Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 24/07/2023, a pag.II, l'analisi dal titolo "“Una violenza primitiva ed epidemica”. Henri Guaino sulle sommosse in Francia".
Henri Guaino
Per l’ex consigliere speciale di Nicolas Sarkozy all’Eliseo, Henri Guaino, le rivolte che hanno terremotato la Francia segnano il superamento di un nuovo limite. L’intervista è di Alexandre Devecchio.
Le Figaro – Siamo appena usciti da giorni di sommosse. Come ha vissuto questo momento?
Henri Guaino – Come un segno precursore, uno in più, dopo tanti altri, di ciò che potrebbe accaderci se continuiamo a non voler ammettere che la nostra società è sull’orlo della rottura e di un abisso di violenza incontrollabile. Sono colpito dal fatto che poche persone cerchino veramente di sapere ciò che ci dicono questo tipo di eventi sullo stato mentale della nostra società e della nostra civiltà.
Non si può dire, tuttavia, che l’emozione non fosse al culmine e che tutte le cause possibili non siano state messe sul tavolo e dibattute con asprezza… E’ vero, c’è stata una grande emozione, e quando è sincera, spontanea, è piuttosto rassicurante su ciò che ci resta in termini di umanità. Ma ci sono state anche delle emozioni che non erano contrassegnate dal sigillo della sincerità e sono servite da alibi a degli atti che non erano dettati da uno slancio del cuore, e ben dissimulavano, in alcuni casi, dei secondi fini. La trappola, in quei momenti, è quella dell’ingiunzione emotiva attraverso cui ognuno è costretto ad emozionarsi ad un punto tale da non avere più la testa fredda e da non utilizzare la ragione in un momento in cui sarebbe invece necessaria. Nelle dichiarazioni della maggior parte di quelli che abbiamo sentito esprimersi, è stato messo l’accento sugli aspetti psicologici, emozionali e ideologici per rispondere alle aspirazioni delle loro clientele o dei loro elettorati. La politica, in particolare, è precipitata ancora una volta in queste posture preconfezionate che la rendono impotente dinanzi a eventi così gravi, le cui origini si situano nelle profondità della psicologia collettiva, dove essa non si avventura più e dove tutte le grandi tragedie della storia, e non solo del teatro, si sono create.
Cosa non hanno visto i responsabili politici? Tutti hanno visto tutto. Ma pochi sembrano attribuire importanza a ciò che invece dovrebbe attirare l’attenzione prima del resto. Ciò che è più grave, più pericoloso e più angosciante in ciò che questi eventi hanno portato a galla, è la natura stessa della violenza che la società si trova ad affrontare. Andare subito alle cause e indicarle, per gli uni sociali, per gli altri etniche, religiose o emotive, e scontrarsi subito per sapere chi ha ragione, significa passare accanto all’essenziale. Dobbiamo anzitutto capirne la natura per spezzare con urgenza l’ingranaggio fatale.
Come qualificherebbe questa violenza? E’ la violenza primitiva, la violenza che trasforma una folla in un branco, la violenza che conduce al linciaggio del capro espiatorio, alle persecuzioni, è quella che René Girard chiamava la violenza mimetica, che è epidemica e che trascina anche le persone che ordinariamente non sono violente, che fa loro compiere degli atti che non credevano di poter essere capaci di compiere. Accanto all’intensità della violenza e all’importanza dei danni materiali, il dato principale è che quasi due terzi delle 4mila persone fermate erano fino a quel momento sconosciute ai servizi di polizia, il che mostra che l’effetto di mimesi è stato molto forte su degli individui che non sembravano particolarmente predisposti alla violenza. Abbiamo già visto spuntare questo fenomeno con i “gilet gialli”, con le proteste nei bacini idrici (di Sainte-Soline, nel dipartimento Deux-Sèvres, ndr), ma anche con le manifestazioni contro la riforma delle pensioni, dove persone che non avevano nulla a che vedere con i black bloc o l’ultrasinistra si lasciavano trascinare dalla loro violenza.
Ma il governo parla di un’infima minoranza, evoca alcune migliaia di rivoltosi, ben lontano da un’ondata che coinvolge tutto il paese… Se fosse vero, sarebbe ancora più inquietante, perché se 45 mila poliziotti e gendarmi non riescono a ad arginare alcune migliaia di giovani casseurs, allora ci dobbiamo chiedere ciò che potrebbe accadere se alcune decine di migliaia di loro scendessero in strada. Ce n’erano sicuramente molti di più. Lì dove bisognerebbe guardare in faccia la realtà, si preferisce minimizzare. E’ da decenni che dura questo tipo di comportamento e che le sedicenti persone ragionevoli spiegano che l’islamismo è marginale, e che anche l’immigrazione lo è, che il wokismo praticamente non esiste, che la violenza a scuola è una fantasia, non facciamo troppo rumore; anche il crollo della scuola pubblica è una fantasia, è esagerato parlare di violazioni della laicità, l’insicurezza è soltanto una sensazione, il potere d’acquisto che cala è una semplice percezione, la deindustrializzazione non è un problema, e la ruralità non va così male…
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