Questo governo non è eterno, con il prossimo scatterà l’effetto boomerang
Analisi di Shuki Friedman, da Israele.net
Shuki Friedman
La legge varata dalla Knesset lo scorso 24 luglio che cancella la facoltà della Corte Suprema di bloccare provvedimenti governativi in base al criterio della “ragionevolezza” non preannuncia, di per sé, la fine della democrazia. Ma il modo in cui è stata approvata mostra la volontà del governo di Netanyahu, sostenuto da ultra-ortodossi e coloni estremisti, di portare avanti il suo “colpo di stato” politico calpestando la volontà della maggioranza degli israeliani. Chi pagherà il prezzo, letteralmente “in contanti”, di questa condotta sono gli ultra-ortodossi (haredim) e i coloni estremisti in Giudea e Samaria: due correnti religioso-messianiche che riscuotono da parte di molti israeliani ben poca simpatia, quando non biasimo e ostilità. Entrambi i gruppi vengono percepiti, giustamente, come promotori di uno stravolgimento istituzionale contro l’opposizione della maggior parte degli israeliani, e se non ripenseranno un nuovo corso si troveranno di fronte a una maggioranza che cesserà del tutto di assecondare i loro perduranti privilegi economici, e forse la loro stessa esistenza.
La Corte Suprema di Israele
Gli shock subìti negli ultimi mesi hanno aperto profonde spaccature nel corpo politico israeliano. Anche se dovessero “calmarsi le acque” di questa battaglia, e il governo ritrattasse il suo intento di insistere con il sovvertimento che ha avviato, le cose non saranno mai più come prima. Questo sconvolgimento ha aperto gli occhi a molti israeliani che, finora, si concedevano il lusso di starsene immersi nella vita quotidiana tollerando, in nome della coesione e dell’unità, fazioni ideologiche che sfruttano le risorse del paese per promuovere visioni del mondo lontane dal consenso nazionale: lo stile di vita haredi (ultra-ortodosso) e l’impresa di insediamento dei coloni estremisti. Gli haredim saranno senza dubbio la prima comunità a pagare un prezzo significativo per lo sconvolgimento istituzionale attualmente in corso. I dati di base sono ben noti. Il numero degli ultra-ortodossi cresce a velocità vertiginosa. I suoi membri si sottraggono al servizio militare e godono di budget che sovvenzionano uno stile di vita caratterizzato dallo studio della Torà ma con scarsa attività lavorativa. Non supportano quasi nulla del carico fiscale israeliano e ideologicamente ripudiano lo stato laico d’Israele. Fino a poco tempo fa, la grande maggioranza degli israeliani tollerava questa situazione. A volte a denti stretti, a volte condiscendenti, continuavano a farsi carico dell’onere di garantire la sicurezza e le entrate dello stato per conto degli haredim. Gli eventi degli ultimi mesi e la condotta del governo, in piena collaborazione con i partiti haredim, probabilmente cambieranno tutto questo. Evidentemente ciechi di fronte alla realtà, ora gli ultra-ortodossi si sono spinti persino oltre proponendo una nuova Legge Fondamentale “Studio della Torah” che darebbe ai loro elettori che schivano la leva militare uno status simile a quello di coloro che prestano servizio nelle Forze di Difesa israeliane. Il primo test arriverà immediatamente. Al momento, non esiste alcuna base legale per esentare gli haredim dal servizio di leva. La prima cosa su cui la Knesset dovrà legiferare nella sua prossima sessione è una nuova legge sulla coscrizione obbligatoria, cosa che dovrà essere fatta mentre le piazze sono ancora piene di manifestanti. Di fronte a questo ennesimo passo che la maggior parte degli israeliani, quella che sopporta il fardello economico e della difesa, percepisce come ingiusto e parassita, le agitazioni delle scorse settimane potrebbe impallidire rispetto a ciò che ci attende. È vero, gli ultra-ortodossi possono fare quello che vogliono sotto l’attuale governo. Ma a meno che non si instauri una completa dittatura, ne pagheranno il prezzo pieno quando salirà in carica il prossimo governo. I budget che finanziano il loro stile di vita verranno pesantemente tagliati, cesserà il sostegno del governo agli istituti scolastici che non preparano i loro studenti a una vita produttiva, e una serie di benefici verranno negati a coloro che non prestano servizio nell’esercito o almeno nel servizio civile nazionale. Anche i coloni estremisti, la cui leadership costituisce l’estrema destra dell’attuale governo di destra che sostiene la “riforma” giudiziaria, dovrebbero mettere in conto di pagare un prezzo elevato. L’impresa degli insediamenti, nonostante la sua crescita, rimane un tema molto controverso. Vi sono israeliani che la considerano un rischio per la democrazia, altri la contestano per ragioni di sicurezza. Molti di coloro che contribuiscono a finanziarla lo fanno con riluttanza. Molti di coloro che la difendono durante il servizio di leva o da riservisti nelle Forze di Difesa lo fanno controvoglia. Sulla scia di questi ultimi mesi, i coloni estremisti e i loro leader hardal (“nazionalisti-religiosi”) sono ampiamente considerati come impegnati con determinazione contro un Israele liberal-democratico. Si ha la percezione che lo facciano sia direttamente, attraverso i disegni di legge del “colpo di stato” giudiziario, sia indirettamente a causa della crescente necessità di controllo sui palestinesi come conseguenza del processo di sviluppo degli insediamenti, un controllo che erode l’immagine di Israele come democrazia. C’è poi un altro potenziale rischio posto dallo stravolgimento giudiziario: i soldati delle Forze di Difesa israeliane potrebbero trovarsi sul banco degli imputati presso la Corte Penale Internazionale dell’Aia per le loro operazioni in Giudea e Samaria (come conseguenza dell’indebolimento della magistratura israeliana ndr). Finora, la maggior parte degli israeliani ha sopportato questa situazione. Fatta eccezione per gruppi marginali di “obiettori”, i tanti israeliani di sinistra e di centro hanno continuato comunque a prestare servizio. Il rifiuto di prestare servizio nei territori è stato marginale. C’è una significativa possibilità che anche questo cambi. La rabbia suscitata dalla determinazione dei leader del sedicente “sionismo religioso” a calpestare l’Israele liberale si tradurrà in un boomerang sull’impresa a loro più cara: gli insediamenti. Ciò assumerà, a breve termine, la forma del rifiuto di prestare servizio, e in tagli di bilancio e blocco dello sviluppo una volta che il governo sarà cambiato. Qualunque cosa si pensi del prezzo che dovranno pagare gli ultra-ortodossi e i coloni estremisti, nulla di tutto questo è di buon auspicio per la società israeliana. La condotta rapace di questo governo, che ha creato profondi baratri tra di noi, può finire per infliggere danni alle varie comunità israeliane e ai loro stili di vita. E potrebbe causare ulteriori danni alle Forze di Difesa e rendere gli israeliani meno disposti a quella “responsabilità reciproca” che è così essenziale per la nostra sopravvivenza.
(Da: Jerusalem Post, 4.8.23)