Sull’islam anche la Danimarca preferisce la sicurezza alla libertà Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 02 agosto 2023 Pagina: 2 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Sull’islam anche la Danimarca preferisce la sicurezza alla libertà»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 02/08/2023, a pag. 2, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo “Sull’islam anche la Danimarca preferisce la sicurezza alla libertà”.
Giulio Meotti
Roma. “In Danimarca e in tutto l’occidente la gente preferisce la sicurezza alla libertà”. Così Flemming Rose, il giornalista danese che nel 2006 commissionò le vignette su Maometto. E ancora una volta, Copenaghen è teatro del caos sulla libertà di dissacrare l’islam, con i provocatori che hanno bruciato il Corano davanti alle ambasciate della città. Il quotidiano Politiken, il più importante del paese, si è opposto al possibile divieto dei roghi del libro sacro dell’islam: “Bruciare il Corano non dovrebbe essere vietato”. “Le immagini del Corano in fiamme sono ripugnanti. Ma non dobbiamo cambiare la nostra legislazione perché alcuni regimi dispotici – che non hanno il minimo rispetto nemmeno per i diritti umani più elementari -– minacciano gli interessi di esportazione delle imprese”. Dalla Francia interviene Charlie Hebdo: “La pratica è piuttosto rabbrividente ed è difficile associarla a qualsiasi diritto o principio democratico. Quando però, nel 2019, nella provincia canadese dell’Ontario, una trentina di scuole avevano organizzato ‘cerimonie di purificazione con il fuoco a scopo didattico’ di libri ritenuti ‘offensivi’, tutti i ‘progressisti’ del paese – il primo ministro, Justin Trudeau, in testa – lo aveva trovato selvaggiamente inclusivo… Ciò che quindi genera tanti commenti qui non è il fatto che stiamo bruciando un libro, ma che stiamo bruciando il Corano. Se qualche pazzoide si piantasse davanti alla casa natale di Karl Marx per bruciare ‘Il Capitale’, nessuno a sinistra alzerebbe un sopracciglio. Brucia una pagina del Corano, ed eccola in subbuglio, che grida all’islamofobia e all’odio. E con essa governi, dignitari politici e religiosi, intellettuali, folle manipolate ai quattro angoli del pianeta. Il Corano è l’unico libro che, divampando a Stoccolma, accende incendi in Turchia, Iraq, Iran, Pakistan, Arabia Saudita, Kuwait, Emirati arabi uniti, Indonesia, Marocco, Egitto, Siria… E tutta la terra smette di respirare”. Ma alla posizione di principio di Politiken non sembra però credere davvero qualcuno, mentre si parla di una legge a protezione del Corano. Basta vedere la fine che hanno fatto i protagonisti delle vignette danesi del 2006. Carsten Juste, che da direttore del giornale danese Jyllands-Posten pubblicò le vignette su Maometto, ha chiesto scusa e lasciato il giornalismo. Rose, il redattore che commissionò le caricature, ha visto i Talebani offrire una taglia a chi lo ucciderà, ha rassegnato le dimissioni e pubblicato un libro dal titolo eloquente: “La tirannia del silenzio”. Kurt Westergaard, il vignettista della più famosa delle caricature, è morto nella sua casa-bunker dove hanno cercato di assassinarlo. Circondata da una barriera di filo spinato, sbarre, lastre metalliche e telecamere che circondano per un chilometro il giornale, la redazione del Jyllands è protetta dallo stesso meccanismo delle chiuse dei fiumi. Si apre una porta, entra una macchina, la porta si richiude e si apre quella di fronte. Numerosi dipendenti del quotidiano hanno dovuto lasciare il giornale a causa dello stress psicologico. I loro colleghi in questi giorni non se la sono sentita di difendere la libertà. “Il benessere dei dipendenti e dell’azienda è al di sopra del prezioso principio della libertà di espressione”, annunciò due anni fa il Jyllands-Posten per non voler ripubblicare le caricature del Profeta dell’islam nei giorni in cui Charlie Hebdo le ripropose in prima pagina. “Osiamo essere onesti: è troppo pericoloso. La decisione si basa sulla paura di ciò che potrebbe accadere”. Come biasimarli?
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