Testata: La Repubblica Data: 26 giugno 2023 Pagina: 26 Autore: Kurt Wolker Titolo: «E ora la Nato accolga Kiev»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 26/06/2023, a pag. 26, con il titolo “E ora la Nato accolga Kiev” l'analisi di Kurt Wolker.
L’ambasciatore Kurt Volker è Distinguished Fellow presso il Center for European Policy Analysis. Illustre esperto di politica estera e sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha prestato servizio come Rappresentante speciale degli Stati Uniti nei Negoziati per l’Ucraina dal 2017 al 2019 e come ambasciatore degli Stati Uniti alla Nato dal 2008 al 2009
Di tutte le questioni di cui si dovrà discutere al vertice della Nato dell’11 e 12 luglio a Vilnius, soltanto una è di importanza politica reale: che cosa deciderà la Nato rispetto alle aspirazioni dell’Ucraina a farne parte? Per ora, gli Alleati si stanno ancora consultando. Non si è raggiunta una decisione definitiva. Al momento, nessun alleato pensa che l’Ucraina debba essere invitata a entrare nella Nato al vertice di Vilnius. Farlo porterebbe ad appellarsi immediatamente all’Articolo 5 dell’Alleanza che prevede la difesa collettiva, e ciò implica che gli Alleati dovrebbero ricorrere alle rispettive forze armate per contribuire a difendere l’Ucraina. Gli Alleati non sono pronti a trasformare la guerra della Russia all’Ucraina nella guerra della Nato alla Russia. Nello stesso modo, molti Alleati non vogliono impegnarsi ad ammettere l’Ucraina nella Nato in una data precisa o se saranno soddisfatte determinate condizioni. Vogliono riservarsi il diritto di esprimere una valutazione politica nel momento stesso in cui inviteranno Kiev ufficialmente. Chi può sapere come cambieranno le circostanze tra oggi e il momento in cui quelle condizioni saranno soddisfatte? Ciò nonostante, obbiettivo principale della Nato deve essere quello di trasmettere alla comunità internazionale – incluse Ucraina, opinione pubblica occidentale, parlamenti nazionali e soprattutto la Russia – il messaggio che l’Ucraina ne diventerà effettivamente parte. La Nato ha preso questo impegno al suo vertice di Bucarest del 2008, ma lo ha fatto senza convinzione. Da allora sono trascorsi quindici anni e in tutto questo tempo il fatto di onorare quella promessa non è stato preso in seria considerazione. Tutto ciò deve cambiare. Al vertice di quest’anno, la Nato deve ribadire l’impegno preso nei confronti dell’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza, ed esserne davvero convinta. Perché? Perché così facendo abbrevierà la guerra e ne scongiurerà un’altra. Proprio come la decisione di inviare caccia F-16 e di lanciare iniziative di rilievo per la ripresa economica dell’Ucraina, un impegno concreto nei confronti dell’ammissione del Paese nella Nato manda al Cremlino il segnale che non potrà sconfiggere l’Ucraina e che, continuando nelle sue operazioni, non farà altro che arrecare perdite maggiori alla Russia. Quanto prima Mosca lo ammetterà, tanto prima fermerà la sua aggressione. Un impegno credibile nei confronti dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato è di importanza fondamentale per dare il via alla ripresa economica di quel Paese. Chi investe in Ucraina esige sicurezza. L’assicurazione contro i rischi di guerra può fornirne solo in parte e a livello micro, mentre gli investitori hanno bisogno di sapere che l’Ucraina nel suo complesso sarà al sicuro. Una rete di garanzie bilaterali in tema di sicurezza e di armamento a lungo termine dell’Ucraina, per quanto bene intenzionate, non è abbastanza per fare la differenza per il Cremlino, a meno di rientrare a tutti gli effetti e chiaramente nell’iter di adesione alla Nato. Le assicurazioni in materia di sicurezza del passato, come il Memorandum di Budapest del 1994, si sono dimostrate irrilevanti. Anche dotata di armi pesanti, l’Ucraina subirà sempre attacchi quotidiani da una Russia imperialista. L’Europa non conoscerà la pace se uno dei suoi Paesi più vasti, in grado di mettere in campo le sue forze militari più valenti, è estraneo alla compagine dell’Alleanza ed è aggredito dicontinuo da un vicino bellicoso. L’Unione europea ha già accordato all’Ucraina lo status di Paese candidato all’adesione ed entro la fine dell’anno potrebbe aprire i colloqui per procedere a essa. Per ammetterla nell’Ue, tuttavia, gli Stati membri esigeranno che i confini dell’Ucraina siano sicuri. Per questo motivo molti Stati membri europei della Nato che in precedenza avevano espresso scetticismo – tra cui Francia, Spagna e Portogallo – adesso sono favorevoli a proporre all’Ucraina un percorso preciso da seguire in vista dell’adesione. Dall’ottica americana, i senatori degli Stati Uniti e l’opinione pubblica americana non sarebbero favorevoli a un impegno bilaterale per la sicurezza nei confronti dell’Ucraina che lasci divisi gli Alleati Nato dell’America. Insisterebbero per una condivisione delle responsabilità. A creare davvero la sicurezza in Europa è proprio la garanzia della difesa collettiva dei Paesi della Nato. Non dobbiamo dimenticare che la Russia ha aggredito soltanto Paesi che non fanno parte della Nato. Non ha mai attaccato un Paese membro dell’Alleanza. L’aggressione di Putin deve dunque insegnarci questo: le zone grigie sono semafori verdi. La sicurezza a lungo termine dell’Europa impone che l’Ucraina entri a far parte della Nato. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha assistito alla grande manifestazione di sostegno europeo all’ingresso dell’Ucraina nella Nato al recente vertice dei ministri degli Esteri dei Paesi dell’Alleanza a Oslo. Lì è accaduto qualcosa di raro: non capita spesso che gli Alleati dell’America si facciano propugnatori di una questione relativa alla Nato mentre gli Stati Uniti si tirano indietro. Un passo avanti costruttivo, che il presidente Biden adesso appoggia, consiste nel rimuovere il requisito per cui, prima di entrare nell’Alleanza, l’Ucraina passi attraverso il Map (Membership Action Plan, programma di supporto e assistenza della Nato per accompagnare i Paesi aspiranti membri a raggiungere gli obbiettivi necessari per l’ammissione, N.d.t). È paradossale che un programma, concepito inizialmente per essere uno strumento di aiuto ai Paesi candidati in vista dell’ammissione, sia diventato di fatto un ostacolo che oggi deve essere rimosso. Eliminare il requisito del Map, tuttavia, non basta per rispondere alla domanda politica: che fare in merito all’ingresso dell’Ucraina nella Nato? Per questo, il vertice di Vilnius dovrà procedere in due modi: primo, esprimersi con vigore rinnovato per chiarire che l’Ucraina è palesemente in via di ingresso nella Nato. Secondo, proporre una serie di tappe adeguate che concretizzino questo impegno e creino un iter preciso per l’ammissione nella Nato al momento opportuno. Al vertice del Settantacinquesimo anniversario della Nato, che si svolgerà a Washington in agosto, si dovranno verificare i progressi fatti. La Nato deve chiarire in modo inequivocabile che il treno è in partenza dalla stazione e la sua destinazione è già concordata.