Ucraina nella Nato nell’interesse di tutti Analisi di Luciano Capone
Testata: Il Foglio Data: 03 giugno 2023 Pagina: 1 Autore: Luciano Capone Titolo: «Lodo Kissinger»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 03/06/2023, a pag. 1 l'analisi di Luciano Capone dal titolo "Lodo Kissinger".
Henry Kissinger
Si è tornato a parlare di lui per il raggiungimento del suo 100esimo compleanno, ma di Henry Kissinger da molti mesi si erano perse le tracce sulla stampa italiana. Eppure, nei primi mesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale e Segretario di stato dell’Amministrazione Nixon era continuamente in bocca alla pubblicistica anti ucraina e ai realisti all’amatriciana che sostenevano che gli Stati Uniti hanno “provocato” la Russia, che l’ingresso dell’Ucraina nella Nato sarebbe un grande errore e che Zelensky dovrebbe cedere i territori occupati da Putin per arrivare a una pace. In realtà, già quella versione italianizzata di Kissinger era adulterata, perché il principe dei teorici del realismo, come ha più volte specificato, non ha mai invitato l’Ucraina a cedere territori ma ha semplicemente sostenuto che la condizione per un cessate il fuoco era un ritorno allo “status quo ante”, ovvero un ritiro della Russia dai nuovi territori occupati dopo il 24 febbraio 2022 per lasciare le vecchie zone contese (parte del Donbas e la Crimea) a un negoziato. Quando poi, più recentemente, ma comunque molti mesi fa, si è pronunciato chiaramente a favore dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato – secondo quello che Giuliano Ferrara ha battezzato come “lodo Kissinger” – è praticamente sparito dai media italiani. E, molto probabilmente, dopo essere stato per qualche mese un fine diplomatico realista tornerà a essere dipinto come il mostro dei colpi di stato made in Usa.
In ogni caso, il punto di vista di Kissinger è interessante per la sua originalità. In primo luogo perché quella che appare come un’inversione a 180 gradi non è affatto un cambio di idea rispetto al passato: Kissinger continua a ritenere che la decisione di lasciare aperta la porta della Nato all’Ucraina sia stato un errore destabilizzante. Ma è anche originale il principio per cui ora ritiene opportuno un suo ingresso nell’Alleanza atlantica, che è la sicurezza non solo dell’Europa ma anche della Russia. Kissinger ne ha parlato in una lunghissima intervista all’Economist, pubblicata a maggio. “Ho sempre pensato che la decisione di lasciare aperta l’adesione dell’Ucraina alla Nato fosse molto sbagliata” dice. Perché la Nato era già avanzata in ogni paese da cui si era ritirata l’Unione sovietica e per Putin l’adesione anche dell’Ucraina, ritenuta “il fratello minore più vicino organicamente e storicamente”, era diventata un’ossessione. Ma dopo l’invasione russa, “un catastrofico errore di giudizio da parte di Putin”, per Kissinger le cose sono radicalmente cambiate: in primo luogo la Russia ha dimostrato di non essere più la minaccia convenzionale di una volta; in secondo luogo l’Ucraina è diventata il paese meglio armato e con la leadership strategicamente meno esperta d’Europa. “Se la guerra finisce come probabilmente finirà, con la Russia che perde molte delle sue conquiste, ma conserva Sebastopoli (la base navale russa in Crimea, ndr) – dice Kissinger – potremmo avere una Russia insoddisfatta, ma anche un’Ucraina insoddisfatta. In altre parole, un equilibrio di insoddisfazione”. E pertanto, “per la sicurezza dell’Europa è meglio avere l’Ucraina nella Nato, dove non può prendere decisioni nazionali sulle rivendicazioni territoriali”. Insomma, l’adesione all’Alleanza atlantica oltre che a difendere la sicurezza di Kyiv servirebbe anche a imbrigliare una nascente potenza militare inquieta. Tramontata la sua soluzione di un’Ucraina finlandizzata proprio a causa dell’invasione di Putin, tanto che la stessa Finlandia è entrata nella Nato, Kissinger vede ora la Narto come un fattore di stabilizzazione. A differenza dell’Europa che invece ha un atteggiamento che è apparentemente cauto ma in realtà molto pericoloso: non vuole l’Ucraina nella Nato perché sarebbe rischioso, ma al contempo le fornisce molte armi e sempre più avanzate. Non è esattamente una situazione che garantisce un equilibrio. L’esito migliore possibile è quindi “un’Ucraina potenziata e indipendente, strettamente legata all’Europa e strettamente legata alla garanzia della Nato o parte della Nato”. Ma l’altro aspetto interessante del ragionamento di Kissinger è che secondo lui questa soluzione sarebbe anche nell’interesse della Russia: “Se parlassi con Putin, gli direi che anche lui è più al sicuro con l’Ucraina nella Nato”. Avere quella che è ormai la più grande potenza militare convenzionale in Europa incontrollata e insoddisfatta non è il massimo per la sicurezza di Mosca, come mostrano le incursioni in territorio russo. E non è neppure un argomento nuovissimo. In tutt’altro contesto, di distensione anziché di guerra, fu usato dall’Amministrazione Bush con Gorbaciov. Ciò che Kissinger direbbe a Putin è, sostanzialmente, la stessa domanda che pose il Segretario di stato americano James Baker a Gorbaciov rievocando la tragedia della Seconda guerra mondiale: “Voglio farti una domanda, e non è necessario che tu risponda adesso – disse Baker al leader dell’Urss nel febbraio del 1990 –, supponendo che l’unificazione avvenga, cosa preferiresti: una Germania unita al di fuori della Nato, assolutamente indipendente e senza truppe americane; o una Germania unita che mantiene i suoi collegamenti con la Nato, ma con la garanzia che la giurisprudenza o le truppe della Nato non si allargheranno a est dell’attuale confine?”. Gorbaciov rispose immediatamente di no all’espansione della Nato alla Germania dell’est, ma poi aggiunse: “E’ del tutto possibile che nella situazione che si sta formando, la presenza delle truppe americane possa svolgere un ruolo di contenimento. E’ possibile che dovremmo pensare insieme, come hai detto, al fatto che una Germania unita potrebbe cercare modi per riarmarsi e creare una nuova Wehrmacht, come è successo dopo Versailles”. Per poi aggiungere: “Molto in quello che hai detto sembra essere realistico. Pensiamoci”. Pochi mesi dopo, con la firma del Trattato sullo stato finale della Germania, Gorbaciov accettò l’ingresso della ex Ddr nella Nato. Ovviamente il contesto storico è molto diverso. Ma non è detto che il “lodo Kissinger”, una proposta che tra l’altro è pressoché identica a quella di un politologo ai suoi antipodi come Francis Fukuyama, non sia una strada che si possa tentare di percorrere dopo la controffensiva ucraina. “Sono nella posizione ironica di essere stato solo quando mi opponevo all’adesione dell’Ucraina alla Nato, e di essere quasi solo ora che la sostengo”, ha detto Kissinger al Wall Street Journal. Di sicuro, anche a 100 anni, il principe dei realisti si dimostra molto più lucido di tanti realisti all’amatriciana.
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