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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Il soldato assassinato dimenticato 29/05/2023
Il soldato assassinato dimenticato
Analisi di Michelle Mazel

A destra: Moshe Tamam

(traduzione di Yehudit Weisz)


Il 6 agosto del 1984, il caporale Moshe Tamam, di 19 anni, aveva preso l'autobus nella città di Tiberiade, nel  Nord di Israele, per recarsi a Tel Aviv. Quel giorno era stato a trovare la sua ragazza che abitava a Tiberiade, ma sulla strada del ritorno a casa è stato rapito, torturato e brutalmente assassinato da quattro terroristi arabo-israeliani. La storia  di  uno  di loro, Walid  Dakkah, è edificante. Ascoltiamo  la versione palestinese.    

Terrorist released after 35-year sentence, victim's family demand he be  expelled    

“Nato nel 1961 a Baqa' al-Gharbiyya  nella Palestina occupata dal '48 , è detenuto in carcere dal 25 marzo 1986 con Ibrahim Abou Mukh, Rushdi Abou  Mukh  e Ibrahim  Bayadseh , per aver costituito una cellula militare del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina che ha preso  parte  a un'operazione di resistenza palestinese  nel 1985 in cui  un soldato dell'occupazione  è stato catturato e ucciso.”  Condannato all'ergastolo nel 1986,  Dakkah  ha visto la sua pena ridotta a 37 anni – per buona condotta? – ma la sua partecipazione ad un tentativo  di contrabbandare  dei telefonini in prigione gli è valsa altri due anni. Tuttavia le sue condizioni  di detenzione  non dovevano essere troppo dure, visto che gli hanno consentito di acquisire un'istruzione di cui era  molto carente e di intraprendere degli studi universitari. È così che  ha ottenuto una laurea, poi un master in scienze politiche. Comincia a contribuire con degli articoli per la stampa araba, ma anche  sul grande quotidiano israeliano di sinistra Haaretz. Trova anche il tempo per scrivere e pubblicare libri di scienze politiche. Aveva il diritto di ricevere visite e così conobbe Sana Salameh, un'affascinante donna palestinese che accettò di diventare sua moglie. Si sono sposati nel 1999. Nonostante i suoi carcerieri si rifiutassero di concedergli delle “visite coniugali”, riuscì a inviare dello sperma a sua  moglie, tramite un  visitatore e nel 2020, a quasi sessant'anni, è diventato il padre appagato  di una  bambina che porta il nome di Milad, che  si può tradurre con “rinascita.”  Da questo episodio egli ha tratto la materia  per un  libro per bambini, “Il segreto dell’olio”, la storia immaginaria  di un  bambino nato dallo sperma  di un  carcerato. Il lancio di quest'opera doveva avvenire nella città araba israeliana di  Madj  Al Kouroum, ma l'allora Ministro dell'Interno, Arye Deri, ne vietò lo svolgimento. Durante i suoi lunghi anni di carcerazione, il detenuto sapeva  di  poter contare sul costante appoggio dell'Autorità palestinese, che gli concedeva e gli concede tuttora una generosa pensione, oltre a chiedere con insistenza la sua liberazione. Ha anche dei comitati di supporto. Così, il 17 aprile scorso a Parigi si è tenuto un grande raduno  “ per la liberazione dei prigionieri palestinesi, di Walid Dakka e di Georges Abdallah… Onore a Georges Abdallah (vedi nota), a Walid Dakka, ai prigionieri palestinesi e ai prigionieri politici e rivoluzionari, fiaccole della resistenza!”   In questi giorni la richiesta di rilascio per motivi di salute di  Walid Dakkah  è al vaglio delle autorità israeliane. Non c'è dubbio che se gli sarà concesso, sarà accolto trionfalmente nel suo villaggio natale.

E la vittima, ti domanderai? Solo la sua famiglia la piange ancora.

Nota: Georges Ibrahim Abdallah sta scontando l’ergastolo in Francia per l’omicidio del diplomatico israeliano Yacov Barsimantov e per quello dell’addetto militare aggiunto all’ambasciata americana a Parigi, Charles Ray.

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Michelle Mazel

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