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La Repubblica Rassegna Stampa
10.06.2023 Ucraina 1: la terra delle mine
Analisi di Gianluca Di Feo

Testata: La Repubblica
Data: 10 giugno 2023
Pagina: 15
Autore: Gianluca Di Feo
Titolo: «Tappeto di mine in Ucraina. Mai così tante nella Storia e uccideranno per decenni»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/06/2023, a pag. 15, con il titolo "Tappeto di mine in Ucraina. Mai così tante nella Storia e uccideranno per decenni" l'analisi di Gianluca Di Feo.

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Gianluca Di Feo

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Il Leopard 2A6 è il carro armato più potente del pianeta. Pesa 62 tonnellate e costa circa otto milioni di euro. Ma nella battaglia di giovedì due di questi colossi d’acciaio sono stati messi fuori combattimento da un ordigno minuscolo e micidiale, venduto per una manciata di euro: la TM-62, la mina anticarro più diffusa al mondo. Solo di questo modello sovietico nei terreni dell’Ucraina ne sono stati seminati circa sei milioni, che si aggiungono ad altri milioni di trappole ancora più subdole, con la forma di farfalle verdi oppure forgiate in anonimi cilindri metallici. Nessuno sa quante siano, c’è però una certezza: mai finora nella Storia ne erano state usate così tante. Dopo il crollo della diga, l’inondazione del Dnepr ne ha trascinate via centinaia: involucri di plastica e tritolo alla deriva tra le case allagate, macabro simbolo della situazione in cui è stato ridotto il Paese. Oggi l’Ucraina è diventata il più grande campo minato del mondo: si ritiene che 174mila chilometri quadrati siano infestati dalle bombe silenziose, che scattano con la pressione di un piede o di un veicolo. È una superficie pari a sette volte la Lombardia, dieci volte il Lazio: come se metà della nostra Penisola fosse stata trasformata in un mostruoso tappeto dove ogni passo può essere letale. Già il conflitto del Donbass dal 2014 aveva spintole forze rivali a costruire barriere esplosive, che hanno provocato 1.400 vittime civili nel giro di quattro anni. Poi l’invasione russa ha reso esponenziale il ricorso alle mine, con numeri senza precedenti. Nel momento della crisi, con Kiev e Kharkiv sotto assedio, gli ucraini le hanno sparse a migliaia per rallentare la marcia delle brigate di Mosca. Alcune nazioni della Nato hanno trasferito loro le scorte rimaste nei magazzini della Guerra Fredda, inclusi equipaggiamenti che avrebbero dovuto venire smantellati in base agli accordi internazionali: come le “Claymore” americane, comandate a distanza o innescate da un cavo teso nell’erba. Human Rights Watch ha documentato l’utilizzo di ordigni anti- uomo vietati dai trattati: ce n’erano pure di progettazione italiana, risalenti agli anni Ottanta e reperiti chissà dove. Sono grandi come una mano, rivestiti di plastica e invisibili ai metal detector. Il Cremlino non ha mai sottoscritto il bando delle armi antiuomo. Negli arsenali sovietici erano rimaste centinaia di milioni di mine e di sub-munizioni, a cui si sono aggiunte quelle più sofisticate costruite in tempi recenti. Dalla metà di marzo 2022 i russi hanno cominciato a scagliarle contro il territorio ucraino, quasi sempre usando razzi che le disperdevano dal cielo: hanno già ucciso o ferito mille civili, tra cui quasi cento bambini. Poi dallo scorso autunno i genieri di Mosca si sono impegnati per stendere enormi sbarramenti in vista della controffensiva: in molti casi, hanno usato macchinari speciali che le lanciavano a caso nel suolo fangoso, poi la primavera le ha ricoperte con un manto verde. E questo si è ripetuto lungo centinaia di chilometri tra il Dnepr e il Mar d’Azov. È uno degli o stacoli più insidiosi con cui si stanno misurando i soldati ucraini, che per varcarle hanno preparato strumenti vecchi e nuovi. Ci sono pale di ruspa montate davanti ai tank e le “vipere”, cordoni di esplosivo lunghi trenta metri sparati sui campi e fatti detonare. Ma anche robot che spingono vomeri sopra gli ordigni e droni con visori che individuano dall’alto la posizione delle bombe nell’erba. Il problema è aprire piste sicure nel mezzo della battaglia, con i blindati obbligati a correre nell’oscurità e le cannonate che arrivano da tutte le parti: è facile uscire dai sentieri ripuliti e ritrovarsi sopra un ordigno. Per questo le avanguardie di Kiev usano i “Bisonti” regalati dagli americani: mezzi chiamati Mrap disegnati per proteggere l’equipaggio dallo scoppio delle mine. Una sola granata però può smantellare i cingoli dei tank più possenti, immobilizzandoli sotto il fuoco dell’artiglieria. Quando le armi taceranno, queste trappole continueranno a uccidere. Sono immortali e portano avanti la loro missione assassina per decenni. Le Nazioni Unite preventivano che ci vorranno 37 miliardi di euro per completare la bonifica. I fertili terreni del granaio d’Europa adesso sono campi di morte: i coltivatori dovranno rinunciare al raccolto o rischiare di saltare in aria. Un dilemma in cui è la fame a decidere. È successo anche da noi e in Romagna spesso le lapidi per i caduti della Seconda guerra mondiale riportano le vittime registrate fino al 1949: contadini che sotto l’aratro hanno trovato l’eredità del conflitto.

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