Riportiamo un articolo di Angelo Pezzana pubblicato su Libero giovedì 8 maggio 2003.
Buon Compleanno Israele, non ne sono passati poi tanti di anni da quel maggio del 1948 quando David Ben Gurion proclamò il libero e indipendente stato d'Israele. Sono stati cinquantacinque anni di straordinaria libertà per un popolo costretto da duemila anni a vivere perseguitato, oppresso, sterminato. Duemila anni vissuti celebrando ogni anno la cena di Pasqua ricordando "l'anno prossimo a Gerusalemme", una promessa che grazie ai vincoli fortissimi che hanno segnato terra d'Israele e popolo ebraico è finalmente diventata una realtà. In quella terra dimenticata persino dal suo antico padrone, l'impero ottomano, gli ebrei hanno portato il dono più prezioso, la democrazia. E questo il mondo arabo non l'ha mai perdonato. Ha scatenato cinque guerre per distruggere Israele, senza riuscirci, ma togliendo la vita a ventiduemila giovani soldati ebrei morti per difendere l'indipendenza del loro stato. Una perdita immensa per uno stato che ha appena sei milioni di abitanti. E che fin dalla sua costituzione ha sempre cercato la pace ricevendo in cambio morte e terrore. I palestinesi sanno benissimo che Israele non ha alcun interesse ad occupare i loro territori. Ma vuole in cambio sicurezza e la cessazione del terrorismo. Finora non l'ha ottenuto. Ma quella democrazia, che americani e inglesi hanno così ben onorato liberando l'Iraq da Saddam Hussein, lascerà il segno anche fra Israele e i suoi vicini. Arafat deve fare i conti con Abu Mazen e prima o poi anche l'Europa dovrà rendersi conto che la strada della pace non passa più dalle parti del rais. Andarlo a riverire, così come ancora oggi fanno in troppi, non farà altro che prolungare le sciagure che Arafat ha inflitto al proprio popolo. Ma la pace, presto o tardi, arriverà anche fra israeliani e palestinesi. Arriverà malgrado l'odio antiebraico che sembra non avere mai fine nella colta e civilissima Europa. Sinagoghe bruciate in Francia, cimiteri dissacrati ovunque, aggressioni fisiche, sono un campanello d'allarme che sarebbe colpevole ignorare. La propaganda filopalestinese, seminando sul fertile terreno dell'antisemitismo cattocomunista e pacifista, è sotto gli occhi di tutti. Fino ai due episodi dell'altro giorno, estremamente gravi anche se di diversa portata. Le "lezione" di Ernst Nolte al senato, dove lo storico tedesco ha equiparato lo stato d'Israele al Terzo Reich è peggio che scandalosa. E' l'estremo oltraggio portato ai milioni di ebrei sterminati da quella Germania alla quale lo stesso Nolte appartiene. Trovare vergognose le sue parole non ha nulla a che vedere con la libertà d'espressione. Nolte è libero di interpretare la storia come meglio crede. Farlo davanti al senato della repubblica italiana è altra cosa. E il pilota Alitalia che arrivando all'aeroporto di Tel Aviv ha annunciato "Benvenuti in Palestina" ? Lo si considererà un birichino meritevole al massimo di un rimprovero o il suo gesto verrà considerato per quello che è, una volgare propaganda politica fatta oltre a tutto in Israele nel giorno del ricordo quando si commemorano i caduti di tutte le guerre ? Cancellare, anche verbalmente, Israele dalla vita e dalla carne dei passeggeri espropriati del loro stesso stato è l'ennesima dimostrazione dell'odio e dell'ostilità che l'antisemitismo, mascherato da antisionismo, ha prodotto. Alcuni giorni fa Ariel Sharon, nel ricordare il sessantesimo anniversario della rivolta del ghetto di Varsavia, ha celebrato gli eroi che seppero lottare contro i nemici nazisti. La sicurezza del popolo ebraico, ha detto, non dovrà mai più essere messa nelle mani degli altri," noi cerchiamo la pace con tutte le nostre forze, ma abbiamo imparato la lezione. Non è con la debolezza e con il cuore tenero che noi avemo sicurezza e pace, ma piuttosto con la forza, il coraggio e la volontà di guardare a ciò che è più prezioso e vitale per il nostro futuro. Il popolo ebraico è risalito dall'abisso della Shoah profondamente ferito, ma respirando ancora. Mai più gli ebrei saranno senza difesa, abbandonati,dispersi". In un mondo politicamente corretto, dove prima di esprimere opinioni su Israele è buona abitudine prendere le distanze da Sharon, è con le sue parole che invece noi vogliamo chiudere il nostro augurio. Buon compleanno Israele, qualcuno brucerà ancora la tua bandiera, ma tu sai che quella stella di Davide azzurra che ti accompagna da millenni è un simbolo di speranza. Siamo in tanti con te a saperlo e condividerlo.