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Il Foglio Rassegna Stampa
30.05.2023 Ucraina 1: Kyiv sotto attacco, 16 raid russi solo a maggio
Analisi di Paola Peduzzi

Testata: Il Foglio
Data: 30 maggio 2023
Pagina: 1
Autore: Paola Peduzzi
Titolo: «A Kyiv, tra il bunker e McDonald’s»

Riprendiamo dal FOGLIO  di oggi, 30/05/2023, a pag. 1, con il titolo 'A Kyiv, tra il bunker e McDonald’s', l'analisi di Paola Peduzzi.

Risultati immagini per paola peduzzi
Paola Peduzzi

Zelensky delivers impassioned address ahead of invasion
Volodymyr Zelensky

Milano. Sedici attacchi aerei su Kyiv soltanto nel mese di maggio: ieri due, uno durante la notte e uno sei ore dopo, di mattina, dopo che nel fine settimana, alla vigilia del compleanno della capitale ucraina – 1.541 anni dalla sua fondazione – erano stati lanciati dall’esercito russo 40 droni di produzione iraniana. La capacità di difesa dell’Ucraina è impressionante: quasi la totalità dei missili e dei droni è stata intercettata, alcuni cadono e fanno danni, anche i pezzi dei missili intercettati cadono e fanno danni, feriti e morti (non è stata colpita solo Kyiv, i bombardamenti sono come sempre sparsi e indiscriminati). Lo scopo del Cremlino è logorare la difesa aerea ucraina tanto efficiente, e per questo gli attacchi sono diventati più frequenti e più intensi: la retorica degli “obiettivi strategici” propagandata da Vladimir Putin e dai putinisti è sempre stata una finzione, ora lo si vede più chiaramente perché non viene neppure più citata. E si consolida il deliberato obiettivo terroristico: nessun ucraino deve e può vivere una vita normale, da nessuna parte, men che meno a Kyiv – deve vivere nel terrore. La determinazione con cui gli ucraini coltivano la loro normalità dopo quindici mesi di guerra è un altro obiettivo degli attacchi: non bastano i danni, i feriti, i morti, il terrore, no, i putiniani vogliono che la paura sia per gli ucraini pervasiva e annichilente. Altrimenti sono pronti a dire: ma quale guerra, guardate come sa la spassano a Kyiv, vi sembra una città sotto attacco? C’è un che di tragicamente perverso in questo ribaltarsi continuo dei ruoli: non sono i russi che devono giustificare la loro aggressione, ma gli ucraini che devono giustificare la loro difesa. Di più: anche il loro spirito, la loro voglia di vita, la determinazione a non lasciarsi sopraffare dalla paura. Ieri la first lady ucraina, Olena Zelenska, ha postato il video di un gruppo di studenti che corre verso il rifugio antimissili urlando e piangendo, spaventati. “Kyiv. La mattina dopo una notte insonne sotto le bombe – ha scritto su Twitter la first lady – Ansia, di nuovo. Bambini che gridano andando nel rifugio mentre suonano le sirene: è la nostra realtà. Ma non deve essere così – da nessuna parte, mai. Non si può spegnere la paura, ma noi non ci blocchiamo, noi agiamo. L’Ucraina continua a combattere”. Il video dei ragazzini che corrono impauriti era ovunque, come se gli ucraini dovessero dare un’ulteriore dimostrazione al mondo: guardate che noi abbiamo paura, che i nostri figli gridano e piangono, che le sirene ci fanno tremare e iniziamo a correre o pensiamo alla nonna a casa che correre non può e come farà?, farà in tempo a mettersi al sicuro? Ieri, nell’attacco notturno, secondo i dati del comune di Kyiv, novemila cittadini sono andati a rifugiarsi nelle stazioni sotterranee della metropolitana (di questi 1.120 bambini); nell’attacco della mattina, le persone nel bunker-metropolitana erano 40 mila. Arrivavano affannati, si calmavano, si aiutavano e poi si rimettevano a lavorare, studiare, telefonare: c’era anche una coppia di sposi che era nel mezzo della cerimonia e ha dovuto correre nel rifugio, la sposa si è messa su una seggiola, giocava con i capelli, lo sposo l’ha baciata, ridevano, e tutti intorno facevano filmati e congratulazioni. E’ la normalità di Kyiv, questa, e la metropolitana intanto continua ad andare. Nel fine settimana, mentre la capitale si preparava alla sua festa di compleanno e metteva in mostra la sua vitalità, ha scatenato parecchie polemiche il video postato dal presidente della Kyiv School of Economics, Tymofiy Mylovanov, girato dentro a un McDonald’s, venerdì sera. Ci sono molte persone, soprattutto giovani, che ordinano, si siedono, predono i vassoi, chiacchierano. Per gli scettici antiucraini il video è diventato una prova: Kyiv non è in guerra, in quale altra città di un paese in guerra la gente va tranquillamente da McDonald’s? E poi: ci sono molti maschi, non dovrebbero essere a combattere se questo è un conflitto esistenziale? La voglia di normalità degli ucraini è diventata un’altra colpa, e come ieri si mostravano i bambini terrorizzati, così Mylovanov si è messo a spiegare il rischio che si corre quotidianamente a Kyiv e che molti di quei ragazzi erano probabilmente tornati dal fronte o pronti a partire o tornati e destinati a ripartire. Anche questa è la normalità, il fatto che gli ucraini affrontino la guerra senza lamentarsi è un grande vantaggio per noi alleati che altrimenti dovremmo iniziare a chiederci: se smettono di combattere gli ucraini, dobbiamo andarci noi? Invece va tutto al contrario e questo perverso onere della prova – sì, siamo sotto attacco, sì, abbiamo paura – tocca agli ucraini.

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