Netanyahu (e Israele) nelle mani dell’estrema destra anti-democratica?
Analisi di Nadav Eyal, da Israele.net
Nadav Eyal
Da gennaio Israele è travolto da un dramma convulso. Nei giorni scorsi la situazione ha raggiunto l’apice e il paese si sta incamminando su una china spaventosa verso una distopia orwelliana. La cosiddetta “riforma giudiziaria” pretende di migliorare la democrazia, ma secondo ogni giurista, sia in Israele che nel mondo, la corroderà. Un governo composto prevalentemente da imboscati e renitenti alla leva fa la predica agli altri su patriottismo e senso del dovere. Coraggiosi piloti dell’aeronautica militare, che hanno dedicato tutta la vita al servizio (volontario) per la difesa del paese, vengono minacciati di arresto dalla ministra Miri Regev. Soldati che intendono rifiutarsi di imbracciare le armi per un regime non democratico vengono assurdamente bollati come cospiratori di un golpe militare. Mentre alcuni membri della coalizione cercavano di sostenere che la legge che vieta la clausola di “ragionevolezza”, al voto lunedì, era solo una piccola modifica al sistema vigente, il primo ministro Benjamin Netanyahu si rifiutava di prendere in considerazione la sospensione del voto, facendone il disegno di legge più cruciale per Israele. Intanto, il suo socio di coalizione Itamar Ben-Gvir prometteva che questo disegno di legge è solo l’antipasto di un pacchetto di leggi in arrivo. Netanyahu ha detto ai leader mondiali che la democrazia israeliana è solida e rimarrà tale anche se al tavolo del suo governo sedeva gente come l’omofobo e razzista di estrema destra Avi Maoz, uno che ha detto esplicitamente che Israele non deve essere uno stato democratico. E avanti così, una contraddizione dopo l’altra, una bugia dopo l’altra. Il tutto al servizio della menzogna di fondo secondo cui questa riforma giudiziaria dovrebbe migliorare la vita degli israeliani. Ma in che modo esattamente l’abolizione della clausola di ragionevolezza dovrebbe migliorare la vita degli israeliani? Quale sono le leggi che questo governo proporrà per aiutare le persone che vivono in questa terra martoriata e che la Corte Suprema avrebbe bloccato per “irragionevolezza”? La risposta è nota a tutti, compresi tanti elettori della coalizione che ora protestano, ed è che sono stati presi in ostaggio dal ministro della Giustizia Yariv Levin, mentre il paese si spacca e implode. Se l’obiettivo del governo fosse una vera riforma, il percorso sarebbe passato attraverso l’identificazione ponderata dei problemi, il loro esame attento con l’aiuto di esperti giuridici e la proposta di una gamma di possibili soluzioni per risolverli, e non la presa del potere da parte di Simcha Rothman [presidente della Commissione Costituzione, Diritto e Giustizia] e la voglia di vendetta del suo socio Levin. Oltre un terzo degli elettori del Likud è fortemente contrario a questa riforma giudiziaria. Ma l’asse forte all’interno del governo è Smotrich-Ben Gvir-Levin: solo loro decidono la posizione del governo. Può darsi che Netanyahu sia troppo indebolito per opporsi, o che ne condivida le posizioni. In ogni caso ha ceduto loro il controllo del governo. Si immagini se il primo ministro avesse pronunciato un semplice discorso a favore di una sospensione dell’iter legislativo con lo scopo di studiare un compromesso durante la pausa estiva dei lavori parlamentari. Avrebbe potuto facilmente compiere un simile passo senza alcuna pressione, e senza impegnarsi verso alcuna concessione, e senza il tipico panico che caratterizza i suoi processi decisionali. Forse Levin si sarebbe dimesso, e allora? Ben-Gvir avrebbe fatto cadere l’unica coalizione di cui può mai sperare di far parte? Avrebbe imposto elezioni anticipate quando tutti i sondaggi indicano che il suo partito non riavrebbe affatto i seggi che ha oggi alla Knesset? Oggi in tutti i sondaggi l’opposizione di centro e di sinistra vince con una maggioranza di almeno 66 seggi. Netanyahu, che voleva essere ricordato negli annali del paese accanto a David Ben-Gurion, Menachem Begin e Ariel Sharon, finora non è mai riuscito a esprimere una frazione del coraggio politico di quelli. Non è mai riuscito a guidare senza essere guidato. Si proclamava determinato a tenere sotto controllo la bestia anti-democratica di estrema destra, ma ha perso il controllo e ha dovuto abbandonare la nave. E così Israele va alla deriva verso l’orlo dell’abisso.
(Da: YnetNews, 24.7.23)
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“La Knesset – spiega Sergio Della Pergola – ha approvato in lettura definitiva la legge che sopprime il principio di ragionevolezza, ossia priva la Corte Suprema della facoltà di annullare provvedimenti politici e amministrativi ‘manifestamente irragionevoli’. Per ripetere esempi ormai molti citati, la nomina di un cavallo a senatore o leggi razziste o la nomina a ministro del Tesoro di un evasore fiscale non possono più essere sindacati dal potere giudiziario. Ricordiamoci bene questa data: il 24 luglio 2023, 6 del mese di Av 5783. Come ricordiamo ancora il 28 ottobre 1922. E’ l’inizio formale di un periodo storico diverso, che non sappiamo esattamente quando e come terminerà, ma che sappiamo con certezza che apporterà infiniti danni o anche tragedie allo stato d’Israele e al popolo ebraico. I perpetratori di questo abuso totalitario, sotto la copertura di elezioni democratiche, saranno ricordati con infamia nella storia d’Israele”.
(Da: israele.net, 24.7.23)
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In questo video (in inglese con sottotitoli in italiano), l’accorato appello della giornalista, scrittrice e attivista politica Mika Almog, nipote di Shimon Peres, rivolto agli ebrei della Diaspora e a tutti coloro che hanno a cuore le sorti dello stato d’Israele ebraico e democratico:
https://www.youtube.com/watch?v=g9grGVTLCcg