Schiaffo di Erdogan a Putin tornano a casa i capi di Azov Cronaca di Daniele Raineri
Testata: La Repubblica Data: 09 luglio 2023 Pagina: 8 Autore: Daniele Raineri Titolo: «Schiaffo di Erdogan a Putin tornano a casa i capi di Azov. Mosca: 'Violati gli accordi'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 09/07/2023, a pag. 8, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "Schiaffo di Erdogan a Putin tornano a casa i capi di Azov. Mosca: 'Violati gli accordi' ".
Daniele Raineri
Il presidente ucraino Zelensky ha concluso la sua visita in Turchia con un colpo a effetto all’aeroporto di Istanbul, dove ha incontrato e abbracciato i cinque comandanti dei combattenti che per tre mesi avevano resistito assediati dai russi dentro l’acciaieria Azovstal di Mariupol – inclusi il leader e il vice del reggimento Azov – e li ha riportati in Ucraina a bordo del suo volo. I cinque erano stati catturati a maggio, erano stati liberati a settembre dopo trattative internazionali e molto riservate con Putin ed erano stati trasferiti in Turchia con l’accordo che sarebbero rimasti là in esilio fino alla fine della guerra. Invece sono già tornati in Ucraina, accolti in serata a Lviv, e il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, parla con toni furenti di «violazione dei patti» e dice che il Cremlino non era stato informato. I cinque sono Denys Prokopenko, comandante del reggimento Azov e il suo vice Svyatoslav Palamar (talvolta apparsi in video durante l’assedio alla acciaieria Azovstal), il comandante dei fanti di marina a Mariupol Serhiy Volynskyi, il maggiore della guardia nazionale Oleg Khomenko e il colonnello della guardia nazionale Denys Shleha. Erano merce di scambio pregiata. Durante la battaglia della Azovstal avevano resistito a oltranza, avevano guidato i loro uomini contro i russi in sortite disperate e per il Paese intero eranodiventati il simbolo della resistenza ucraina all’invasione russa. Molti degli assediati erano uomini del reggimento Azov, accusato di simpatie naziste, e questo eccitava la propaganda russa che dopo la capitolazione aveva parlato di un possibile processo di massa in stile Norimberga. Sarebbe stata una messinscena pergiustificare l’invasione dell’Ucraina, che il Cremlino all’inizio aveva definito “un’operazione di denazificazione”. Quando a settembre Putin aveva detto sì alla liberazione dei cinque e all’esilio in Turchia i commentatori russi, di solito militarizzati e compatti a favore del presidente, erano increduli. Era stato uno deiprimi episodi di dissenso contro i vertici, dissenso che poi si è progressivamente aggravato fino ad arrivare all’ammutinamento dei mercenari della Wagner. Il colpo a effetto di Zelensky, che sui social festeggia il rientro «dei nostri eroi», non sarebbe stato possibile senza il via libera del presidenteturco Erdogan e quindi ora c’è da interpretare questo colpo inferto a Putin. In generale il messaggio è che la Turchia, sempre attenta in questi sedici mesi di guerra a non pendere troppo da una parte o troppo dall’altra, si sta schierando a favore dell’Ucraina e approva – come ha detto Erdogan – la sua richiesta di entrare nella Nato. Forse il presidente turco si vuole presentare al vertice Nato di martedì a Vilnius con un’immagine di leader forte che non teme Mosca o forse ha mandato un messaggio a Putin in vista della scadenza dell’accordo sul grano, prevista per lunedì 17. I russi vogliono imporre di nuovo un blocco contro le navi che esportano il grano ucraino, Erdogan potrebbe non essere d’accordo. In questo quadro, c’è da considerare che dopo il quasi golpe del 24 giugno il leader del Cremlino non proietta più la stessa immagine di forza che nemmeno l’invasione avventata dell’Ucraina aveva intaccato. I negoziati segreti per liberare i prigionieri della Azovstal dalle carceri russe, dove rischiavano di essere ammazzati come è successo ad alcuni detenuti ucraini, avevano coinvolto molti interlocutori di primo piano, dal principe ereditario saudita Bin Salman a Erdogan ed erano accelerati da una visita riservata del capo dell’intelligence militare ucraina Kirilo Budanov a Papa Francesco.