Le forze ucraine Alpha La controffensiva passa dall'elettronica
Testata: Il Foglio Data: 10 agosto 2023 Pagina: 8 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «I cecchini hi-tech di Kyiv»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 10/08/2023, a pag.8, l'articolo "I cecchini hi-tech di Kyiv".
Alcune delle Forze speciali d’élite ucraine operano un po’ più indietro rispetto alla linea del fronte – con visori per la realtà virtuale che permettono la visione dall’alto tramite drone. L’anno scorso c’era ancora la possibilità di intrufolarsi di notte all’interno del territorio occupato dai russi per eliminare gli obiettivi nemici. Ora, a causa degli estesi campi minati e le fortificazioni della difesa russa che bloccano la vasta controffensiva ucraina, un veicolo aereo senza equipaggio e armato di esplosivi può eseguire operazioni anche di giorno. Il mese scorso una squadra composta da tre persone ha diretto manualmente un drone per colpire un gruppo di antenne posizionate su una torre a Polohy, una città occupata dalle truppe russe nella regione ucraina di Zaporizhzhia. I russi usavano un sistema offensivo elettronico per rovinare il lavoro dei razzi ucraini a guida satellitare. Il drone, fatto di un materiale simile al polistirolo e costato 1.500 dollari, è stato fatto schiantare contro una delle antenne, ed è esploso dopo il contatto. La capacità di disturbo dei russi è stata improvvisamente interrotta, e gli ucraini hanno poi distrutto la torre con un missile Himars fornito dagli Stati Uniti. Il missile ha colpito la struttura con il tipo di precisione su cui gli ucraini hanno fatto affidamento durante la resistenza di 17 mesi per cacciare gli occupanti russi. Ma se il drone non avesse disattivato prima una delle antenne, il missile Himars avrebbe probabilmente mancato il bersaglio. Questo genere di operazioni sono diventate il marchio di fabbrica delle forze speciali come la divisione “A”, o Alpha, dell’Sbu, il Servizio di sicurezza ucraino, che di recente ha concesso ai giornalisti del Washington Post l’accesso alle sue squadre che danno supporto alle regolari brigate militari impegnate nella controffensiva ucraina, che ora si estende in tutto il sud-est del paese. La natura di questa guerra – combattuta per lo più a distanza con l’artiglieria e con le due parti separate da campi minati – ha costretto le azioni delle Forze speciali tradizionali a cambiare le tattiche segrete che usavano più spesso all’inizio del conflitto. Ora, i combattimenti si svolgono in gran parte tramite la tecnologia, compresa una vasta gamma di droni kamikaze, diretti da soldati esperti a distanza di sicurezza – un rapporto rischio-ricompensa preferibile rispetto all’intrufolarsi dietro le linee russe. “Qual è il problema di andare oltre le linee nemiche? Il fatto che sia tutto minato”, dice Oleh, primo vicedirettore delle forze Alpha, che, come altri in questa storia, ha chiesto di essere identificato solo con il suo nome di battesimo per motivi di sicurezza. “E’ quasi impossibile andare da qualche parte di nascosto. Bisogna usare un qualche tipo di attrezzatura per lo sminamento. Questo significa che sei subito identificato”. Il lavoro delle unità Alpha spiega le prime sfide della controffensiva ucraina: i minimi progressi sono stati fatti a fatica, mentre i russi hanno preparato per mesi le loro difese. I soldati Alpha sono addestrati a fare di tutto, dal lancio di missili anticarro all’uso di sistemi mobili di difesa aerea. I loro cecchini sono considerati i migliori in Ucraina. Ma ultimamente tutti si sono concentrati sui droni, dato che i loro obiettivi sono diventati più difficili da raggiungere. Le difficoltà dei combattenti Alpha mostrano anche le grandi sfide che l’esercito ucraino deve affrontare a tutti i livelli – perfino tra le sue unità più elitarie ed efficaci – quando si scontra con i soldati russi che hanno avuto il tempo di prepararsi e adattarsi in seguito ai numerosi passi falsi dello scorso autunno, quando l’Ucraina ha riconquistato ampie porzioni di territorio nelle regioni di Kharkiv e Kherson. La linea del fronte orientale, vicino alla città