Da sinistra: Itamar Ben Gvir (Otzma Yehudit), Benjamin Netanyahu (Likud), Bezalel Smotrich (Sionismo Religioso).
Questi brutti giorni entreranno nei libri di storia a causa delle ferite inferte dalle devastanti leggi proposte dalla coalizione di governo in Israele, quand’anche la spinta ad approvarle si fermasse. I nemici di Israele gongolano alla vista di questa crisi, visto che la loro mission viene svolta da israeliani fanatici e demagoghi che hanno incendiato il paese. Mai sono state così vicine alla verità le affermazioni del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, secondo cui la società israeliana sarebbe debole e precaria. La storia farà i nomi e l’elenco sarà lungo. Il primo sarà quello di Benjamin Netanyahu. Ma tutti quelli che proclamano di perseguire una soluzione di compromesso mentre in realtà impediscono di raggiungerla, entrano nel novero dei piromani. Purtroppo non dovremo aspettare a lungo. Presto si ripeteranno anche qui violenze come quelle che viste di recente in Francia, e i fanatici vanno avanti imperterriti per condurci fino a quel punto. Sia chiaro, non c’è simmetria. Chi è al potere si assume la maggiore responsabilità. E’ il governo che detiene potere e responsabilità. I leader israeliani hanno dimenticato che democrazia è qualcosa di più del semplice governo della maggioranza, mentre i manifestanti dimenticano che, a volte, democrazia significa esattamente questo. Ma la situazione in Israele è più complicata di quanto potesse apparire a prima vista, perché la coalizione non sta portando avanti temi “di destra”. In realtà, riprende argomentazioni avanzate per decenni da vari esperti giuridici che mettevano in guardia rispetto a una magistratura iperattiva e strabordante. Il fatto è che la coalizione vuole rimediare ai mali del sistema giudiziario sostituendoli con mali ancora peggiori e con abusi di potere. Al posto dei giudici, avremo agenti del partito di maggioranza assetati di potere e teppisti politici che rigurgitano odio al servizio del governo. Rispetto a tale prospettiva, sono certamente preferibili i giudici che debordano. Quella in corso è la protesta più sionista che Israele abbia mai visto, perché si batte per l’anima stessa del sionismo e contro un futuro oscuro che porterà solo calamità. Ecco perché la protesta è giusta, più di quanto sia mai stata nella storia di Israele. Combatte la dittatura di una maggioranza che si avvale di fanatici ultra-ortodossi che si rifiutano di prestare servizio militare, di partecipare alla forza lavoro o di essere membri produttivi della società israeliana, insieme a nazionalisti estremisti senza freni. Già si intravedono i primi segni dell’implosione di Israele. Non c’è mai stata una tale polarizzazione, e una tale disperazione. Mai così tanti hanno detto che, a queste condizioni, si rifiutano di continuare a prendere parte alla difesa del paese. Mai un governo in carica ha causato tanti danni, e in così poco tempo. Ha fallito sotto ogni aspetto. Il debito di Israele è cresciuto, mentre il Pil si è ridotto e gli investimenti sono diminuiti. Non è colpa dei manifestanti. E’ Netanyahu che detiene il potere e ha scelto di abbandonare il paese nelle mani dei fanatici. Una tragedia. Il compromesso era a portata di mano, un compromesso che limiterebbe l’iper-attivismo giudiziario rafforzando l’equilibrio fra i poteri; che rispenderebbe alle critiche fondate mosse alle Corti senza ledere lo stato di diritto. Con un po’ di buona volontà, Netanyahu avrebbe potuto portare alla riconciliazione nazionale. Avrebbe potuto riunire persone serie e responsabili che articolassero il compromesso. Sa bene quali sono, e vede i sondaggi secondo cui la maggior parte degli israeliani sperava in un simile compromesso. Netanyahu, ma anche i leader dei manifestanti, devono fermare la caduta del paese nel baratro e battersi per raggiungere un compromesso.