Gli incursori di Kiev sconfinano in Russia: “Liberato un villaggio” Cronaca di Rosalba Castelletti
Testata: La Repubblica Data: 23 maggio 2023 Pagina: 12 Autore: Rosalba Castelletti Titolo: «Gli incursori di Kiev sconfinano in Russia: “Liberato un villaggio”»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 23/05/2023, a pag.12, la cronaca di Rosalba Castelletti dal titolo "Gli incursori di Kiev sconfinano in Russia: “Liberato un villaggio” ".
Rosalba Castelletti
Gli abitanti della regione russa di Belgorod, al confine con l’Ucraina, erano abituati da tempo al rimbombo degli spari di artiglieria o dei sistemi di difesa antiaerea, ma non avevano ancora visto elicotteri militari russi aprire il fuoco a bassa quota o carri armati “nemici” scorrazzare per le strade locali. Fino a ieri quando uomini armati hanno assaltato a bordo di veicoli corazzati con insegne ucraine diversi villaggi russi al confine penetrando per 8 chilometri da Kozinka a Glotovo e Gora- Potol fino a Grajvoron e Zamoste. «Sabotatori delle forze armate ucraine », li ha chiamati il governatore Vjacheslav Gladkov su Telegram incolpandoli del ferimento di otto persone, danneggiamento di vari edifici e incendio di una scuola materna. Nella regione di Belgorod, ha aggiunto Gladkov, è stato introdotto — per la prima volta dall’inizio dell’offensiva russa in Ucraina — un «regime legale di zona di operazione antiterrorismo » che conferisce maggiori poteri alle autorità come la possibilità di effettuare operazioni armate, controllare i civili o evacuare la popolazione. Che del resto sta fuggendo. Anche il presidente russo Vladimir Putin è stato informato dell’incursione, ha fatto sapere il portavoce Dmitrij Peskov definendo l’attacco un tentativo di «distogliere l’attenzione» dalla presa di Bakhmut annunciata sabato da Mosca. A rivendicare l’incursione sono stati il Corpo dei Volontari Russi e la Legione Libertà alla Russia, due gruppi di sedicenti “partigiani russi” che combattono al fianco delle forze armate di Kiev, riconosciuti entrambi da Mosca come “organizzazioni terroristiche”. Secondo l’ex deputato russo transfuga a Kiev dal 2019, Ilja Ponomariov, si tratterebbe della loro prima «operazione congiunta» dopo il patto stretto la scorsa estate con l’Esercito Repubblicano Nazionale, responsabile dell’attentato alle porte di Mosca in cui lo scorso settembre perse la vita Daria Dugina, figlia del filosofo nazionalista Aleksandr Dugin. Il Corpo dei Volontari Russi lo scorso marzo aveva già rivendicato la responsabilità di un raid simile nella regione di Brjansk. «Siamo russi come voi. Vogliamo che i nostri figli crescano in pace e siano liberi», ha detto il portavoce della Legione in un video-messaggio diffuso su Telegram rivendicando di aver «completamente liberato » il minuscolo insediamento di Kozinka. L’uomo, che si fa chiamare Tsezar, Cesare, era stato identificato come un ex neonazi russo passato dalla parte ucraina nel 2014. «La Russia sarà libera!», ha promesso. Gli osservatori dubitano però cheil reale obiettivo dell’incursione fosse davvero occupare il territorio russo. «Probabilmente la Legione Libertà alla Russia non esiste, eccetto come progetto speciale dell’intelligence militare ucraina», ha commentato Sergej Radchenko, storico statunitense della Scuola di Studi internazionali avanzati (Sais) della Johns Hopkins University. «Il probabile obiettivo è creare incertezza e panico nelle regioni di frontiera o distrarre l’attenzione da operazioni altrove. Dubito che Kiev abbia mire più ambiziose, altrimenti valicherebbe le linee russe occidentali. Il probabile effetto sarà alimentare la narrazione della propaganda russa sulla guerra come esistenziale». Benché Kiev abbia negato come sempre un coinvolgimento diretto nell’attacco, Andriy Yusov, portavoce dell’intelligence militare ucraina, ha in parte confermato al quotidiano Obozrevatel l’ipotesi di Radchenko: il governo — ha detto — sapeva che «volontari russi» che combattono per Kiev stessero conducendo un’operazione per creare una «zona cuscinetto per proteggere i civili ucraini». Su Telegram abbandonano i filmati. In uno si vedono combattenti in uniforme alla guida di un blindato con insegne ucraine, in un altro il corpo senza vita di una guardia di frontiera tra faldoni e passaporti sparsi in un ufficio dov’è appeso il ritratto di Putin. Impossibile verificarne l’autenticità. L’incursione non è stata che l’ultima di una serie di sabotaggi, attentati e attacchi di droni sul territorio russo che non fanno che mettere in luce la permeabilità delle difese di Mosca. Il capo di Wagner Evgenij Prigozhin ne ha approfittato per attaccare ancora una volta lo Stato maggiore: «Dov’era?», ha chiesto.
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