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La Repubblica Rassegna Stampa
04.08.2023 Aleksej Navalny ai russi: 'Non lasciatevi intimidire da Putin'
Analisi di Rosalba Castelletti

Testata: La Repubblica
Data: 04 agosto 2023
Pagina: 14
Autore: Rosalba Castelletti
Titolo: «Navalny, appello ai russi nel giorno della sentenza: “Non lasciatevi intimidire”»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 04/08/2023, a pag.14, l'analisi di Rosalba Castelletti dal titolo "Navalny, appello ai russi nel giorno della sentenza: “Non lasciatevi intimidire” ".

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Rosalba Castelletti

Chi è Alexei Navalny, il più famoso oppositore di Putin
Aleksej Navalny

MOSCA — Tra qualche ora nella colonia penale di massima sicurezza IK-6 di Melekhovo, 250 chilometri a Est di Mosca, verrà letta l’ennesima sentenza contro Aleksej Navalny. «Una condanna gigantesca. Una pena “stalinista”, come si suol dire», l’ha definita in un testo diffuso online lo stesso oppositore russo che prevede altri 18 anni di carcere o «giù di lì» che andranno a sommarsi agli undici e mezzo che sta già scontando per «frode» e altre accuse giudicate «politiche». «La formula per calcolarla è semplice: la richiesta del pubblico ministero meno il 10-15%», ha scritto. E la procura stavolta ha chiesto vent’anni per “estremismo” e altre cinque diverse imputazioni, come “riabilitazione del nazismo”. Ma in vista c’è anche un nuovo processo per “terrorismo” che potrebbe comportare persino l’ergastolo. Tutti pretesti secondo l’oppositore per tenerlo dietro alle sbarre il più a lungo possibile. Ma anche per «intimidire» i russi. «Quando verrà annunciata la pena, per favore non manifestate solidarietà a me e ad altri prigionieri politici urlando: “Come ai tempi di Stalin”. È meglio se vi fermate a riflettere sul perché sia necessaria una pena esemplare colossale. Il suo scopo principale è intimidire. Voi, non me… Bisogna stordirvi, intimidirvi. La severità della sentenza punta a cancellare dalla vostra mente qualsiasi pensiero di resistenza», ha scritto l’attivista 47enne. Che hai poi lanciato un appello: «Quando verrà annunciata la sentenza, per favore, concentratevi su un solo pensiero, davvero importante: che cos’altro posso fare personalmente per resistere? Per impedire ai furfanti e ai ladri del Cremlino di distruggere il mio Paese e il mio futuro? Che cosa posso fare, soppesando e assumendomi tutti i rischi e tenendo conto di tutte le circostanze?». Quello che conta, sostiene Navalny, è «fare qualcosa», che sia parlare coi vicini, distribuire volantini, sostenere i prigionieri politici, scrivere sui muri opartecipare a una manifestazione. «Non c’è vergogna nella scelta di resistere nella maniera più sicura. C’è vergogna nel non fare nulla». Sopravvissuto a stento nell’agosto 2020 a un avvelenamento con l’agente nervino Novichok di cui ha incolpato il Cremlino e incarcerato nel gennaio 2021 al suo ritorno dalle cure in Germania, soltanto nell’ultimo anno e mezzo Navalny è stato confinato in isolamento 17 volte con le giustificazioni più ridicole. L’ultima volta a fine luglio per «non essersi presentato correttamente». I 13 giorni di confino scadranno propriooggi, giorno della sentenza. Nei mesi di prigionia, Navalny ha perso peso ed è finito più volte in infermiera senza però ricevere cure adeguate tanto che Ruslan Shaveddinov, tra i suoi più stretti collaboratori, tempo fa in un’intervista con Repubblica ha lanciato l’allarme: «Lo stanno uccidendolentamente».Le nuove accuse di estremismo riguardano le attività della sua Fondazione anti-corruzione (Fbk), chiusa nel 2021 perché dichiarata “estremista”, etichetta che in Russia è stata affibbiata anche a organizzazioni terroristiche come Al Qaeda o lo Stato Islamico. La persecuzione giudiziaria, sostiene Navalny, è un tentativo di «intimidire milioni, imprigionando centinaia». Dietro le sbarre non c’è solo lui. Vladimir Kara-Murza, infaticabile promotore delle sanzioni contro la Russia, è stato condannato a 25 anni di carcere per “alto tradimento”. Ilja Jashin, delfino del liberale Boris Nemtsov ucciso nel 2015 sul ponte del Cremlino, sta scontando otto anni e mezzo per aver parlato di Bucha. Sono soltanto la punta dell’iceberg dei sommersi. «Se una persona su dieci tra quanti sono indignati per la corruzione di Putin e dei suoi funzionari scendesse in piazza, il governo cadrebbe domani. Se quanti sono contrari alla guerra scendessero in piazza, fermerebbero immediatamente il conflitto. Ma è una pia illusione. Non funziona così. Qualcuno deve farlo per primo e farlo per primo spaventa. La Russia non è un’eccezione», ha ammesso Navalny. Uno che non ha avuto paura di essere il primo.

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