Testata: La Repubblica Data: 21 maggio 2023 Pagina: 12 Autore: Paolo Mastrolilli Titolo: «Il G7 abbraccia Zelensky e ammonisce Pechino su economia e guerra. L’ira di Xi: “Diffamate”»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 21/05/2023, a pag. 12, con il titolo "Il G7 abbraccia Zelensky e ammonisce Pechino su economia e guerra. L’ira di Xi: “Diffamate” " la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli
Volodymyr Zelensky
HIROSHIMA — Rischia davvero di restare col cerino in mano dell’isolamento internazionale, la Cina, dopo il raid a sorpresa del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al G7 di Hiroshima. Perché già Usa e Giappone avevano concepito questo vertice come una risposta all’espansionismo di Pechino, ma ora la due giorni del leader di Kiev con incontri che vanno dall’India al Brasile, seguita alla visita dalla Lega Araba e al dialogo col Vaticano, minaccia l’intero progetto di Xi Jinping di aizzare il Sud del mondo contro le democrazie occidentali. E tutto per l’ostinazione a non usare la sua influenza allo scopo di convincere l’alleato Vladimir Putin che è arrivato il momento di rinunciare alle illusioni imperialistiche e rassegnarsi a una soluzione diplomatica della sua invasione. Fin dal principio la giornata di ieri doveva servire a costruire un fronte unito del G7 contro le mire cinesi di supremazia globale, incluso l’implicito messaggio all’Italia affinché smetta di essere l’unico membro che flirta con la nuova Via della Seta. Il comunicato finale è infatti senza precedenti, nella fermezza con cui punta il dito contro Pechino. Dice che i sette grandi vogliono «costruire relazioni costruttive e stabili con la Cina», maavverte: «Esprimeremo direttamente le nostre preoccupazioni e agiremo nel nostro interesse nazionale». Dicono che non vogliono ildecoupling, ossia la cessazione degli scambi con la Repubblica popolare, ma ilderisking, per «ridurre le dipendenze eccessive nella nostra catena di approvvigionamento critica». Minacciano di rispondere «alle sfide poste dalle politiche e pratiche cinesi non di mercato, che distorcono l’economia globale», e alle attività «maligne, come i trasferimenti illegittimi di tecnologia e dati». Promettono di aiutare la resistenza contro la «coercizione economica», che vuol dire proprio denunciare gli effetti nefasti della Via della Seta, a partire dalle “trappole del debito” in cui potrebbe cadere anche l’Italia, se non cancellasse la sua adesione entro fine anno. I G7 denunciano di essere «seriamente preoccupati per la situazione nei Mari cinesi meridionale ed orientale», e contrari a «qualunque tentativo unilaterale di cambiare lo status quo con la forza o la coercizione», mentre riaffermano «l’importanza della pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan». Poi promettono di continuare ad alzare la voce contro le violazioni dei diritti umani nel Tibet e lo Xinjiang, e sollecitano la Repubblicapopolare a «fare pressioni sulla Russia per mettere fine alla sua aggressione militare e ritirare immediatamente, completamente e senza condizioni le sue truppe dall’Ucraina». Pechino ha già risposto che «il G7 ci diffama e interferisce nei nostri affari interni», sottovalutando la sua determinazione a fare come crede con Taiwan, ma è chiaro che un respingimento così duro ediretto non se l’aspettava. A questo poi si è aggiunta la visita di Zelensky, che complica la posizione di Xi, perché nelle parole di un alto funzionario della Casa Bianca «dimostra come la comunità internazionale sia unita a difesa di Kiev». Il leader ucraino viene da una missione con cui ha sensibilizzato i Paesi arabi alla causa del suo Paese, e ieri a Hiroshima ha avuto una serie di bilaterali che preoccupano Pechino, a cominciare da quello con il leader indiano Narendra Modi che ha difeso l’integrità territoriale e promesso «impegno per la pace». Oggi Zelensky parteciperà alla riunione dedicata a Kiev dal G7, dove l’effetto unificante provocato dall’aggressione di Putin si misura anche con la decisione di fornire gli F-16, e la scelta di Paesi come l’Italia di aiutare questo programma. Poi però si terrà una sessione allargata a tutte le nazioni ospiti a Hiroshima, dopo che già ieri sera il Quad formato da Usa, Giappone, India e Australia ha confermato la propria coesione. Di questo passo Xi mette a rischio il progetto egemonico delle autocrazie, che si basava proprio sull’idea di fomentare il Sud del mondo contro le democrazie occidentali e liberali. Il suo amico Putin lo sta sacrificando sull’altare della propria scellerata invasione, che semina dubbi su dove risieda il vero imperialismo violatore dei diritti altrui. Perciò la Casa Bianca ha gioco facile a sfidare la Cina, dicendo che «certamente può avere un ruolo positivo per la pace», se capisce che continuando a difendere la guerra voluta dalla Russia danneggia i propri interessi.
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante