Le mani di Putin sulla Georgia Commento di Anna Zafesova
Testata: La Stampa Data: 28 maggio 2023 Pagina: 17 Autore: Anna Zafesova Titolo: «Le mani di Putin sulla Georgia, si allontana il sogno europeo»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/05/2023, a pag.17 con il titolo "Le mani di Putin sulla Georgia, si allontana il sogno europeo" il commento di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
«Mi sembrano impazziti»: Vladimir Putin usa, come al solito, un linguaggio poco diplomatico quando esprime la sua sorpresa per i georgiani che hanno accolto con manifestazioni di protesta il primo aereo da Mosca che è atterrato, dopo anni, a Tbilisi. Il presidente russo si aspettava che "tutti dicessero che bello, grazie", e i cartelli "Russians go home" mostrati dalla folla hanno lasciato spiazzato lui così come i passeggeri russi che sbarcavano, imbarazzati dagli striscioni e dalle telecamere, apparentemente quasi increduli di non venire accolti con la celebre ospitalità caucasica, e di aver provocato una crisi nella politica della Georgia. L'abolizione dei visti per i georgiani diretti in Russia e la ripresa dei voli diretti è stata condannata duramente dalla presidente Salome Zurabishvili, che l'ha definita «inacettabile fino a che la Russia continua ad aggredire l'Ucraina e a occupare il nostro territorio». L'invasione dell'Ucraina ha riaperto le ferite della Georgia, attaccata nel 2008 dalla Russia in una guerra lampo che ha strappato a Tbilisi l'Abkhazia e l'Ossezia del Sud, da allora controllate militarmente da Mosca. La Georgia si trova così spaccata tra due visioni opposte, quella che attinge nella resistenza ucraina ispirazione per far pagare alla Russia il conto del suo colonialismo anche nel Caucaso, e quella che più pragmaticamente guarda al grande vicino del Nord che ama consumare frutta e vini georgiani, e trascorrere le vacanze sulle sue montagne o nelle sue spiagge. Ma i russi si scoprono non più benvenuti come ai tempi sovietici: la figlia del ministro degli Esteri russi Sergei Lavrov, Ekaterina, è stata costretta ad andarsene dopo che manifestazioni di protesta hanno circondato il resort di lusso dove era in corso la festa di matrimonio di suo cognato. Tanti altri russi invece non solo restano, ma stanno gettando radici: dopo l'invasione dell'Ucraina, la Georgia è diventata la prima destinazione di fuga, e oggi almeno 120 mila cittadini russi abitano a Tbilisi e dintorni, dove si stanno creando una piccola enclave di locali, servizi e attività culturali. Una presenza che in un Paese di appena tre milioni di abitanti non solo altera gli equilibri economici (gli affitti sono quasi raddoppiati, e molti georgiani vengono sfrattati per liberare le case per i più ricchi forestieri), ma comincia a incidere sulla politica: molti locali espongono cartelli "Qui non si parla russo", e la decisione di Putin di riaprire i collegamenti aerei – motivata dal presidente come un aiuto ai russi che "amano la natura, la cultura e la cucina georgiana" - viene vista come un gesto di colonizzazione. Zurabishvili ha usato la circostanza solenne delle celebrazioni del giorno dell'indipendenza per attaccarla: «La nostra dignità è stata venduta per qualche centinaio di milioni, se credete che la Russia ci restituirà i territori in cambio delle nostre concessioni, non ha imparato nulla dalla storia». Mentre dalla tribuna del governo di Irakly Garibashvili si levava un evidente brontolio, la presidente ha criticato l'esecutivo per «aver abbandonato la scelta europea». L'assenza delle bandiere europee ai festeggiamenti dell'indipendenza non poteva essere stata casuale, come il divieto di entrare nella centrale piazza della Libertà a due cortei di opposizione con i simboli dell'Ue. Il premier di recente è stato evasivo sull'obiettivo di diventare un Paese-candidato, ricordando la posizione geografica «difficile» della Georgia e aggiungendo «abbiamo avuto abbastanza guerre», un'allusione piuttosto esplicita al rischio di una ritorsione del Cremlino. Il sostegno all'adesione all'Ue ha raggiunto il massimo storico, l'83%, ma il governo del partito Sogno georgiano – che conta tra i suoi leader diversi personaggi che con la politica di Putin condividono la diffidenza verso la democrazia liberale e l'esaltazione dei "valori tradizionali" – si è già scontrato sia con Bruxelles che con i propri elettori sull'adesione agli standard europei: soltanto tre mesi fa Tbilisi è scesa in piazza con le bandiere Ue contro una legge sugli "agenti stranieri" simile a quella che ha silenziato il dissenso in Russia. Il governo ha fatto marcia indietro, ma continua a guardare al Cremlino: la compagnia di bandiera Georgian Airways ha già istituito voli verso le città europee (tra cui Milano) con scalo a Mosca, che permetteranno ai russi ricchi di tornare a viaggiare nonostante le sanzioni, e agli amici e parenti della diaspora russa a Tbilisi (e di quella georgiana in Russia) di ripristinare i contatti, e gli affari. Di cui il premier Garibashvili ribadisce l'importanza: «Aderire alle sanzioni ucciderebbe la nostra economia», ha ricordato, accusando anche l'Occidente di non aver reagito con sanzioni a suo tempo all'invasione russa della Georgia.
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