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Il libro perduto di Adana Moreau Michael Zapata Traduzione dall’inglese di Viola Di Grado Giuntina euro 19 … procedevano in silenzio per le strade grigie e rosate di New Orleans pensando alla possibilità delle loro storie, come se pensarle le rendesse reali, il che era un riflesso autentico della letteratura e della gioia”
Docente di scrittura al Master of Arts in Writing della Northwestern University e allo StoryStudio di Chicago, Zapata ha appena pubblicato con la Casa editrice Giuntina il romanzo “Il libro perduto di Adana Moreau” vincitore del Chicago Review of Book Award for Fiction nel 2020 e definito dalla critica “un esordio esplosivo, scintillante…uno splendido viaggio nell’esilio, nella diaspora e nei legami familiari attraverso lo spazio e il tempo”. Per chi è appassionato di libri non c’è nulla di più affascinante che andare alla scoperta di un manoscritto perduto. Nessun tesoro è paragonabile al ritrovamento di un’opera di cui si erano perse le tracce e forse per questo romanzi come Il nome della rosa di Umberto Eco o Il codice da Vinci di Dan Brown sono ancora oggi, a distanza di anni dalla pubblicazione, “libri culto”. La vicenda narrata da Zapata prende avvio nella Repubblica Dominicana nel 1916 dove incontriamo Adana Moreau, figlia di due ribelli uccisi dai marines americani che avevano invaso la nazione. Qualche tempo dopo Adana sposa un affascinante contrabbandiere, Titus Moreau, che si autodefinisce l’ultimo pirata del Nuovo Mondo e si trasferiscono a New Orleans dove nel 1920 nasce Maxwell, un bambino che sin dall’infanzia ama perlustrare i dintorni e solo davanti a un libro, nota la madre, si ferma incantato. E’ dunque in una biblioteca dove Adana porta Maxwell che la giovane dominicana incontra Afraa, la bibliotecaria che le dà lezioni di inglese, e si innamora di un particolare genere letterario, la fantascienza. Immersa in misteriosi sogni a occhi aperti decide di scrivere un romanzo visionario ma attuale “Città perduta”, apparso nel 1929 anche sulla rivista Weird Tales, cui segue un secondo libro dirompente, “Una terra modello” “in cui New Orleans era una navicella spaziale ed esistevano innumerevoli Terre in universi paralleli”. Il giovane Maxwell legge affascinato il libro della madre che purtroppo poco dopo di ammala e prima di morire decide di bruciare il manoscritto che a quel punto sembra perduto per sempre. Il romanzo che procede per sezioni alternate ci porta dagli anni Trenta alla Chicago del 2004 dove incontriamo Saul un giovane il cui materiale di lettura preferito è (per un caso fortuito del destino?) proprio la fantascienza. Nato in Israele e rimasto orfano dopo la morte dei genitori a seguito di un attentato terroristico, Saul cresce con il nonno Benjamin Drower, storico e insegnante di liceo che alla sua morte lascia a Saul, oltre a libri di storia e fantascienza che avevano nutrito la mente del nipote, molte audiocassette piene di migliaia di ore di interviste fatte nel corso degli anni. In queste pagine emerge il profondo amore e la perfetta conoscenza di Zapata per la fantascienza che testimonia attraverso la citazione di famosi autori come Isaac Asimov, Ray Bradbury, Philip Dick, Arthur C Clarke e molti altri. A tal proposito un critico americano ha scritto che “L’aspetto fantascientifico è tematicamente vitale e parte integrante della missione di Zapata che è quella di ritrarre il funzionamento delle coincidenze e delle alternative multiversali nella nostra vita quotidiana”.
Ogni sezione del romanzo arricchisce il lettore con le storie personali dei protagonisti del libro e ci porta nel Cile di Pinochet, nell’Argentina di Videla per narrare gli orrori della dittatura e i crimini commessi dai regimi militari contro l’umanità oppure a Pietrogrado e a Vitebsk per conoscere le tappe del drammatico esilio che porterà il nonno di Saul a imbarcarsi una mattina di metà ottobre 1920 su una nave diretta a New York. E proprio su quella nave Benjamin e la giovane moglie incinta, per il solo fatto di essere ebrei, conosceranno un orrore indicibile.
“Il libro perduto di Adana Moreau” è una storia multigenerazionale di vite segnate dalla violenza politica e dalla condizione condivisa dell’esilio che attraversa un secolo spaziando dai Caraibi colonizzati alla Russia rivoluzionaria, dalla Chicago della metà del XX secolo alla New Orleans colpita dall’uragano Katrina. Il risultato è un lavoro illuminante sul trauma e la caducità dell’esistenza umana, sul significato della perdita e sul valore della memoria. Giorgia Greco |
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