'Anche nelle prigioni russe lotto per la verità' La lettera di Ilja Jashin
Testata: La Repubblica Data: 29 giugno 2023 Pagina: 10 Autore: Ilja Jashin Titolo: «'Lotto per la verità ecco perché festeggio i 40 anni in carcere'»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 29/06/2023, a pag.10, la lettera di Ilja Jashin dal titolo "Lotto per la verità ecco perché festeggio i 40 anni in carcere".
Ilja Jashin
Oggi compio 40 anni e festeggio questo anniversario in carcere, mentre Evgenij Prigozhin è in libertà. Ho cominciato a occuparmi di politica più di 20 anni fa. All’inizio, da studente, partecipavo alle manifestazioni in difesa della stampa indipendente e contro la guerra in Cecenia. Poi ho abbracciato il movimento studentesco. Infine sono entrato a far parte dell’opposizione democratica: indagavo sulla corruzione, lottavo per i diritti civili, partecipavo alle elezioni. Lo dirò francamente: il mio quarantesimo compleanno lo immaginavo diversamente. La Russia non è affatto quel Paese che sognavo da giovane. È come se la società fosse stata sottoposta a un mostruoso esperimento nel tentativo di costruire qui lo Stato distopico descritto da George Orwell nel romanzo 1984. In passato non sarebbe mai stato possibile immaginare, neppure in un incubo, che il nostro esercito un giorno avrebbe combattuto contro il popolo che una volta ci era il più vicino e più caro, e che i cittadini sarebbero stati sbattuti dentro per aver chiesto di fermare questa guerra. Ed anche il mio destino è molto diverso da come l’avevo pianificato. I miei coetanei in Europa, che hanno iniziato a fare politica insieme a me, sono diventati deputati, ministri e presidenti. Mentre in Russia, da allora il presidente, di fatto, non è mai cambiato: Putin ha ceduto la sua carica solo per un breve tempo al suo rassegnato successore. In tutti questi anni io venivo escluso dalle elezioni, picchiato alle manifestazioni, rinchiuso in centri di detenzione amministrativa per 10, 15 o anche 45 giorni per aver criticato le autorità. Allo stesso tempo, i miei amici e colleghi venivanofucilati sotto le mura del Cremlino, come Boris Nemtsov, o avvelenati con veleni militari, come Vladimir Kara-Murza e Aleksej Navalny.
L’apice della mia dubbia carriera politica è stato poter guidare un consiglio distrettuale a Mosca durante un breve periodo di “disgelo” in cui agli oppositori è stato consentito candidarsi alle elezioni e io ho sconfitto rappresentanti del potere in una leale lotta competitiva. Tuttavia, il “disgelo” è finito rapidamente e, dopo lo scoppio della guerra, ilmio consiglio distrettuale è stato distrutto dai servizi speciali insieme ad altre istituzioni indipendenti della società civile in Russia. Vale la pena riconoscere che nessuno degli obiettivi importanti che ci eravamo prefissati con i nostri compagni dell’opposizione è stato raggiunto. In Russia c’è una dittatura, il Paese sta combattendo in modo insensato e sanguinoso, c’è un anello di isolamento senza precedenti e ogni giorno la morte porta via tante persone. Prigozhin si è divertito un sacco, ha umiliato alla grande l’intera leadership militare del Paese, ha catturato una città e sparato contro aerei militari russi. Ma a screditare l’esercito siamo sempre Aleksej Gorinov, Evgenij Rojzman e io. Chi ne dubiterebbe! Questo significa che metà della mia vita sia andata sprecata? No, non credo. Come non credo che sia stata sprecata la vita degli antifascisti tedeschi, che si rifiutavano di collaborar e con Hitler e finivano nei campi di concentramento. Né considero privo di senso il destino dei dissidenti sovietici che portavano avanti una lotta apparentemente disperata contro Stalin e il Kgb finendo in massa nei Gulag. Il successo nella politica non è sempre misurato con qualifiche formali. In generale, il lavoro di un politico, dal mio punto di vista, si basa su un semplice dovere: dire la verità al suo popolo. La verità a volte spiacevole, a volte seccante, a volte pericolosa. Spesso per questa verità si deve pagare un prezzo alto, compresa la libertà personale e persino la vita. Ma storicamente il “partito della verità” vince sempre. Finché questo partito esiste in Russia — anche se nelle carceri e nella clandestinità — io continuo a credere che il mio Paese abbia una chance di avere un degno futuro. E sono orgoglioso di appartenere a questo partito.
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