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La Repubblica Rassegna Stampa
07.06.2023 Ucraina, diga: "Sono stati i russi"
Analisi di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 07 giugno 2023
Pagina: 10
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «I sospetti Usa: sono stati i russi per rallentare la controffensiva»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 07/06/2023, a pag. 10, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "I sospetti Usa: sono stati i russi per rallentare la controffensiva".

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Daniele Raineri

Kakhovka dam in southern Ukraine is blown, unleashing flood of water –  EURACTIV.com

Il governo degli Stati Uniti ha informazioni d’intelligence che indicano la Russia come responsabile della distruzione della diga di Nova Kakhovka sul fiume Dnipro, che nella notte tra lunedì e martedì dopo una forte esplosione ha ceduto e ha lasciato un’enorme massa d’acqua libera di inondare una regione nel Sud dell’Ucraina – per la maggior parte occupata dai soldati russi e per un’altra parte sotto il controllo dei soldati ucraini. La rete americana Nbc News ha avuto questa notizia da due fonti del governo americano e da una non meglio specificata fonte di un governo occidentale e ha anche saputo che nella serata di ieri l’Amministrazione Biden era al lavoro per “declassificare” – quindi per rendere pubbliche – quelle informazioni, cosa che talvolta richiede tempo per non compromettere il lavoro dell’intelligence. L’Amministrazione Biden è l’alleata più forte di Kiev e quindi è una parte in causa, ma i servizi d’intelligence americani sono focalizzati con una certa precisione su quello che succede in Ucraina, hanno anticipato il giorno esatto dell’invasione russa e in questi mesi hanno accusato – con leak sulla stampa – l’intelligence ucraina dell’assassinio a Mosca e a San Pietroburgo di due propagandisti filo-Putin. Le informazioni americane si aggiungono ad altri fattori che puntano verso Mosca, e che possono spiegare chi e perché avrebbe distrutto la diga. È appena cominciata una controffensiva ucraina per liberare territori occupati dai soldati russi, c’è una parte che si deve muovere e coprire grandi distanze e una parte statica che si deve difendere. L’inondazione ostacola i movimenti di chi deve avanzare (i soldati ucraini) e aiuta chi sta fermo (i soldati russi). Questo impedimento si realizza in due fasi. In una prima fase l’acqua e il fango renderanno molto difficile agli ucraini spostarsi con i mezzi pesanti, come se si fosse tornati indietro alle prime settimane di marzo. Prima di cominciare la controffensiva l’esercito di Kiev è stato costretto ad aspettare per mesi l’arrivo del tempo asciutto e che le condizioni del terreno migliorassero – quindi che il fango del disgelo primaverile si solidificasse. L’allagamento adesso prolunga in modo artificiale quelle condizioni difficili. In una seconda fase, anche quando il terreno tornasse praticabile, la distruzione della diga ha abbassato il livello del fiume Dnipro, che per centinaia di chilometri fa da barriera naturale fra le truppe ucraine e le truppe russe. Per tentare un attraversamento del fiume è meglio avere un livello dell’acqua alto oppure basso? Nonci sono dubbi: meglio un fiume alto. Ma il Dnipro non sarà più così alto per qualche anno a venire, fino a quando qualcuno non riparerà la diga. Prima dell’esplosione il livello del bacino, che negli ultimi mesi si era stabilizzato a circa quattordici metri, è salito fino al livello record di diciassette metri e mezzo – l’acqua ormai da giorni traboccava da sopra alla diga – e questo ha massimizzato l’effetto inondazione. Erano i russiad avere il controllo del livello dell’acqua. Immobilizzare con una piena la sponda sinistra del Dnipro e poi renderla più alta rispetto al normale quando l’acqua sarà passata permetterebbe loro di concentrarsi sui settori attivi del fronte, che è molto difficile da difendere per intero perché è lungo milleduecento chilometri. I russi avevano piazzato cariche esplosive dentro alla diga già a ottobre e si pensava potessero farleesplodere nel caso le truppe ucraine avessero superato di slancio Kherson e avessero provato ad attraversare il Dnipro. Per sostenere la tesi della responsabilità ucraina bisognerebbe immaginare un’operazione rischiosa in una struttura controllata dai militari di Mosca. Infine c’è un fattore ideologico che potrebbe identificare chi ha inondato l’area di Kherson: i soldati ucraini tendono a non infierire contro il territorio ucraino, perché perloro è un terreno da liberare. È un fattore che tendiamo a trascurare, ma da sedici mesi in Ucraina conta tantissimo ed è diventato questione di vita o di morte. Per questo la teoria che l’esercito ucraino abbia deciso in modo deliberato di colpire in modo catastrofico con le acque del Dnipro una regione che in parte hanno liberato a caro prezzo e per il resto puntano ancora a liberare non torna.

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