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La Repubblica Rassegna Stampa
05.08.2023 La Wagner è un bluff
Analisi di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 05 agosto 2023
Pagina: 13
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Ma lo scontro armato può svelare che la Wagner è solo un bluff»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 05/08/2023, a pag. 13, l'analisi di Daniele Raineri dal titolo "Ma lo scontro armato può svelare che la Wagner è solo un bluff".

Festival Internazionale del Giornalismo
Daniele Raineri

Wagner 'does not exist': Why Putin claims a rift in the mercenary group |  CNN

I russi della Wagner in Africa non sono temibili come si pensa. Stati Uniti e Francia aiuteranno a scalzare i golpisti nigerini con intelligence e logistica. Mali e Burkina Faso si sono schierati dalla parte dei golpisti ma a malapena riescono a tenere a bada la guerriglia islamista in casa loro. I tuareg, un gruppo etnico molto numeroso nella regione, per adesso sono un’incognita ma sono in ottimi rapporti con il presidente-ostaggio nigerino Bazoum. Sono alcuni dei fattori da considerare in queste ore, alla vigilia della scadenza dell’ultimatum ai generali golpisti del Niger da parte di alcuni Paesi di Ecowas, l’unione economica degli Stati africani. Se i generali ribelli non restituiranno il potere al presidente Bazoum ci potrebbe essere l’intervento militare di un contingente di Ecowas – che dal punto di vista pratico vuol dire: una spedizione di soldati e mezzi blindati dalla Nigeria, il Paese più popoloso e meglio armato della regione, e dal Senegal verso la capitale del Niger. La spedizione potrebbe anche non esserci, perlomeno subito, perché prima dall’una e dall’altra parte si vuole trattare e in questo momento la Nigeria e altri Stati africani hanno già adottato misure punitive molto forti, come il blocco dell’elettricità e il blocco delle rotte commerciali che dal Niger vanno verso la costa atlantica. C’è da vedere se sono misure abbastanza forti da convincere i militari nigerini a cambiare idea. È sperabile che si pensi a uno scenario Gambia 2017, quando la sola minaccia dell’intervento dall’esterno fu abbastanza per mettere in riga un presidente sconfitto alle elezioni che non voleva cedere il potere. In questi giorni i golpisti nigerini hanno contattato la compagnia di mercenari russi Wagner, per ottenere aiuto in caso di guerra contro Nigeria e Senegal. Gli uomini di Prigozhin ormai godono di uno status quasi leggendario di combattenti efficientissimi, ma se anche fosse vero – e non lo è – sono pochi in quella parte di mondo. Il distaccamento più numeroso è in Mali, dove secondo intercettazioni che risalgono a febbraio il loro numero èsalito da mille a milleseicento. Nella Repubblica centrafricana il contingente Wagner è di «alcune centinaia di uomini». Abbastanza per controllare un aeroporto e un altro paio di punti-chiave di una città oppure per compiere raid contro villaggi isolati, non per vincere una guerra transafricana – anche se tutti andassero a difendere Niamey domani. Sono già stati sconfitti di recente nella regione: è successo in Libia nel 2019, quando dovettero abbandonare di corsa le loro posizioni attorno a Tripoli durante la guerra civile, e anche a oriente in Mozambico, dove le loro operazioni antiguerriglia contro i fanatici dello Stato islamico finirono dopo un paio di imboscate disastrose. «Chiedere l’aiuto della Wagner non ha un valore militare per i golpisti – dice aRepubblica Wassim Nasr, analista di solito bene informato sul Sahel – ma ha un valore politico. È come dire: se vi mettete contro la Wagner, state facendo una scelta di campo internazionale molto deliberata, con tutte le conseguenze che ne derivano. Per questo la Wagner, anche se irrilevante, è comunque un deterrente. C’è anche da contare questo però: è sicuro che la Nigeria e i suoi alleati se decideranno di intervenire in Niger avranno aiuti per quel che riguarda la logistica e l’intelligence da parte di Stati Uniti e Francia». Il presidente nigeriano Bola Tinubu vuole imporsi sulla scena internazionale come politico capace e decisionista, potrebbe considerare la crisi come un’opportunità. Ha una posizione di principio molto dura contro i golpe negli Stati africani e aveva appena detto il 9 luglio che «dobbiamo stare saldi dalla parte della democrazia. Non ci sono governo, libertà e stato di diritto senza la democrazia». Ieri ha chiesto al Senato sostegno in caso di guerra e ha incassato il sostegno diplomatico dell’Algeria, che ha dichiarato di respingere «il colpo di Stato contro il presidente legittimo del Niger» e ha chiesto il suo ritorno. Nasr dice di non aspettarsi – nel caso – una guerra lunga. «Sarà piuttosto veloce considerate le forze in campo». Il Niger, per fare un esempio, non ha carri armati. Il contingente Ecowas sulla carta ne ha cinquecento. Mali e Burkina Faso hanno dichiarato che considereranno un attacco contro il Niger come un attacco contro di loro, ma anche loro sono paralizzati – come tutti gli Stati del Sahel – dalla guerra in casa contro i gruppi legati allo Stato islamico e al Qaeda. C’è poco spazio per missioni militari all’estero. Nel Burkina Faso gli estremisti controllano il 40% del territorio. E ieri lo Stato islamico ha attaccato un convoglio di camion militari dell’esercito maliano che stava andando in Niger e le perdite, secondo fonti locali, sono alte.

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