assediata di Bakhmut, è meno minata rispetto ad altri campi della regione meridionale di Zaporizhzhia. Ma è ancora difficile avvicinarsi ai russi. Recentemente, una squadra di combattenti è riuscita ad aprire un ingresso “relativamente poco profondo” nel territorio nemico lì vicino, e 14 di loro sono rimasti feriti, dice Oleh. “E con le nostre risorse, una perdita di 14 persone è enorme”, dice Oleh. “Sì, anche il nemico subisce delle perdite. Ma ancora una volta, le nostre perdite sono appropriate in queste condizioni e sono giustificate? Non posso utilizzare queste 14 persone in altre operazioni nel prossimo futuro”. “Le cose che si potevano fare un anno e mezzo fa o un anno fa, che abbiamo fatto e che erano relativamente sicure, oggi dobbiamo valutarne con attenzione l’opportunità”, ha aggiunto. Il principale servizio di sicurezza interna dell’Ucraina, l’Sbu, ha creato la sua divisione Alpha nel 1994 con un’attenzione particolare alle operazioni antiterrorismo. Il lavoro è ancora in corso, ma in tempo di guerra si sono aggiunte altre attività. Il capo dell’Sbu, Vasyl Maliuk, ha da poco confermato che i suoi specialisti sono i responsabili dell’attacco al ponte di Crimea dello scorso anno, un attacco importante che ha temporaneamente interrotto una via di rifornimento chiave per la Russia. Secondo un funzionario ucraino, che ha parlato a condizione di anonimato, l’unità sarebbe anche dietro ai recenti attacchi con droni marittimi alla flotta russa del Mar Nero. Quando i russi stavano cercando di conquistare Kyiv, il compito principale dell’unità Alpha era quello di proteggere il governo e i suoi leader, compreso il presidente Volodymyr Zelensky, dice Oleh. Che dall’anno scorso, però, trascorre la maggior parte del tempo a Zaporizhzhia, dove supervisiona le unità Alpha impegnate nel principale obiettivo della controffensiva ucraina: interrompere il corridoio terrestre tra Russia e Crimea. L’Alpha è selettiva: per entrare, bisogna superare un test di idoneità, un poligrafo e un esame psicologico. Gli sforzi per ampliare il reclutamento durante la guerra per formare un’unità d’assalto separata hanno prodotto solo 80 nuovi membri, dice Oleh. Come le altre forze speciali, le squadre Alpha talvolta svolgono le stesse funzioni delle brigate militari regolari, come per esempio manovrare un obice. Ma i loro compiti sono per lo più svolti in piccoli gruppi, con l’obiettivo di infliggere alte perdite al nemico usando meno risorse. L’intera divisione Alpha ha un solo cannone d’artiglieria, un L119 britannico da 105 mm che si trova attualmente nella regione di Zaporizhzhia, usato da un gruppo che si fa chiamare “Tiger Woods”, perché i suoi colpi sono precisi come quelli del golfista americano. In una base vicino alla città di Orikhiv, i militari hanno un’immagine satellitare della pianura di Zaporizhzhia divisa in quadrati. Spesso i combattimenti, dicono, si svolgono nelle sottili linee di alberi che separano ogni campo. E’ lì che i russi hanno le loro postazioni e nascondono le armi. A causa della fitta rete di mine, gli ucraini avanzano lentamente, a piedi. Qui, a sud di Orikhiv, si sono spostati per più di due miglia sin dall’inizio della controffensiva all’inizio di giugno, dicono i soldati Alpha. Recentemente un gruppo di soldati si è avvicinato a una linea di trincea russa che pensavano fosse abbandonata. Quando hanno iniziato a percorrerla, si sono resi conto che la trincea era piena di mine. Tutti e cinque gli ucraini sono rimasti feriti dalle esplosioni e i russi, che si erano nascosti lì vicino, hanno iniziato a sparare uccidendo quattro di loro. Un soldato ferito è fuggito dopo che altre unità ucraine hanno iniziato a loro volta a sparare contro la trincea. Erano stati in grado di assistere all’imboscata dei loro compagni grazie a un drone di ricognizione. “Le mine sono ovunque attorno alle trincee”, dice Ilya, un ufficiale dell’unità di artiglieria di Alpha. “Prima quei territori devono essere bonificati dall’artiglieria, poi partono i gruppi d’assalto. Se il gruppo d’assalto incontra resistenza, si torna all’artiglieria e poi ai gruppi d’assalto. Molto lentamente. Ma