La guerra santa di Putin Commento di Anna Zafesova
Testata: La Stampa Data: 27 luglio 2023 Pagina: 17 Autore: Anna Zafesova Titolo: «La guerra santa di Putin»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/07/2023, a pag.17 con il titolo "La guerra santa di Putin" il commento di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
Putin allo specchio: ecco Stalin
C'è una strana (a)simmetria, in Vladimir Putin che va a visitare la cattedrale della Trasfigurazione del Redentore, sull'isola di Valaam nel Nord russo, mentre i suoi missili sventrano la cattedrale Trasfigurazione del Redentore a Odessa, nel Sud ucraino. Forse sono stati gli spin doctor del presidente russo a suggerirgli questa mossa, per restaurare la sua immagine di fervente difensore della fede, dopo lo sfregio inflitto a uno storico santuario ortodosso (che il Cremlino comunque nega scaricando la colpa sui militari di Kyiv, come sua usanza). Anche il giorno prima Putin si era mostrato circondato da icone, pope e candele, durante l'adorazione dell'icona di san Nicola nella cattedrale di Kronstadt, la chiesa della marina militare russa, quella che lancia i missili contro le città costiere dell'Ucraina. Entrambe le volte era in compagnia del dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko, visibilmente più impacciato di fronte alle reliquie del suo collega russo che bacia le icone e si fa il segno della croce con visibile entusiasmo. Entrambe le volte ha stretto mani e si è fatto selfie con i passanti, in quella sua nuova accessibilità apparsa dopo lo choc della rivolta dei Wagner, in contrasto con l'eremita che continuava, ultimo sulla faccia della terra dopo la pandemia, a osservare il distanziamento sociale. I telegiornali russi hanno informato che i due presidenti hanno «pregato per la vittoria delle armi russe», e il politologo Abbas Galyamov, un ex ghostwriter del Cremlino oggi in esilio, commenta: «Putin è definitivamente sprofondato nel misticismo, le forze terrene lo hanno abbandonato e non resta che confidare in quelle celesti». Ma nel misticismo stanno sprofondando anche i concittadini del dittatore russo, e l'analista Georgy Bovt nota con tono serio che «solitamente Putin visita il monastero di Valaam prima di prendere una decisione importante», confermando che le mosse al vertice russo sono talmente poco trasparenti e irrazionali da spingere i cremlinologi a leggere i vaticini delle icone. In questo sono in sintonia con gli elettori russi, che negli ultimi mesi hanno incrementato del 40% le vendite della letteratura religiosa, informa il Moscow Times (il 2022 aveva visto invece il boom dei libri esoterici e dei manuali di tarocchi). Icone, incensi, crocifissi, reliquie e cori, in una ricerca di consolazione, o forse di rassegnazione, almeno per i russi comuni. Per il presidente è politica, e conferma della propria predestinazione, in quella idea di essere "unto dal signore" che lo ha spinto una volta a dire di non avere mai commesso errori perché «protetto da dio». I cappellani ortodossi benedicono i soldati russi inviati a uccidere ucraini con incensieri rubati nelle chiese saccheggiate, mentre il patriarca di Mosca Kirill sospende i sacerdoti che osano menzionare la pace nella preghiera obbligatoria per la "vittoria". Il fatto che Kirill celebri le messe circondato da guardie del corpo armate non è tanto una misura dei rischi che corre quanto una manifestazione della sua importanza gerarchica, quasi equiparata a quella di Putin almeno nella scorta sull'altare, secondo la regola di «un Signore di classe per signori di classe», coniata dal genio di Viktor Pelevin per la moda dell'ortodossia nella società postsovietica. Dopo 70 anni di ateismo di Stato, il rinascimento religioso in cui molti avevano sperato guardando le cupole dorate spuntare nelle città russe si è risolto in un culto nazionalista, imposto con la stessa invadenza di quel marxismo che Lenin riteneva «dottrina onnipotente in quanto giusta». Allievi del Kgb, il presidente russo e i suoi amici abbinano liturgie e digiuni nei monasteri a riti sciamanici (come il ricostituente bagno nel sangue delle renne, che sarebbe stato consigliato a Putin dal suo ministro della Difesa) e alle profezie degli astrologi di corte. Il putinismo sposa la croce e il kalashnikov, le icone vengono equiparate alle armi, come si è visto quando il Cremlino ha costretto la galleria Tretyakov a cedere al patriarcato la "Trinità" di Andrey Rublyov, e quando Putin ha ordinato, alla vigilia della controffensiva ucraina, di portare nelle trincee l'icona del Redentore che ha donato ai suoi generali. E se la religione è un'arma, nulla impedisce di bombardare le chiese.
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