Milan Kundera, una vita in fuga dall'orrore comunista Commento di Anais Ginori
Testata: La Repubblica Data: 13 luglio 2023 Pagina: 27 Autore: Anais Ginori Titolo: «Così decise di sottrarsi al mondo diventando il fantasma di Parigi»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 13/07/2023, a pag. 27, con il titolo "Così decise di sottrarsi al mondo diventando il fantasma di Parigi", l'analisi di Anais Ginori.
Anais Ginori
Milan Kundera
Milan Kundera e la moglie Vera hanno vissuto per quasi quarant’anni come fantasmi nella Ville Lumière, da quando nel 1984 lo scrittore aveva deciso di scomparire, rifiutando qualsiasi intervista o evento pubblico. Lacoppia, che non ha avuto figli, usciva poco dal domicilio nascosto in fondo a una piccola via senza sbocchi vicino ai giardini del Luxembourg. Capitava di vederli passare come ombre sul boulevard Raspail. Un uomo alto e incanutito e una piccola donna con un taglio alla garçonne. Le persiane sempre chiuse in quella che Vera definisce “la nostra prigione”. Sul citofono del loro appartamento, solo il nome di uno dei suoi amici romanzieri e quello del suo traduttore islandese. Pochi gli amici fidati invitati nell’eremo parigino, come il filosofo Alain Finkielkraut, la scrittrice Yasmina Reza, l’intellettuale Christian Salmon. Per comunicare con Kundera c’era solo il telefono fisso e un segnale in codice: prima uno squillo, poi due. Vera Kundera era la guardiana di questa intimità protetta. Prima di essere la musa e l’unico tramite per comunicare con Kundera, era una delle giornaliste televisive più famose nella Repubblica Ceca, fu lei ad annunciare in diretta l’invasione dei carri armati russi nel 1968. La prima moglie di Kundera, Olga Haas, figlia del compositore vittima dell’Olocausto, vive ancora a Brno, nella città natale di Kundera, ed è rimasta legata a un patto del silenzio con l’ex marito. Nella Repubblica Ceca è emerso un disamore per il romanziere che nel 1975 ha scelto di esiliarsi a differenza di altri intellettuali come Vaclav Havel poi diventato Presidente. A Praga non c’è più traccia dei Kundera in via Bartolomejská, la strada dove abitava la coppia prima di fuggire. Anche la facoltà di cinema dove il romanziere insegnava negli anni Sessanta non ha pensato di onorare lo scrittore. L’unico momento in cui Kundera ha riparlato, con un laconico comunicato, era stato per commentare la notizia di un dossier della polizia segreta che sorvegliava Kundera, ribattezzato nei rapporti “Elitár”, elitista. Si trattava di documenti a proposito del caso Dvorácek, dal nome di un giovane oppositore del regime comunista che fu espulso da nel 1950 e che, secondo alcuni media locali, sarebbe stato denunciato da Kundera. Lo scrittore aveva perso la nazionalità durante la dittatura e l’aveva recuperata solo qualche anno fa per volere del premier Andrej Babiš. L’oligarca anti-sistema era venuto personalmente a Parigi per riconciliare lo scrittore con il suo Paese, senza davvero riuscirci. Il romanziere ha ottenuto la nazionalità francese nel 1981, cominciando a scrivere nella lingua locale per Gallimard. Ma anche i rapporti con il mondo letterario parigino sono stati tormentati. L’identità venne stroncato da diversi giornali, la coppia decise di non frequentare più alcuni intellettuali. Per vendicarsi Kundera aveva scelto di pubblicare prima in Spagna e in Italia i suoi romanzi successivi, L’ignoranza e La festa dell’insignificanza . Lo scrittore aveva poi imposto tagli e modifiche alle sue opere raccolte nella prestigiosa collana Pléiade. Milan Kundera amava citare una frase di Flaubert: «L’artista deve arrangiarsi per far credere alla posterità che non ha vissuto».
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