venerdi 11 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
02.08.2023 Sull’islam anche la Danimarca preferisce la sicurezza alla libertà
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 02 agosto 2023
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Sull’islam anche la Danimarca preferisce la sicurezza alla libertà»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 02/08/2023, a pag. 2, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo “Sull’islam anche la Danimarca preferisce la sicurezza alla libertà”.

Informazione Corretta
Giulio Meotti

Ouverture d'une mosquée pour femmes au Danemark | TV5MONDE - Informations

Roma. “In Danimarca e in tutto l’occidente la gente preferisce la sicurezza alla libertà”. Così Flemming Rose, il giornalista danese che nel 2006 commissionò le vignette su Maometto. E ancora una volta, Copenaghen è teatro del caos sulla libertà di dissacrare l’islam, con i provocatori che hanno bruciato il Corano davanti alle ambasciate della città. Il quotidiano Politiken, il più importante del paese, si è opposto al possibile divieto dei roghi del libro sacro dell’islam: “Bruciare il Corano non dovrebbe essere vietato”. “Le immagini del Corano in fiamme sono ripugnanti. Ma non dobbiamo cambiare la nostra legislazione perché alcuni regimi dispotici – che non hanno il minimo rispetto nemmeno per i diritti umani più elementari -– minacciano gli interessi di esportazione delle imprese”. Dalla Francia interviene Charlie Hebdo: “La pratica è piuttosto rabbrividente ed è difficile associarla a qualsiasi diritto o principio democratico. Quando però, nel 2019, nella provincia canadese dell’Ontario, una trentina di scuole avevano organizzato ‘cerimonie di purificazione con il fuoco a scopo didattico’ di libri ritenuti ‘offensivi’, tutti i ‘progressisti’ del paese – il primo ministro, Justin Trudeau, in testa – lo aveva trovato selvaggiamente inclusivo… Ciò che quindi genera tanti commenti qui non è il fatto che stiamo bruciando un libro, ma che stiamo bruciando il Corano. Se qualche pazzoide si piantasse davanti alla casa natale di Karl Marx per bruciare ‘Il Capitale’, nessuno a sinistra alzerebbe un sopracciglio. Brucia una pagina del Corano, ed eccola in subbuglio, che grida all’islamofobia e all’odio. E con essa governi, dignitari politici e religiosi, intellettuali, folle manipolate ai quattro angoli del pianeta. Il Corano è l’unico libro che, divampando a Stoccolma, accende incendi in Turchia, Iraq, Iran, Pakistan, Arabia Saudita, Kuwait, Emirati arabi uniti, Indonesia, Marocco, Egitto, Siria… E tutta la terra smette di respirare”. Ma alla posizione di principio di Politiken non sembra però credere davvero qualcuno, mentre si parla di una legge a protezione del Corano. Basta vedere la fine che hanno fatto i protagonisti delle vignette danesi del 2006. Carsten Juste, che da direttore del giornale danese Jyllands-Posten pubblicò le vignette su Maometto, ha chiesto scusa e lasciato il giornalismo. Rose, il redattore che commissionò le caricature, ha visto i Talebani offrire una taglia a chi lo ucciderà, ha rassegnato le dimissioni e pubblicato un libro dal titolo eloquente: “La tirannia del silenzio”. Kurt Westergaard, il vignettista della più famosa delle caricature, è morto nella sua casa-bunker dove hanno cercato di assassinarlo. Circondata da una barriera di filo spinato, sbarre, lastre metalliche e telecamere che circondano per un chilometro il giornale, la redazione del Jyllands è protetta dallo stesso meccanismo delle chiuse dei fiumi. Si apre una porta, entra una macchina, la porta si richiude e si apre quella di fronte. Numerosi dipendenti del quotidiano hanno dovuto lasciare il giornale a causa dello stress psicologico. I loro colleghi in questi giorni non se la sono sentita di difendere la libertà. “Il benessere dei dipendenti e dell’azienda è al di sopra del prezioso principio della libertà di espressione”, annunciò due anni fa il Jyllands-Posten per non voler ripubblicare le caricature del Profeta dell’islam nei giorni in cui Charlie Hebdo le ripropose in prima pagina. “Osiamo essere onesti: è troppo pericoloso. La decisione si basa sulla paura di ciò che potrebbe accadere”. Come biasimarli?

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT