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Il Foglio Rassegna Stampa
23.05.2023 Oggi Roth sarebbe censurato
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 23 maggio 2023
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Oggi Roth sarebbe censurato»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 23/05/2023, a pag. 1, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo “Oggi Roth sarebbe censurato”.

Informazione Corretta
Giulio Meotti

Philip Roth (1933-2018) - Moked
Philip Roth

Roma. “La libertà di pubblicare, la libertà di leggere, la libertà di scrivere ciò che si vuole, di poter scegliere ciò che si vuole leggere e non averlo deciso dall’esterno, la libertà di pubblicare libri che dovrebbero essere pubblicati e che talvolta sono difficili da pubblicare a causa della pressione di questo o quel gruppo, non è mai stata così minacciata come oggi in occidente”. Così Salman Rushdie in un video consegnato ai British Book Awards. E se c’è un editore che può confermarlo è Oliver Gallmeister, che porta la letteratura americana in Francia, editore specializzato in romanzi dagli Stati Uniti. “Da quasi due anni ho difficoltà a trovare libri interessanti”, dice Gallmeister al Figaro in una inchiesta dal titolo “I nuovi diktat culturali”. Gallmeister è appena andato a New York per scoprire se era lui a non trovare buoni romanzi o se il problema era altrove. E i capi della Penguin Random House, la più grande casa editrice degli Stati Uniti che controlla il 40 per cento dell’editoria americana, gli hanno confermato che la narrativa negli Stati Uniti è in difficoltà. “Ho la sensazione che si stia scavando la fossa anche se ha un programma”, dice Gallmeister. “Negli ultimi anni c’è stato un chiaro desiderio di fare pubblicazioni sull’identità. Dobbiamo dare rilevanza a ciò che gli editori chiamano ‘minoranze visibili’. Come fanno a Hollywood”. Gallmeister ha appena ricevuto una newsletter da Goodreads (di proprietà di Amazon). “Parlano di autori neri, ispanici o asiatici, autori lgbtq+, eccetera. Negli Stati Uniti è ormai il principale criterio di selezione per presentare libri a potenziali acquirenti in tutto il mondo”. Un romanzo che racconta la storia di un cowboy che si innamora di un guerriero indiano. Un soldato confederato che si innamora di uno schiavo. “Forse il libro è di buona qualità, ma è improbabile. La cosa triste è vedere scrittori di talento cadere nella trappola delle buone intenzioni e volere iniziare a spuntare caselle di identità. Faccio fatica a trovare libri scritti in libertà: ricevo sempre manoscritti, ma pochi mi fanno venire voglia di leggerli perché non cedo al politicamente corretto. Non ho bisogno di un libro per farmi spiegare che la guerra è male, il razzismo è male, l’omofobia è male e il cancro tristezza: non mi interessa”. Lo scrittore francese Timothée de Fombelle è l’autore di “Alma”, un romanzo uscito in Francia per Gallimard. Centinaia di migliaia di bambini in tutto il mondo hanno letto i suoi libri. De Fombelle ha scritto alcune delle opere più belle della letteratura francese per l’infanzia. Primo volume di una saga in tre volumi, “Alma” racconta la storia di una ragazza africana durante il periodo della schiavitù e ne evoca la lotta per l’abolizione. Ma il successo francese non sarà bissato in lingua inglese. Perché a differenza di tutti i suoi lavori precedenti, questo di De Fombelle non è pubblicato in Inghilterra o negli Stati Uniti. Sarà anche un grande scrittore, ma De Fombelle è bianco e in quanto tale non può affrontare il tema della schiavitù. “Da Walker Books, il mio editore inglese che ha una filiale negli Stati Uniti, sono stato avvertito dall’inizio”, ha raccontato lo scrittore. “Un argomento affascinante, ma troppo delicato, mi è stato detto, quando si è bianchi…”. Ora diversi autori americani che pubblicano in Francia non sono più pubblicati negli Stati Uniti: è il caso, ad esempio, di David Vann, Pete Fromm o Benjamin Whitmer. “‘My Absolute Darling’ di Gabriel Tallent non uscirebbe oggi”, continua Gallmeister. “Se il libro è andato molto bene in America, è perché è stato pubblicato sei mesi prima del #MeToo”. A un famoso agente di New York, di cui Gallmeister non fa il nome e che ha avuto a che fare con scrittori celebri nel genere del thriller, è stato detto da un editore americano: “Non vogliamo uomini bianchi, trovaci donne ispaniche o nere”. Una leggenda dell’editoria è stata criticata dal suo distributore per non avere abbastanza minoranze in catalogo. “Quando questo grande autore che è Lance Weller ha scritto un magnifico libro su uno schiavo fuggiasco, ‘The Coffin of Job’, nessun editore americano ha voluto pubblicarlo”. La ragione? Un uomo bianco che scrive di una donna di colore ora si chiama “appropriazione culturale”. Gallmeister ha avuto problemi con il romanzone di Margaret Mitchell, “Via col vento”. Aveva deciso una nuova traduzione perché quella di Gallimard gli sembrava superata. Ha impiegato due anni. Il libro è stato pubblicato cinque giorni dopo l’assassinio di George Floyd. E da lì, la stampa lo ha contattato. “Come osi pubblicare un libro così, che cinismo!”. Le librerie hanno cancellato gli ordini. “E’ un libro importante, un capolavoro assoluto. Ma sì, ci sono passaggi razzisti. E nella nostra traduzione abbiamo preferito non annacquarli. Benjamin Whitmer, scrittore meraviglioso, non esce più nel suo paese perché criticato per il linguaggio eccessivamente volgare dei suoi personaggi”. E conclude: “Charles Bukowski oggi non verrebbe più pubblicato in America. Nemmeno Philip Roth. E per i giovani autori è finita”.

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