Ucraina, Burns (Cia) a Kiev: 'Putin ora è più debole' Analisi di Paolo Mastrolilli
Testata: La Repubblica Data: 02 luglio 2023 Pagina: 12 Autore: Paolo Mastrolilli Titolo: «Il capo della Cia a Kiev: 'Putin ora è più debole più facile reclutare spie'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 02/07/2023, a pag. 12, con il titolo "Il capo della Cia a Kiev: 'Putin ora è più debole più facile reclutare spie' " la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli
Jens Stoltenberg con Volodymyr Zelensky
NEW YORK — Il direttore della Cia William Burns è stato a Kiev all’inizio di giugno, per discutere i piani della controffensiva e come arrivare a un negoziato di pace entro la fine dell’anno. Washington ora sta considerando di dare all’Ucraina i missili a lunga gittata Atacms e le bombe cluster, proprio per aiutare e accelerare gli attacchi in corso, affinché raggiungano i risultati necessari a convincere Mosca a trattare. La visita è avvenuta prima dell’insurrezione di Prigozhin, dove Burns ha svolto un altro ruolo cruciale, chiamando il collega dell’Svr Sergei Naryshkin per rassicurarlo che gli Usa non avevano nulla a che vedere con il tentato colpo di Stato. Ieri però il capo della Cia, parlando alla britannica Ditchley Foundation, ha detto che l’ammutinamento dimostra i danni già fatti da Putin al proprio Paese e apre la porta al reclutamento di spie nella società russa delusa e stanca. Secondo ilWashington Post e ilNew York Times , che hanno rivelato la notizia perché qualche fonte anonima ha deciso fosse utile divulgarla, Burns è andato a Kiev per ascoltare i piani, non per dare istruzioni. Gli ucraini gli hanno detto che nonostante le difficoltà iniziali, prevedibili perché i nemici hanno avuto tempo di fortificare le difese e minare i campi, la controffensiva procede e ha obiettivi ambiziosi.
William Burns
Lo scopo principale è avanzare verso Sud, in modo da tagliare il ponte di terra che Mosca ha costruito per collegare il suo territorio alla Crimea. Ciò consentirà di bloccare i rifornimenti, rendere impossibili il proseguimento dell’occupazione, e piazzare le artiglierie a distanza utile per colpire la penisola. Nello stesso tempo si cercherà di avanzare nelle province orientali del Donbass, entro la fine dell’autunno. Mettere sotto la minaccia di bombardamenti costanti la Crimea, pur senza cercare di riconquistarla, potrebbe convincere finalmente Putin a sedersi per un negoziato vero entro il termine dell’anno, che forse gli lascerebbe il controllo della penisola, ma riconsegnerebbe a Kiev la maggior parte dei territori occupati e l’accettazione delle garanzie di sicurezza che la Nato chiarirà durante il vertice dell’11 e 12 luglio a Vilnius. Proprio in queste ore il Wall Street Journal ha rivelato che il presidente Joe Biden si prepara finalmente a concedere al leader ucraino Volodymyr Zelensky i missili a lunga gittata Atacms, mentre il capo degli Stati Maggiori Riuniti Mark Milley ha ammesso che stanno considerando l’invio delle bombe cluster. I primi servirebbero a colpire in profondità le linee di rifornimento russe, mentre le seconde supplirebbero alla carenza di altri proiettili per l’artiglieria. Lette con la lente della visita di Burns, queste notizie sembrano indicare che Washington voglia accelerare lo sforzo bellico subito, affinché la controffensivapossa avere successo entro l’autunno e favorire il negoziato. Quanto sia realistico questo obiettivo è difficile dirlo, ma lo stesso Milley ha dichiarato che le polemiche sulla lentezza iniziale sono ingiustificate: «Chilometro dopo chilometro, gli ucraini avanzano. Richiede tempo e prudenza, ma sta funzionando». Ieri proprio Burns ha parlato alla Ditchley Foundation. Naturalmente ha evitato i particolari sulle informazioni di intelligence relative alla missione a Kiev, ma ha commentato il caso Prigozhin: «È stata una sfida armata allo Stato russo. Un affare interno in cui gli Stati Uniti non hanno avuto e non avranno alcuna parte». Però «è sorprendente che Prigozhin abbia preceduto le sue azioni con un aspro atto d’accusa contro la logica mendace del Cremlino per l’invasione dell’Ucraina e la condotta della guerra da parte della leadership militare russa. L’impatto di quelle parole e di quelle azioni durerà, vivido promemoria dell’effetto corrosivo dell’invasione di Putin sulla sua stessa società e il suo stesso regime». Il capo del Cremlino sta condannando la Russia ad «un futuro come colonia economica della Cina», e «la disaffezione della società sta creando per la Cia grandi opportunità di reclutare, che non stiamo sprecando».