Correva l'anno 2020 quando aprì il Pink Peacock, il "Pavone Rosa", il caffé antisionista di Glasgow. Frutto della mente geniale ed intersezionale di un gruppo di anarchici locali, il Pink Peacock sarebbe stato un posto queer, ma con ingresso vietato ai sospetti dell'odioso crimine di "pinkwashing", quelli che si azzardano a fare paragoni tra la condizione della comunità LGBTQ nel mondo arabo e le libertà in Israele. Ingresso vietato anche a quelle femministe che osano protestare contro l'imposizione del velo. E tanto per essere chiari su chi era benvenuto e chi no, pure l'ebraico moderno era bandito.
Al Pink Peacock non si parla la lingua dell'odioso e razzista Stato di Israele, perché occupazione apartheid blah blah blah. Abbasso il sionismo, ed evviva la Diaspora! E quindi insegna, menu e sito web del locale erano in inglese ed yiddish, come riportato da un paio di adoranti articolo sulla stampa liberal newyorkese. Notizione poi rimbalzato per tutti i possibili account e social media anti-occupazione, pro-Palestina, anti-Israele ed affini. Una voce si sente da Glasgow, Israele non serve agli ebrei, guardate come rigogliosa fiorisce la cultura yddish in Scozia. Brutte notizie, compagni: il Pink Peacock ha chiuso. E la ragione, tenetevi forte, sono gli abusi antisemiti ricevuti da proprietà, staff e clienti. Abusi antisemiti? Saranno stati certamente la teppaglia fascista, penserete voi. O il Mossad. Chi altro può opporsi alla presenza di un caffé antisionista, queer, vegano ed anarchico? E quella volta che al Pink Peacock hanno distribuito ai clienti coppie di chiavi per aprire le manette, da usarsi per resistere agli arresti durante la prossima manifestazione contro il cambiamento climatico. La polizia si era arrabbiata parecchio, e certo saran stati loro a coastringere il locale alla chiusura. Mossad, polizia e fascisti, chi altro può essere colpevole. Errore. Come spiega la proprietà [su Twitter
https://twitter.com/dirozevepave/status/1666177321307447302], i problemi sono sorti da subito proprio con i compagni scozzesi, che per anni sono andati avanti a diffondere la voce che il Pink Peacock fosse una attività di copertura di affaristi ebrei intenzionati alla speculazione edilizia. Dove ci sono ebrei ci sono sempre affari, e pure un po' loschi, questo l'opinione della sinistra scozzese, e non solo. I tre anni di attività del caffé sono stato un continuo susseguirsi di attacchi "on line and off line" con la ripetizione in inglese (e accento scozzese) di tutti i triti luoghi comuni da centro sociale cui siamo abituati in Italia "cercate di profittare dall'Olocausto" "s'imperialismo americano" "lobby ebraica" e altra monnezza da Maestro Leonardo. Tre anni di abusi e violenze a quanto pare non solo verbali (e mai denunciate, perché se proibisci l'ingresso ai poliziotti poi devi essere coerente!) e insomma, poveri compagni, non ce la han più fatta e mercoledì scorso han tirato giù la serranda. Triste storia. Ohibò. Stiam qui dicendo che esiste antisemitismo a sinistra? Che per quanto gli ebrei prendano distanza da Israele, persino dichiarandosi antisionisti, non sono comunque al sicuro e verranno sempre e comunque guardati con sospetto da compagni di ogni declinazione? oy oy oy oy oy direbbero i poetici personaggi di Moni Ovadia. star dell'antisionismo militante.