La BBC: 'I soldati israeliani sono felici di uccidere bambini'
Faziosità e pregiudizio dell’emittente britannica sempre osannata come 'autorevole', da Israele.net
A sinistra, Anjana Gadgil; a destra, Naftali Bennett
Durante un’intervista, martedì, all’ex primo ministro israeliano Naftali Bennett che verteva sulle critiche all’operazione anti-terrorismo a Jenin, la conduttrice delle news sulla BBC Anjana Gadgil ha affermato che “le forze israeliane sono felici di uccidere bambini”. L’intervista è stata pubblicata mercoledì sul canale YouTube dello stesso Bennett. “L’esercito israeliano definisce questa una ‘operazione militare’ – ha detto Anjana Gadgil – ma ora sappiamo che vengono uccisi dei giovani, quattro dei quali sotto i diciotto anni. È davvero questo ciò che i militari si proponevano di fare? Uccidere persone di età compresa tra i 16 e i 18?” “E’ proprio il contrario – ha risposto Bennet – In realtà, tutte le undici persone morte sono miliziani. Il fatto che vi siano terroristi giovani che decidono di imbracciare le armi è responsabilità loro. Jenin è diventata un epicentro del terrore, tutti i palestinesi che sono stati uccisi in questa occasione erano terroristi”. “Terroristi… ma bambini – ha replicato Gadgil – Le forze israeliane sono felici di uccidere bambini”. “Sa, è piuttosto straordinario che lei dica così, perché quelli ci uccidono” ha risposto Bennett, che ha poi chiesto ripetutamente all’intervistatrice come definirebbe un 17enne armato che sparasse alla sua famiglia. La conduttrice della BBC si è rifiutata di rispondere: “Non stiamo parlando di questo” ha detto. E ha aggiunto: “Le Nazioni Unite li hanno definiti bambini”. Bennett ha controbattuto che invece era proprio quello il tema della conversazione. “Mi sfugge qualcosa – ha detto – Lei sa bene che un terrorista di 17 anni può uccidere civili. C’è una differenza fondamentale tra ciò che fanno loro, che è prendere di mira esplicitamente e deliberatamente i civili, e ciò che facciamo noi, che è prendere di mira i terroristi. E’ esattamente il contrario. Noi facciamo la cosa giusta, loro uccidono civili. E il fatto che lei delinei questa equivalenza morale, o anche peggio, ritengo che sia inaccettabile”. E ha aggiunto: “In realtà, il motivo per cui c’è questa crescita del terrorismo a Jenin è perché Israele non è a Jenin. Siamo andati via da Jenin circa trent’anni fa. Quando abbandoniamo dei territori, finiscono per diventare culle di terrorismo. Nessuna madre israeliana desidera mandare il proprio figlio a Jenin. Lo facciamo perché non abbiamo scelta”. E ricordando le sequele di attentati, l’ultimo proprio quel giorno a Tel Aviv, Bennett ha ribadito: “La cosa è asimmetrica: noi non prendiamo di mira i civili, loro prendendo di mira solo i civili”. Quando Gadgil ha insinuato che l’operazione anti-terrorismo fosse frutto di pressioni della destra al governo, Bannett ha detto: “Sia chiaro. Non sono un grande sostenitore di questo governo, ma lo sostengo in questo, e tutti gli israeliani, a sinistra e a destra, coalizione e opposizione, sostengono uniti le forze di sicurezza d’Israele che combattono per la nostra stessa vita”. Successivamente Gadgil, sostenendo che azioni come quelle intraprese da Israele a Jenin servirebbero solo a intensificare il conflitto, ha chiesto a Bennett come pensa che possa concludersi il conflitto. “Finirà quando decideranno di accettare lo stato ebraico in Terra di Israele”, ha concluso Bennett.
(Da: Jerusalem Post, Times of Israel, israele.net, 5.7.23)