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La Repubblica Rassegna Stampa
24.07.2023 L'Ucraina, l’accordo sul grano e l'arma della fame
Analisi di Gianni Vernetti

Testata: La Repubblica
Data: 24 luglio 2023
Pagina: 26
Autore: Gianni Vernetti
Titolo: «L’arma della fame»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 24/07/2023, a pag.26, con il titolo "L’arma della fame" l'analisi di Gianni Vernetti.

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Gianni Vernetti

Grano e salute

L’accordo sul grano siglato il 22 luglio dello scorso anno sotto l’egida delle Nazioni Unite è stato definitivamente affossato da Vladimir Putin che ha annunciato la fine della partecipazione della Russia al programma implementato negli ultimi dodici mesi da Ucraina e Turchia. Le proteste del segretario generale Antonio Guterres sono cadute nel vuoto nonostante gli indubbi successi ottenuti dalla “Black Sea Initiative”: 33 milioni di tonnellate di grano partite dai porti ucraini di Odessa, Chornomorske e Yuzhny/Pivdennyi verso le aree del mondo in maggiore difficolta alimentare: Afghanistan, corno d’Africa, Yemen, ma anche Egitto, Libia e diversi paesi europei. La scelta della Russia rappresenta un colpo rilevante alla sicurezza alimentare, già fortemente compromessa da cambiamenti climatici, guerre e costi in aumento dell’energia. Prima del conflitto, l’Ucraina era in grado di esportare alimenti sufficienti a sfamare oltre 400 milioni di persone: ogni mese dai porti del Mar Nero partivano 5 milioni di tonnellate di grano e olio di semi di girasole in particolare verso il sud del pianeta. Per completare l’opera, il regime russo ha ordinato poinelle ultime quattro notti il più esteso attacco missilistico sulle infrastrutture portuali e sui magazzini alimentari di Odessa, provocando la distruzione di oltre 60 mila tonnellate di grano e in più ha dichiarato di ritenere obiettivi militari legittimi le navi mercantili che tentassero di forzare il blocco navale nel Mar Nero. La fine del programma comporta dunque il ritiro di ogni garanzia di sicurezza per la navigazione delle navi mercantili, la chiusura del corridoio umanitario marittimo e la cessazione delle attività del Centro di coordinamento di Istanbul, nato per monitorare l’attuazione dell’accordo. La scelta di Mosca rappresenta un’azione di guerra asimmetrica che alimenta la crisi alimentare globale, e che utilizza il rischio di nuove carestie come arma di ricatto nei confronti dell’Occidente, oggi impegnato nel sostengo militare alla guerra di liberazione dell’Ucraina. Non è la prima volta che la Russia usa la fame come arma di guerra. Già nel 1932 la carestia provocata artificialmente dall’Unione Sovietica di Stalin per vendicarsi nei confronti degli agricoltori e della società ucraina, che resistevano ai progetti di collettivizzazione e pianificazione centralizzata dell’agricoltura, provocò la morte fra i 4 e i 6 milioni di cittadini ucraini. L’Holomodor (in ucraino letteralmente “morte per fame”) è stato riconosciuto come un genocidio dal Parlamento Europeo, dal Congresso Usa e da molti parlamenti nazionali europei, compresa l’Italia. Oggi la comunità internazionale si trova di fronte al rischio di un “Holomodor globale” provocato dal regime di Mosca, che impedisce con la forza la legittima esportazione di una risorsa alimentare, il grano ucraino, che non le appartiene. Come ha giustamente osservato la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock: “Ogni bomba che cade a Odessa colpisce anche i più poveri del mondo”. Ed è forse da qui che si dovrebbe partire: garantire la sicurezza, la stabilità e la libertà di navigazione nel Mar Nero è nell’interesse di tutti, ma in particolare di quel “Global South”, che oggi rischia di pagare il prezzo più alto a causa del blocco russo del grano ucraino. L’attacco al grano sta rendendo, poi, sempre più vuota la ricorrente narrazione russa e cinese che tende spesso a denunciare l’indifferenza di un Occidente incurante dei problemi del sud del mondo. Andrebbe dunque pensata in tempi rapidi la promozione di una nuova Coalizione Globale per il grano del Mar Nero che potrebbe essere richiesta da un voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e implementata dalle forze navali di una coalizione ampia di paesi che potrebbero promuovere il pattugliamento militare per garantire il passaggio dei mercantili ucraini. La Turchia ha già dichiarato la sua disponibilità a scortare le navi ucraine e si potrebbero aggiungere altri paesi che si affacciano sul Mar Nero, come la Bulgaria e la Romania, insieme alle forze navali di alcuni paesi significativi del sud globale, come l’Egitto, il Brasile e il Sudafrica.

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