Golpe in Niger, l'ultima carta di Putin è destabilizzare l'Africa Analisi di Gianni Vernetti
Testata: La Repubblica Data: 31 luglio 2023 Pagina: 25 Autore: Gianni Vernetti Titolo: «Un’iniziativa Ue per il Niger»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 31/07/2023, a pag.25, con il titolo "Un’iniziativa Ue per il Niger" l'analisi di Gianni Vernetti.
Gianni Vernetti
Il colpo di Stato in corso in Niger con il legittimo presidente, Mohamed Bazoum, ancora asserragliato nella sua residenza presidenziale, rende necessaria e urgente una tempestiva reazione politica e diplomatica dell’Europa, a partire dai Paesi più esposti nel Mediterraneo e più coinvolti nella regione sub-sahariana: Italia, Francia e Spagna. Come ha rilevato il direttore Molinari nell’editoriale di ieri su questo giornale, la posta in gioco in Niger è molto alta e riguarda direttamente la sicurezza dell’intero scacchiere del Mediterraneo e tutta l’Europa. La posizione centrale del Niger nell’Africa sub-sahariana lo rende strategico per il contrasto alla residua, ma non scomparsa, insorgenza jihadista, quanto alla lotta contro la tratta di esseri umani dal continente africano verso il continente europeo. Questo è il motivo per il quale l’Italia ha promosso dal settembre del 2017 la Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (Misin) che oggi vede impegnati 350 militari italiani in attività di formazione dell’esercito del Niger ed in numerose iniziative di contrasto al terrorismo ed al traffico di esseri umani.
La missione italiana ha affiancato la storica presenza francese nel Paese sub-sahariano (oggi ancora presente in Niger con un contingente di oltre mille uomini), insieme al crescente ruolo della Spagna nel continente africano, come ben indicato da Pedro Sánchez quando, nel penultimo vertice dell’Alleanza Atlantica a Madrid, ha esortato gli alleati a non lasciare scoperto il fronte Sud dell’alleanza stessa ed a fare dell’Africa una vera priorità. Ma quanto sta accadendo in queste ore complica ulteriormente un quadro già estremamente complesso. La manifestazione di ieri a Niamey di fronte all’ambasciata francese con le bandiere russe, unitamente all’immediata disponibilità del per nulla smobilitato Evgeny Prigozhin di inviare in Niger mille mercenari della Wagner, conferma uno schema già testato con successo da Mosca a Bamako e Ouagadougou. La Federazione Russa, indebolita politicamente e militarmente nelle pianure dell’Ucraina e con una statura politica e diplomatica globale ridotta al lumicino, gioca l’unica carta che le è rimasta contro l’Occidente: l’esportazione del terrorismo e dell’instabilità in diverse aree strategiche del pianeta, cruciali per la sicurezza della catena di approvvigionamento dei minerali, per il contrasto al jihadismo ed alla tratta degli esseri umani. Il fallimento del vertice Russia-Africa, tenutosi pochi giorni fa a San Pietroburgo, al quale hanno partecipato soltanto 17 capi di Stato, contro i 43 dell’ultimo vertice del 2019, e che per giunta hanno chiesto all’unisono a Mosca di ripristinare l’accordo sul grano ucraino, ne è la conferma. Ora l’Europa, i Paesi democratici africani e la comunità transatlantica non possono continuare ad assistere in silenzio al susseguirsi di colpi di Stato ispirati da Mosca e realizzati da un pugno di militari con il sostegno delle milizie terroriste del Gruppo Wagner: prima il Mali e il Burkina Faso, poi la Repubblica Centrafricana ed il Sudan, infine il Niger. Italia, Francia e Spagna, grazie alla loro naturale proiezione “mediterranea”, ed essendo i Paesi più esposti all’instabilità del “Mediterraneo allargato”, possono coordinare e guidare la risposta europea, diplomatica e se necessario militare, insieme agli altri attori coinvolti a Niamey: l’Unione Africana, la Comunità degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas), che ha già messo in cantiere un pacchetto di sanzioni molto dure ed ampie contro i golpisti, insieme agli Usa. L’obiettivo è chiaro: sostenere il presidente Mohamed Bazoum, salvare la debole democrazia nigerina, ripristinare l’ordine costituzionale in Niger ed interrompere quel ciclo di instabilità nell’Africa Sub-sahariana, le cui onde telluriche possono facilmente raggiungere tutto il Mediterraneo.
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