Il Museo d'Israele ospita 'La rosa e l'usignolo', prestigiosa retrospettiva dedicata all'arte Qajar".
Claudia De Benedetti
Il Museo d’Israele ospita fino al 31 dicembre una significativa e prestigiosa mostra temporanea intitolata ‘La rosa e l’usignolo’, curata da Liza Lurie. I visitatori possono ammirare una selezione di grande valore di opere dedicate all’arte dei Qajar, dinastia che regnò in Persia dal 1786 al 1925. Per l’allestimento delle sale sono stati utilizzate opere che fanno parte della collezione del Dipartimento di Arte e Archeologia Islamica del Museo Israele. I capolavori esposti sono riuniti per aree tematiche che richiamano alla bellezza, all’amore terreno e all’amore divino. Con radici nell'antica e opulenta tradizione persiana e con un costante interesse per la modernità, il periodo Qajar ha avuto un profondo impatto nel plasmare l'attuale cultura e l’identità nazionale dell'Iran. I motivi centrali e prevalenti del periodo Qajar sono la rosa e l’usignolo che danno il titolo alla mostra e rimandano all’ampia cornice della pittura ‘gol-o-morg’, ‘fiori e uccelli’, spesso utilizzata per abbellire i soffitti, le porte e le copertine dei libri. I pittori Mirza Baba, Sayed Mirza, Mohammad Sadeq si riunirono a corte a Tehran e fondarono una influente scuola di pittura Qajar.
Solo nel titolo, invece, c’è un invito alla lettura della fiaba ‘L’usignolo e la rosa’ di Oscar Wilde contenuta nella raccolta ‘Il principe felice e altri racconti’ in cui, come negli altri brani del libro, è ravvisabile, oltre all'intento educativo, una violenta e ironica critica verso la società vittoriana. Il Museo del Louvre Lens aveva ospitato nel 2018 la mostra ‘L’impero delle rose’ prima retrospettiva al mondo dedicata all’arte Qajar. Curatrice della mostra era stata Gwenaëlle Fellinger, mentre la scenografia era stata firmata dallo stilista Christian Lacroix. La cultura iraniana viene proposta senza voler in alcun modo interferire nelle vicende politiche dei nostri giorni, concentrandosi su un’epoca straordinariamente feconda in cui predominavano i temi dell'amore, della bellezza idealizzata e dell'erotismo, che erano diffusi in ogni opera. Interessante è anche la selezione di oggetti di design, moda e gioielli. Uno sguardo particolare e innovativo merita l’ampia selezione di fotografie, utile ad approfondire le influenze reciproche che l’arte Qajar ha avuto sulla cultura dell'Europa occidentale coeva. La fotografia debuttò in Francia nel 1839 e arrivò in Iran due anni più tardi, quando lo Scià Muhammad Shah Qajar ricevette in dono due macchine fotografiche dalla regina Vittoria della Gran Bretagna e dall'imperatore Nicola I di Russia. Lo Scià divenne sia un fotografo dilettante che un mecenate di questa nuova forma d'arte, portandola ad una notevole diffusione in Persia. Poiché il periodo Qajar è stato un ponte tra tradizione e progresso, la mostra si chiude con uno sguardo contemporaneo, attraverso le opere di tre importanti artisti di origine iraniana che vivono e lavorano all’estero, tra essi l'artista visiva Shirin Neshat, che collabora per la prima volta con un'istituzione artistica israeliana. Le opere selezionate attingono alla cultura della terra natia, con un chiaro richiamo alla realtà attuale della vita delle donne iraniane.
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