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La Repubblica Rassegna Stampa
22.06.2023 Il ruolo dell'India nel confronto Usa/Cina
Analisi di Gianni Vernetti

Testata: La Repubblica
Data: 22 giugno 2023
Pagina: 32
Autore: Gianni Vernetti
Titolo: «Modi e Biden, monito alla Cina»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 22/06/2023, a pag.32, con il titolo "Modi e Biden, monito alla Cina" l'analisi di Gianni Vernetti.

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Gianni Vernetti

File:Narendra Modi 2021.jpg - Wikipedia
Narendra Modi

Oggi a Washington, il presidente Joe Biden riceverà alla Casa Bianca il primo ministro Narendra Modi in occasione della sua prima visita di Stato negli Usa. Dopo il bilaterale fra i due leader, Modi parlerà al Congresso americano riunito in seduta plenaria con i rappresentanti di Camera e Senato. La visita rappresenta una tappa importante di un lungo percorso che ha visto l’India, prima con la leadership del Partito del Congresso ed oggi con il Bharatiya Janata Party, trasformarsi da leader del mondo non allineato ad un caso di successo della globalizzazione, dimostrando anche come sviluppo e democrazia possano convivere e come il modello cinese (mercato senza democrazia e capitalismo guidato), non solo non sia efficace, ma rappresenti una minaccia alla stabilita globale. Al Congresso Usa, il premier Modi proporrà la “ricetta indiana” per una nuova stagione della globalizzazione con in mente la frase delle Upanishad, scolpita all’ingresso del Parlamento indiano: “Il mondo è una sola famiglia”. Quindi, più globalizzazione, più interdipendenza, più mercato, più società aperte, più democrazia. E le due più grandi democrazie del mondo non possono che attrarsi reciprocamente. La giornata di oggi fa seguito ad una lunga marcia di avvicinamento che ha portato l’India ad archiviare l’anacronistico posizionamento non allineato per ampliare la propria influenza nella vasta area dell’IndoPacifico, contenere la crescente assertività di Pechino e contemporaneamente promuovere un processo di convergenza strategica con Usa ed Europa. La svolta indiana nei rapporti con Washington e con l’Occidente ha avuto due passaggi fondamentali. Il primo nel 2008, quando il premier indiano Manmohan Singh e il presidente George W.Bush siglarono l’accordo sull’energia nucleare per scopi civili; il secondo nel 2013 con l’ascesa al potere di Xi-Jinping e il lancio del progetto della Nuova Via della Seta, integrato e rafforzato lo scorso anno dal progetto della Global Security Initiative. Grazie all’accordo Bush-Singh, India e Usa hanno inaugurato una stagione di reciproca fiducia e di condivisione tecnologia e strategica, cementata poi dalla condivisione di una sfida e di una minaccia comune: l’ascesa di Xi e il tentativo di esportazione su scala globale del modello autoritario cinese con il progetto della Nuova Via della Seta. Per l’India, una sfida esistenziale. Basti pensare alla crescente tensione lungo i 5mila chilometri di confine indo-cinese sull’Himalaya, oggetto di un build-up militare cinese senza precedenti, unito alle molteplici rivendicazioni territorial cinesi, fra le quali un intero Stato dell’India, l’Arunachal Pradesh, a nord di Calcutta e a sud della catena montuosa più alta del pianeta. Insieme al tentativo di “accerchiamento” dell’India messo in atto dalla Cina negli ultimi dieci anni: l’esproprio cinese del porto di Hambantota a Sri Lanka, per effetto di un paese fallito per l’eccesso di indebitamente con Pechino; il porto di Gwadar in Pakistan, terminale cinese nell’Oceano Indiano e oggi sottratto alla sovranità pakistana con una possibilità didual-use civile e militare; i ripetuti tentativi di colpo di Stato alle Maldive con il sostegno cinese alle forze anti-democratiche e amiche dell’India. Da qui la nascita della fitta rete di alleanze che in questi anni hanno consolidato i rapporti fra Usa, Europa e democrazie asiatiche e che hanno visto l’India come indiscusso protagonista. Il rilancio del “Quad-Quadrilateral Security Dialogue” fra India, Giappone, Australia e Stati Uniti, che potrebbe fare un ulteriore salto di qualità nel breve periodo trasformandosi in una vera e propria organizzazione regionale per la sicurezza dell’area dell’Indo-Pacifico; l’avvio della Supply Chain Resilience Initiative fra India, Giappone e Australia, testata sui vaccini durante la pandemia e oggi impegnata a garantire solide catene di approvvigionamento sulle tecnologie più strategiche; l’Indo Pacific Ocean Initiative, promossa da Modi per contrastare la Via della Seta Marittima e per favorire progetti di integrazione e sviluppo fra Asia, Europa e Africa. Infine, il crescente ruolo dell’India durante i vertici del G-7, che presto potrebbe evolversi in un naturale G-8 accogliendo fra i suoi membri la grande democrazia indiana. La visita di due giorni produrrà effetti concreti nel campo della cooperazione fra Usa e India in materia di difesa (la co-produzione di motori fra General Electric e Hindustan Aeronautics per l’aviazione militare indiana), per permettere a Delhi di affrancarsi nei prossimi anni dall’approvvigionamento militare russo e rafforzare il proprio profilo tecnologico nel settore bellico, ma soprattutto certificherà l’approdo storico dell’India in quella naturale Alleanza fra le Democrazie che muterà in profondità e nel tempo la geo-politica globale.

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