Testata: La Repubblica Data: 27 luglio 2023 Pagina: 24 Autore: Andrea Romano Titolo: «Condannare Holodomor»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 27/07/2023, a pag. 24, con il titolo "Condannare Holodomor", il commento di Andrea Romano.
Perché la nostra democrazia si occupa di una tra le più grandi tragedie di massa del XX secolo (circa quattro milioni di ucraini sterminati per fame dal regime staliniano in soli sei mesi, tra il gennaio e il giugno 1933)? La risposta è nella lettera ignobile, per quanto non sorprendente, che il nuovo ambasciatore russo in Italia ha inviato martedì alle Camere. Ignobile, perché Alexei Paramonov ha la faccia tosta di attribuire a “errori gestionali” e a “condizioni climatiche sfavorevoli” quella che la più vasta e autorevole storiografia internazionale ha ormai descritto oltre ogni dubbio come un’operazione punitiva voluta e realizzata dallo stalinismo per spezzare la resistenza ucraina ad un disegno di sottomissione imperiale. Eppure una lettera non sorprendente. Da un lato perché ricalca le reazioni che in questi anni sono venute da Mosca ogni volta che un parlamento democratico ha riconosciuto l’Holodomor, nello spirito della “Convenzione dell’Onu per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio” (e sono ormai trenta nel mondo le massime assemblee elettive che hanno compiuto questo passo, tra cui il Parlamento europeo e i Parlamenti di Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Argentina, Australia, Brasile, Messico). Dall’altro perché la nota di Paramonov conferma e certifica la visione neo-imperiale che sorregge il regime putiniano e la sua strategia di (in)sicurezza.
Vladimir Putin
Quella visione, che è poi la motivazione più autentica per l’aggressione militare all’Ucraina, rivendica la propria continuità con le pratiche imperiali che furono già dell’Unione Sovietica. Allo stesso modo in cui Putin si considera erede di Stalin — e ancora prima di Caterina II e Alessandro III, dalle cui politiche coloniali si ritiene ispirato — mentre rifiuta ogni declinazione del patriottismo russo subasi cooperative e multilaterali quali quelle che mise in campo la Russia nei primi anni post-sovietici. E se Boris Eltsin nel 1991 aveva personalmente riconosciuto la tragedia dello sterminio ucraino per fame, nel contesto di una dissoluzione dell’Urss che la Russia di allora visse anche come liberazione dalle catene sovietiche, Putin e il suo regime non possono accettare che la comunità internazionale riconosca l’Holodomor per quello che fu nella realtà: uno sterminio pianificato per piegare i contadini dell’Ucraina e decimarne le élite nazionali, colpevoli di ribellione al dominio imperiale staliniano. Per questo l’Holodomor è la fonte principale di legittimazione del patriottismo ucraino contemporaneo che, come ha spiegato Andrea Graziosi (che ne è uno dei principali studiosi), ha scelto di riconoscersi in una spaventosa tragedia di popolo che lo accomuna ad altre piuttosto che in un nazionalismo aggressivo e suprematista qual è quello che anima l’ideologia putiniana. Ed è per questa ragione che è fondamentale che la democrazia italiana compia finalmente questo passo, dopo alcuni tentativi andati a vuoto. Il primo venne vent’anni fa dallo storico cattolico Gabriele De Rosa, che da par lamentare del Partito popolare promosse una discussione sullo sterminio. Nella scorsa legislatura è stato Fausto Raciti, con altri deputati del Pd, a riprendere quell’impegno poi interrotto dallo scioglimento anticipato delle Camere. Oggi forse ci siamo. In quello che — con l’auspicabile unanimità di tutte le forze politiche — potrebbe essere un grande segno di vicinanza all’Ucraina aggredita e una formale presa di consapevolezza dei rischi che il putinismo incarna per la libertà dei popoli e per la sicurezza della comunità internazionale.
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante