Una 'Iron Dome' per Kiev Analisi di Gianluca Di Feo
Testata: La Repubblica Data: 24 maggio 2023 Pagina: 15 Autore: Gianluca Di Feo Titolo: «Alle porte di Roma dove si costruisce la “cupola d’acciaio” per i cieli di Kiev»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 24/05/2023, a pag. 15, con il titolo "Alle porte di Roma dove si costruisce la “cupola d’acciaio” per i cieli di Kiev" l'analisi di Gianluca Di Feo.
Gianluca Di Feo
Il futuro dell’Ucraina dipende anche da una fabbrica confusa nel dedalo della periferia orientale di Roma, tra capannoni industriali e villotte condonate. Lì dentro, nell’impianto circondato da un duplice reticolato e sorvegliato da una selva di telecamere, stanno venendo costruite le batterie contraeree più avanzate, le prime in assoluto realizzate per le esigenze di Kiev: non avanzi degli eserciti occidentali o mezzi di seconda scelta, ma complessi di ultima generazione con una fama di invincibilità. Il Qatar, ad esempio, gli ha affidato la sicurezza dei Mondiali di calcio: creano una cupola protettiva contro qualsiasi ordigno – missili, droni, razzi – con risultati simili a quelli dell’Iron Dome israeliano. Questi sistemi difensivi chiamati Skynex sono l’ultimo capitolo di una storia cominciata nel 1952 che è tutta italiana, nonostante i nomi delle aziende suonino stranieri - prima Contraves, poi dal 1993 Rheinmetall Italia -, uomini e brevetti sono interamente nazionali. Qui negli anni Settanta è stato concepito il “Guardiano del cielo”, Skyguard, esportato in decine di Paesi: un radar mobile, con una centrale chiusa in un container blindato che dirige mitragliere e missili terra-aria. Uno scudo modulare, che mette in rete armamenti diversi formando una barriera. Proprio quello che serve oggi all’Ucraina, che con 90 milioni di finanziamenti tedeschi, ha ordinato il nuovissimo Skynex, miniaturizzato e potenziato dall’intelligenza artificiale: il cervello digitale è chiuso in una scatola di 60 per 90 centimetri. Ed è stato progettato a Roma. Nel comando mobile di Skynex c’è un misto di tecnologia e robustezza, perché deve stare nel mezzo del campo di battaglia. Il radar 3D può essere montato sul tetto della cabina corazzata, dove tre uomini vegliano affiancati davanti ad altrettanti schermi su cui appare il classico cerchio luminoso, come quelli dei film. Il bersaglio viene avvistato a 40 chilometri di distanza e il display è touch. Toccando con un dito la traccia subito l’AI la identifica: aereo, drone, elicottero, cruise. Il computer può gestire l’intercettazione da solo, mostrando cosa intende fare: quanti colpi o quanti missili servono per fermare l’incursione. Poi all’uomo resta solo da spingere il tasto rosso con la scritta “Fire”. Ma ci sono situazioni, soprattutto sul fronte ucraino, in cui è necessario controllare direttamente la risposta: ad esempio per contrastare gli impulsi usati dai russi per accecare iradar. Skynex può replicare alle contromisure con i suoi disturbatori, detti “jammer”: basta digitare cinque volte sul display per vincere il duello di frequenze e abbattere il primo obiettivo. Kiev ha scelto di unire a ogni centrale radar quattro cannoni da 35 millimetri, con torrette simili a quelle di Guerre Stellari, e proiettili hitech che contengono un timer, programmato nell’istante dello sparo. Ciascun colpo quando esplode scaglia 152 biglie metalliche: in due secondi la raffica crea nel cielo un muro d’acciaio composto da quasi cinquemila sfere. Il risultato è devastante: i pallettoni crivellano gli apparati di guida, fanno saltare in aria le testate e il carburante, mettono fuori uso motori e razzi. Una sola raffica può spazzare via uno sciame di droni. Il concetto è lo stesso, appunto, dell’Iron Dome israeliano: una cupola di ferro che “corre incontro” a missili e velivoli telecomandati, disintegrandoli. Con un vantaggio, fondamentale per Kiev: le munizioni costano tra i mille e i duemila euro ciascuna , con una spesa per distruggere un ordigno russo di circa 50 mila euro, mentre gli intercettori dei Patriot impiegati oggi per lo stesso compito vengono più di tre milioni. Entro pochi mesi l’Ucraina riceverà le due batterie e già i generali discutono del loro impiego: andranno a proteggere installazioni strategiche nelle città. Ma, come ha detto il premier Denys Shmygal visitando la fabbrica capitolina, probabilmente ci saranno altri ordini: l’azienda dovrebbe diventare il partner per la ricostruzione della rete di difesa aerea del Paese, sostituendo quella d’epoca sovietica. Notizie ufficiose parlano dell’interesse a raddoppiare le commesse, valutando pure l’integrazione con missili terra-aria Camm-Er di Mbda, gli stessi adottati dal nostro Esercito. I dirigenti di Rheinmetall Italia non commentano. L’amministratore delegato Alessandro Ercolani ci tiene solo a specificare che si tratta di sistemi progettati nel nostro Paese, con un investimento di oltre cento milioni in ricerca e sviluppo: armi – sottolinea – che hanno finalità difensive e contribuiranno a salvare molte vite.
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