a oggi questa è la nostra realtà”. Piuttosto che con i campi minati, i maggiori successi di Alpha sono stati ottenuti con i droni kamikaze, che variano per dimensioni e costi. La squadra di tre persone che ha distrutto la torre dell’antenna si concentra su obiettivi legati alla capacità di disturbo dei russi e alle infrastrutture di comunicazione. Un secondo gruppo che lavora nella regione di Zaporizhzhia di recente ha usato un drone kamikaze Ram II prodotto in Ucraina, che somiglia a un piccolo aereo grigio con un’elica sul retro e può volare fino a 25 miglia. La divisione Alpha solo quest’anno ha danneggiato o distrutto più di 322 carri armati e veicoli blindati, 48 sistemi di artiglieria e 65 oggetti di equipaggiamento speciale, comprese armi per offensiva elettronica, dice Oleh, il vicedirettore. Ma “ora è più difficile”, spiega Pasha, che dirige l’unità Alpha che lancia i droni kamikaze Ram II. A partire dall’anno scorso, i russi hanno iniziato a usare un sistema di guerra elettronica chiamato Pole-21 che silenzia completamente la navigazione satellitare su un’area fino a 150 chilometri quadrati. Ciò significa che “voliamo in base a punti di riferimento, non possiamo usare il Gps qui”, dice Pasha. E spesso, proprio quando il drone potrebbe avere un obiettivo in vista, il segnale si oscura a causa delle operazioni di disturbo dei russi. Per questo i sistemi di guerra elettronica russi sono stati presi di mira. “Abbiamo mezzi molto precisi”, dice Pasha. “I militari ci danno un obiettivo da colpire e solo allora, se non riusciamo a colpirlo, lo trasferiscono all’Himars o all’artiglieria, perché l’artiglieria potrebbe non colpire affatto e anche l’Himars ha dei margini di fallimento. Se l’offensiva elettronica funziona, potrebbe anche non colpire il bersaglio”. Mentre si preparavano alla controffensiva ucraina, i russi hanno concentrato un maggior numero di sistemi di guerra elettronica nella regione di Zaporizhzhia, dice Pasha. E questo gli ha fatto desiderare un cambio di scenario. “Ci piaceva di più lavorare nella regione di Donetsk”, ha detto Pasha a Oleh. “Lì ci sono più obiettivi. Lì si lavora di più e ci sono meno contromisure elettroniche… Quest’area è la più fortificata. E loro sono praticamente in un vicolo cieco della difesa”. “Allora lavoriamo qui per l’ultimo giorno, poi sarai trasferito lì”, gli disse Oleh. “Nessun problema”, disse Pasha. “Abbiamo bisogno di risultati – per distruggere il nemico”. Un gruppo di cecchini Alpha vicino alla città orientale di Bakhmut ha raccontato che anche lì i russi si sono trincerati nelle loro difese, rendendo difficile identificare gli obiettivi. I russi “arrivano alle loro posizioni al mattino e non lasciano il rifugio fino alla notte”, dice Felix, uno dei cecchini di Alpha. La sua unità non svolge il tradizionale lavoro di cecchino dall’inizio di maggio, dice, e nel frattempo si è concentrata sulla ricognizione. L’anno scorso c’erano più opportunità, dice. Quando la sponda occidentale della regione di Kherson era ancora occupata, Felix e altri due della sua unità di cecchini avevano ricevuto informazioni su un comandante militare russo dalla gente che viveva in un villaggio occupato. Avevano studiato il pascolo delle mucche nei campi, appuntandosi le aree che non sembravano essere minate. Poi, nottetempo, il gruppo ha attraversato il fiume Inhulets a piedi, è entrato silenziosamente in territorio nemico e piantato mine Mon-90 sulla strada vicino alla sua auto prima di ritirarsi, dice Felix. “E’ stato identificato a causa del suo veicolo”, dice Felix. “Dato che era il capo, l’auto doveva essere la più bella e così è stato”. Poi il gruppo ha aspettato l’occasione giusta per far esplodere l’esplosivo a distanza. “Dopo che è stato neutralizzato, c’è stato un momento di panico tra di loro. Erano un po’ giù di morale”, dice Felix ridendo. Che si rammarica del fatto che lo stesso tipo di missione non sarebbe possibile oggi, perché i russi hanno minato più intensamente tutto ciò che si trova davanti ai loro avamposti. “E’ un po’ più rischioso”, dice Felix.
Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante