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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Basta! Dov'è la coscienza universale? 23/06/2023
Basta! Dov'è la coscienza universale?
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Once a Developing City, Jenin Has Turned Into a Terror Hotbed -  Palestinians - Haaretz.com

Di nuovo un altro attentato.  Ancora contro dei civili. Dei “combattenti” palestinesi che colpiscono dei civili israeliani indifesi. Uomini, donne, adolescenti, bambini, persino dei neonati. Tutti i modi sono buoni. Il bambino sgozzato. Gli adulti uccisi con l’ascia. La giovane donna con il cranio fracassato da una grossa pietra. Dei passanti colpiti da proiettili in mezzo alla strada, in pieno centro città. Presi di mira sulla terrazza di un caffè o mentre passeggiano in riva al mare. Delle donne colpite a bruciapelo nella loro auto. L'auto lanciata al massimo che si schianta contro una fermata dell'autobus e falcia bambini di sei e otto anni. O ancora l'esplosivo fatto scivolare sotto il sedile di un autobus. E poi le pietre, a volte  micidiali, scagliate al passaggio di un'auto, la bottiglia incendiaria che entra dal finestrino e trasforma la vittima che ne è colpita in una torcia umana. Se gli assassini vengono catturati, Israele darà loro un processo equo; in carcere avranno diritto a ricevere la visita dei propri cari, potranno studiare, conseguire dei diplomi, sposarsi, tutto questo grazie al comodo reddito garantito loro dall'Autorità palestinese. Se invece vengono uccisi, sui social network appaiono i loro volti aureolati dalla gloria del martirio. I loro genitori si dichiarano orgogliosi dell'eroismo che hanno dimostrato. I loro fratelli, i loro cugini, i loro vicini annunciano che anche loro vogliono dare la vita per vendicarli e glorificare Allah. Nelle città e nei villaggi, dei buoni padri di famiglia, delle brave donne di casa scendono in piazza per distribuire gioiosamente dei dolcetti al grido di Allah è grande. Hamas esulta promettendo vendetta. L'Autorità palestinese condanna quella che definisce “un'esecuzione extragiudiziale” ed invoca un ricorso alla Corte penale internazionale. I media sottolineano “l'elevato numero” di vittime palestinesi, contando i terroristi neutralizzati dopo un attentato con i militanti uccisi negli scontri con l'esercito. Le grandi cancellerie chiedono moderazione “da entrambe le parti”.

Alleged Huwara terrorist among six Palestinians killed as IDF raids Jenin |  The Times of Israel

Nessuno però parla dei “sopravvissuti” israeliani.  I feriti che porteranno per tutta la vita il peso del trauma accanto alle cicatrici sul loro corpo. Quelli che ne sono usciti indenni, ma che hanno visto cadere al loro fianco un coniuge, un fratello, una madre, un figlio. Soprattutto, nessuno menziona le vittime. Cosa vuoi, sono solo dei coloni. Quello che gli succede è colpa loro. Allora soprattutto bisogna  evitare  di condannare la ferocia a cui sono stati sottoposti. Qualcuno osa persino paragonare i terroristi ai combattenti della resistenza che hanno salvato l'onore della Francia. Ma i combattenti della resistenza, quelli, lottavano contro i soldati tedeschi e i loro sostenitori. Sapevano bene che stavano rischiando la vita. Una volta presi, sarebbero stati torturati e mandati nei campi di sterminio o giustiziati senza alcuna forma di processo. Solo che dirlo ad alta voce, indignarsi per la barbarie, significherebbe esporsi all'accusa di “sostenere la colonizzazione”. Quindi, contro i coloni tutto è permesso. L'ascia e il coltello. La bomba incendiaria. Il mitra e l'auto ariete. Il bambino sgozzato nella sua culla per la più grande gloria di Allah e della Palestina.

Ma dov'è la coscienza universale, quella incorrotta, che esclamerà “non tutto è lecito contro di loro?”

Immagine correlata
Michelle Mazel

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