Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/06/2023, a pag. 12, con il titolo "Kurt Volker: “Sapevamo da tempo che i russi avevano minato la diga” " l'intervista di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli
Kurt Volker
BOSTON — «Sapevamo da tempo che i russi avevano minato la diga di Kakhovka, per essere pronti a farla esplodere, se lo avessero ritenuto utile. Hanno aspettato finora, perché speravano di riconquistare i territori persi nella zona di Kherson. Il fatto che abbiano deciso di farla saltare dimostra che hanno rinunciato all’idea di poter riprendere quelle regioni». A rivelarlo è Kurt Volker, già inviato per l’Ucraina dell’amministrazione Usa.
Perché la distruzione della diga conviene a Mosca? «Due motivi. Il primo è creare una distrazione, costringendo Kiev a rispondere all’emergenza umanitaria provocata dall’inondazione. Il secondo è militare, ossia ostruire la controffensiva».
Quelle regioni servono a Zelensky per attaccare la Crimea? «Darebbero agli ucraini la possibilità di avvicinarsi, e quindi colpire con i loro missili Sebastopoli. Però sono stato a Kiev due settimane fa, e parlando con alcune persone, mi hanno detto che il loro piano non era attaccare là, perché il fiume Dnepr è troppo largo e attraversarlo renderebbe le truppe troppo vulnerabili».
Dopo l’inondazione, è ancora possibile colpire la Crimea? «Sì, arrivando da est. Prima di farlo, però, gli ucraini devono spezzare il ponte di terra che collega la penisola alla Russia».
Volodymyr Zelensky
La controffensiva è iniziata? «Sì, da tempo, nel senso che gli ucraini hanno già attaccato le linee per il rifornimento di carburante e munizioni, i ponti, le ferrovie, anche le basi logistiche in territorio russo, per indebolire le forze di Mosca. Così avevano preso Kherson, di fatto senza combattere».
Quali sono gli obiettivi? «Tagliare il ponte di terra. Cercheranno di colpire di nuovo anche il ponte sullo stretto di Kerch, perché così Mosca potrà rifornire le truppe in Crimea solo via mare. E anche là è in pericolo, perché gli ucraini hanno buoni missili per prendere di mira le navi russe da terra. Poi punteranno a riprendere parti del Donbass, Bakhmut e Lugansk. In molti casi si tratta di sortite lanciate per mettere alla prova i russi, e decidere dove lanciare l’offensiva più forte».
Hanno abbastanza armi per avere successo? «Hanno 60.000 nuovi soldati ben addestrati. È una capacità significativa e dovrebbero essere in grado di fare meglio dei russi. La controffensiva poi non sarà un grande episodiobellico unico, ma una serie di iniziative prolungate nel tempo. Quindi c’è tempo per ricevere altre forniture militari».
Cosa succede a Belgorod? «Russi che combattono contro il regime, anche se Mosca cerca di negarlo. Serve a creare un senso di vulnerabilità in Russia, bucare la bolla dell’operazione militare speciale in Ucraina, e costringere il Cremlino a spostare le truppe dal fronte».
Stesso discorso per i droni su Mosca? «Sì. È probabile che decollino dalla Russia, lanciati da russi, probabilmente in collaborazione con forze speciali ucraine».
Come giudica le critiche di Prigozhin e Kadyrov a Putin? «Indicano la presenza di un forte dissenso interno».
La controffensiva può favorire il negoziato di pace? «Non credo, perché Putin non è pronto a discutere seriamente».
Il vertice Nato di Vilnius aprirà all’ingresso di Kiev? «Credo di sì. Gli alleati europei sono più favorevoli degli Usa, per una serie di ragioni. Hanno candidato l’Ucraina alla Ue, ma ormai è chiaro che non puoi essere membro della Ue senza esserlo della Nato. L’ingresso non avverrà a Vilnius, ma si dirà qualcosa in questa direzione. Garanzie militari e passi pratici, maggior la».
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