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La Repubblica Rassegna Stampa
28.05.2023 Meloni, il Ppe e la fiamma nel simbolo
Commento di Maurizio Molinari

Testata: La Repubblica
Data: 28 maggio 2023
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Meloni tratta con il Ppe»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 28/05/2023, a pag. 1, con il titolo “Meloni tratta con il Ppe” l'analisi del direttore Maurizio Molinari.

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Maurizio Molinari

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Giorgia Meloni

Al riparo dai riflettori, Giorgia Meloni sta trattando con il Partito popolare europeo per togliere la fiamma dal simbolo di Fratelli d’Italia in occasione del voto europeo del 2024, al fine di poter costruire una grande coalizione di maggioranza popolar-conservatrice nel nuovo Parlamento di Strasburgo. Tutto è iniziato con la visita a Roma, in gennaio, del tedesco Manfred Weber, leader dei popolari all’Europarlamento, che ha chiesto a Meloni un “segnale significativo” di apertura politica ai moderati per rendere possibile un patto con i conservatori alle prossime elezioni europee. Weber non ha avanzato richieste specifiche ma il progetto di un’alleanza fra popolari e conservatori per conquistare la maggioranza nell’emiciclo di Strasburgo ed esprimere la nuova presidente della Commissione europea richiede con tutta evidenza un distacco di Meloni — leader del gruppo dei conservatori europei — dalle radici postfasciste con modalità talmente evidenti da essere comprese ovunque in Europa. Una prima risposta da parte di Fratelli d’Italia è arrivata a metà mese, durante alcuni incontri riservati a Roma con europarlamentari popolari europei, allorché è stato fatto presente che in occasione del voto europeo Meloni potrebbe rinunciare alla fiamma nel simbolo “anche per attrarre gli elettori di Forza Italia” in fuga dall’oramai evidente crepuscolo di Silvio Berlusconi. La questione dell’abbandono della fiamma può avere un impatto reale, in Italia e in Europa, perché si tratta dell’immagine che Giorgio Almirante volle nel logo del Msi nell’immediato dopoguerra, per ricordare il fuoco eterno sulla tomba di Benito Mussolini e oggi testimonia le radici di Fratelli d’Italia nella nostalgia per un’idea inequivocabilmente sconfitta dalla Storia. Per i Popolari europei si tratta di un evidente ostacolo al patto elettorale con i conservatori, specialmente in un Paese come la Germania dove dal dopoguerra tutti i partiti — a cominciare dalla Cdu/Csu — hanno rigettato senza alcuna ambiguità ogni legame con le orrende dittature che portarono alla Seconda Guerra Mondiale. Da qui il bivio politico di fronte al quale si trova la Cdu, principale forza politica del Ppe: se Meloni toglie la fiamma dal simbolo consente a Weber di portare a compimento l’intesa con i conservatori, aprendo la strada in caso di vittoria nelle urne alla possibile elezione di Antonio Tajani alla guida della Commissione Ue, se invece Meloni non la toglie, restando saldamente ancorata alle radici postfasciste, allora a prevalere nella Cdu e nel Ppe saranno le posizioni del leader nazionale Friedrich Mertz, favorevole ad una strategia opposta, ovvero convergente con la volontà del presidente francese Emmanuel Macron, capo del partito “En Marche”, di rinnovare l’intesa fra popolari, socialisti, liberali e verdi divenuta la “coalizione Ursula” espressione dell’attuale maggioranza al Parlamento europeo. Si spiegano anche così le fibrillazioni nei partiti di governo, da Parigi e Madrid, contro il governo Meloni ed anche, sul fronte opposto, i sostegni che la premier raccoglie a Varsavia, Praga e Budapest presso leader e partiti nazionalisti che appartengono al fronte dei conservatori o potrebbero votare con loro in aula a Strasburgo per dare la fiducia al successore di Ursula von der Leyen. Il contrasto di opinioni fra Weber e Mertz è la cartina tornasole di un confronto assai più ampio in atto dentro i popolari dove l’ala più di destra vuole l’intesa con i conservatori sul terreno del riscatto degli Stati nazionali rispetto alle istituzioni di Bruxelles mentre l’anima più centrista ritiene necessario riprendere il cammino del rafforzamento delle istituzioni Ue. C’è poi la voce di Klaus Welle, ex segretario generale del Parlamento Ue e leader autorevole dentro la Cdu che avverte Meloni: “Rinunciare alla fiamma potrebbe non bastare a convincere la nostra base sull’addio alle ambiguità storiche, serve una scelta più coraggiosa, sostituirsi ad Angela Merkel significa accettare la coalizione Ursula, anche con il Pse”. A confermare che è la Germania il terreno più delicato del tentativo di Meloni di costruirsi una grande coalizione europea, c’è uno studio realizzato da “Volocom technology” sui mezzi di informazione tedesca che, dall’inizio dell’anno ad oggi, hanno dedicato una copertura significativa alla premier — 273 articoli — ma per il 71 per cento di tono negativo o molto negativo, quasi sempre a causa della percezione che l’opinione pubblica in Germania ha di Fratelli d’Italia a causa delle posizioni espresse contro l’asse franco-tedesco, sui migranti stranieri e sulle proprie radici politiche nel neofascismo. I deputati popolari europei, al termine della missione romana, hanno espresso fiducia sulla possibilità che Meloni tolga la fiamma dal simbolo, facendo però presente che ciò dovrebbe avvenire prima dell’inizio della lunga campagna elettorale europea ovvero almeno entro le fine di quest’anno, se non prima. Quando alcuni di loro hanno chiesto ai colleghi di Fratelli d’Italia “che cosa impedisce a Giorgia Meloni di averlo già fatto”, la risposta è stata: “Resistenze interne da parte della sua base più tradizionale”. Ed in effetti, durante un recente evento privato in un’importante città del Nord, uno dei più visibili leader di Fratelli d’Italia ha rivendicato con orgoglio le radici famigliari nel fascismo, inconsapevole del fatto che attorno al tavolo c’erano cittadini di Paesi della Ue dove lo stesso termine “fascista” non viene più — da molto tempo — adoperato perché considerato un’espressione di intolleranza verso il prossimo. Ecco perché il percorso che Giorgia Meloni sta facendo lontano dai riflettori, per portare il suo partito a emanciparsi dalla fiamma dei nostalgici della Repubblica di Salò, è un tassello cruciale nella costruzione di una grande coalizione europea popolare-conservatrice che si vuole candidare a guidare la Ue. Senza spegnere la fiammella post-fascista il patto difficilmente vedrà luce.

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